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Curiosity Killed the Cat

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Curiosity Killed the Cat

21 - 27 novembre 2020

Rubrica di approfondimento

Il personaggio di cui parliamo oggi, vissuto tra il 281/277 e il 208 /204  a.C., fu uno dei primi maestri di una scuola filosofica nata proprio in quegli anni: lo stoicismo. La scuola fu fondata nel 300 a.C. da Zenone, il quale teneva le sue lezioni presso il Portico Dipinto di Atene, chiamato in greco στοὰ ποικίλη, da cui deriva il nome della dottrina. A Zenone seguì come maestro Cleante di Asso e successivamente proprio il nostro protagonista: Crisippo di Soli (città della costa sud-orientale dell’attuale Turchia). Di lui si dice che “se non ci fosse stato, non ci sarebbe stata la Stoà”: dopo il periodo di crisi attraversato dalla scuola sotto la direzione di Cleante, Crisippo realizzò un importante lavoro di trascrizione e sistematizzazione dell'opera di Zenone. Possiamo quindi immaginare il peso che ebbe la sua produzione all’interno della scuola, per la quale lui è considerato una sorta di secondo fondatore. La sua visione filosofica, come la visione stoica in generale, è molto legata alle tematiche della morale. L’ellenismo fu infatti un periodo in cui, a causa della generale atmosfera di incertezza dovuta al dissolvimento dell’impero di Alessandro Magno, la filosofia si trovò a rispondere al compito di guida della vita, bussola nel viaggio verso la felicità di ogni essere umano. Per Crisippo la felicità, fine unico della vita umana, può essere raggiunta solo avendo una vita virtuosa, il che coincide fondamentalmente con il vivere secondo natura e quindi, nel caso dell’uomo, vivere secondo ragione. Questo conduce il filosofo a condannare le passioni come vere e proprie patologie dell’anima, dalle quali occorre guarire e difendersi, in quanto ci allontanano dalla nostra vera guida, la razionalità. Per descrivere l’effetto che le passioni hanno su di noi Crisippo usa la metafora della corsa:

Mentre chi cammina controlla il movimento delle gambe, tanto che può decidere all'improvviso di fermarsi, chi corre non può deciderlo all'improvviso, perché il movimento delle gambe è troppo veloce e lo trascina via. Qualcosa di simile avviene per gli istinti: quando oltrepassano la simmetria razionale, ha luogo la smodatezza e quindi la passione.

Ma arriviamo infine al divertente aneddoto che ha ispirato la curiosità di oggi: l'episodio riguarda la morte di questo straordinario pensatore, che ha fatto della razionalità la stella polare della sua condotta, ed è legato al gesto forse più irrazionale, sovversivo e anarchico che si possa pensare: la risata.

Diogene Laerzio racconta infatti una storia nota al tempo: Crisippo avrebbe dato del vino al suo asino e poi sarebbe letteralmente morto dal ridere, mentre guardava il povero animale che cercava di mangiare dei fichi.

Narrano alcuni ch’egli morì per riso prolungato; poichè avendogli un asino mangiato dei fichi, ed avendo detto alla vecchia di dare all'asino da ingollare del vino puro, smascellandosi dalle risa, morì.

(da Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VII, 185)

Insomma, l’ora fatale giunge spesso in modo inaspettato, anche per i grandi protagonisti del pensiero, e questa volta in modo un po’ ironico, quasi come a volerci ricordare che, anche nel tentativo più supremo di reprimere la nostra istintualità, la vita poi riemerge sempre per prendersi l’ultima parola, o in questo caso, l’ultima risata.

Au questo argomento sono disponibili nel polo di Biblioteche di Roma:

  1. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, Laterza, 1976
  2. Stoici antichi. Tutti i frammenti, Bompiani, 2002
  3. Pigliucci Massimo, Come essere stoici: riscoprire la spiritualità dei classici per vivere una vita moderna, Garzanti, 2017
a cura di Giordana
Progetto Servizio Civile 'Giovani e Innovazione nelle Biblioteche'