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Curiosity Killed the Cat

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Curiosity Killed the Cat

12 - 18 dicembre 2020

Rubrica di approfondimento

Hermann Hesse non è certo un autore che ha bisogno di presentazioni: classe 1877, è uno degli scrittori del nostro secolo più letti in assoluto, padre di romanzi cult come Siddharta e Narciso e Boccadoro. Nacque in Germania e ricevette un’educazione severa e repressiva che critica molto nei suoi scritti. Unica valvola di sfogo durante la sua infanzia fu la biblioteca del nonno, ex missionario in India, tramite la quale Hermann poté portare avanti una formazione extrascolastica di livello e approfondire le sue conoscenze sull’Oriente. Il piccolo Hermann diede molte preoccupazioni alla madre, poiché già da bambino mostrò, unita a una certa caparbia, un'intelligenza fuori dal comune, della quale la donna era preoccupata che il piccolo facesse un cattivo uso, non mettendola al servizio di Dio. Preoccupazione che risultò poi decisamente fondata, data la turbolenta vita di Hermann, fatta di crisi nervose, fughe, un tentativo di suicidio ed un rapporto burrascoso con la religione. Tuttavia non siamo qui per raccontarvi la biografia di questo intellettuale, ma per delineare un suo tratto distintivo, o meglio, uno tra i tanti: la sua passione smisurata per le farfalle. Non dobbiamo pensare a questa passione come a un evento circoscritto, ma immaginarla come qualcosa che pervade tutta l’opera di Hesse, lasciando tracce sparse lungo tutta la sua produzione letteraria. Mondadori ha edito un volume intitolato Frammenti del creato. Riflessioni, racconti, poesie sulle farfalle, in cui viene ricostruito questo sentiero, attraverso una selezione di testi su queste creature estratti dai suo testi, partendo dai primi scritti fino agli ultimi diari (1955). Dall’unione di questi frammenti deriva un vero e proprio romanzo-ricerca, in cui si parla delle farfalle nelle culture orientali, del significato dei vari nomi che le farfalle assumono nella lingua tedesca, e di molto altro ancora. Sappiamo che Hesse raccoglieva farfalle sin da bambino; in una lettera del 1926 scriveva: «Ho sempre avuto un interesse per le farfalle e altre fugaci e caduche meraviglie, mentre non mi sono mai riuscite relazioni durature, solide e, per cosí dire, sicure». La passione dello scrittore emerge anche dai racconti dei suoi viaggi, ad esempio nelle pagine riguardanti il suo viaggio in India del 1911, dove non manca di dedicare attenzione alle farfalle locali:

«Fu a Penang che per la prima volta vidi in volo, vive, delle farfalle tropicali, a Kuala Lumpur per la prima volta ne catturai alcune e a Sumatra vissi un breve periodo, molto bello, sul Batang Hari, dove di notte sentivo rumoreggiare sulla giungla temporali selvaggi e di giorno scorgevo nelle radure della foresta librarsi le farfalle sconosciute, con il loro incredibile oro e verde, con i loro colori da pietre preziose».

Egli conferisce a queste creature leggere ed effimere un valore altamente simbolico e le descrive in modo profondo e altisonante. Chiudiamo questa curiosità con le parole dell’autore che ci sembra non possano essere sostituite da nient’altro:

«La farfalla, è un qualcosa di particolare, non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l'ultima, piú elevata, piú festosa e insieme vitalmente importante essenza di un animale [...] La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare, vive solamente per amare e concepire, e per questo è avvolta in un abito mirabile, con ali che sono molte volte piú grandi del suo corpo ed esprimono, nel taglio come nei colori, nelle scaglie e nella peluria, in un linguaggio estremamente vario e raffinato, il mistero del suo esistere, solo per vivere piú intensamente, per attirare con piú magia e seduzione l'altro sesso, per incamminarsi piú splendente verso la festa della procreazione. Tale significato della farfalla e della sua magnificenza è stato avvertito in tutti i tempi e da tutti i popoli, è una rivelazione semplice ed evidente. E ancora piú è divenuta, da festoso amante e splendente metamorfo, un emblema sia dell'effimero come di ciò che dura in eterno, e già in tempi antichi fu per l'uomo paragone e simbolo».

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