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venerdì
8
novembre
Cabiria di Federico Fellini
8 novembre 2013
ore 19.30
Sandro Onofri - venerdì 8 novembre, h. 19:30
Cabiria è una prostituta che esercita la professione nell'area della passeggiata archeologica. Derubata e gettata in un fiume dal fidanzato Giorgio viene salvata da dei ragazzi. Momentaneamente disillusa nei confronti dell'amore affronta le colleghe con un misto di arroganza e ingenuità. Una sera, lasciata la zona abituale, si avventura in via Veneto e viene agganciata da un divo del cinema in crisi di coppia. Costretta a lasciare la sua lussuosa abitazione di nascosto, tornerà alla solita vita sperando in un miracolo che sembra improbabile.
Immediatamente successivo a Il bidone e in attesa de La dolce vita rappresenta un punto di svolta nella filmografia felliniana. Ha al suo centro un unico personaggio interpretato da una Masina magistrale (premio per la migliore attrice a Cannes). Tutti gli altri, Amedeo Nazzari compreso, sono messi al suo servizio quasi che Fellini fosse totalmente consapevole di avere sintetizzato in Cabiria gli aspetti principali di molti dei temi a lui cari all'epoca. Come la Wanda Giardino de Lo sceicco bianco crede nell'amore nonostante le lezioni che la vita le impartisce. Come Sandra in I vitelloni ha la forza di sopportare i difetti maschili e come la Gelsomina de La strada trova un senso nel sentirsi utile. Si veda in proposito l'ammirazione con cui segue l'uomo che di notte va ad aiutare i senza tetto. A differenza però di una certa astrazione propria di Gelsomina, Cabiria è una donna reale che affonda le radici in un'indagine compiuta da Fellini nel mondo delle prostitute e, molto probabilmente, nella collaborazione alla stesura dei dialoghi di Pier Paolo Pasolini. Si è parlato di Chaplin (e a proposito) in relazione alla sequenza finale del film ma andrebbe sottolineata ancora di più la capacità del regista e di Aldo Tonti alla fotografia, di rendere sempre presente ciò che sta sullo sfondo. È una Roma in cui i casermoni popolari si ergono in mezzo a un nulla che è al contempo metafora di un vuoto esistenziale che solo chi sa resistere alle offese della vita, come Cabiria, può riuscire a superare. Conservando un animo puro al di là delle apparenze.
Immediatamente successivo a Il bidone e in attesa de La dolce vita rappresenta un punto di svolta nella filmografia felliniana. Ha al suo centro un unico personaggio interpretato da una Masina magistrale (premio per la migliore attrice a Cannes). Tutti gli altri, Amedeo Nazzari compreso, sono messi al suo servizio quasi che Fellini fosse totalmente consapevole di avere sintetizzato in Cabiria gli aspetti principali di molti dei temi a lui cari all'epoca. Come la Wanda Giardino de Lo sceicco bianco crede nell'amore nonostante le lezioni che la vita le impartisce. Come Sandra in I vitelloni ha la forza di sopportare i difetti maschili e come la Gelsomina de La strada trova un senso nel sentirsi utile. Si veda in proposito l'ammirazione con cui segue l'uomo che di notte va ad aiutare i senza tetto. A differenza però di una certa astrazione propria di Gelsomina, Cabiria è una donna reale che affonda le radici in un'indagine compiuta da Fellini nel mondo delle prostitute e, molto probabilmente, nella collaborazione alla stesura dei dialoghi di Pier Paolo Pasolini. Si è parlato di Chaplin (e a proposito) in relazione alla sequenza finale del film ma andrebbe sottolineata ancora di più la capacità del regista e di Aldo Tonti alla fotografia, di rendere sempre presente ciò che sta sullo sfondo. È una Roma in cui i casermoni popolari si ergono in mezzo a un nulla che è al contempo metafora di un vuoto esistenziale che solo chi sa resistere alle offese della vita, come Cabiria, può riuscire a superare. Conservando un animo puro al di là delle apparenze.
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