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Il futuro non è più quello di una volta
La rubrica del lunedì
Care amiche e cari amici, buongiorno e buon inizio settimana!
In questi mesi abbiamo imparato a servirci della “buona fantascienza” come una bussola per orientarci nella realtà contemporanea. Mentre ci avventuravamo assorti nei meandri di scenari fantastici e futuribili, ci siamo chiesti: la fantascienza ha una sua intrinseca valenza politica? È ideologica? Ed ancora, in modo più esplicito: è una narrazione evasiva o sovversiva?
La domanda non è né provocatoria né tanto meno banale se si pensa che, nel corso degli anni, ha animato un acceso dibattito tra gli scrittori e i sostenitori di questo genere letterario.
Per farci un idea e provare ad elaborare una nostra risposta, pur sapendo di avventurarci su un terreno pericolosissimo, abbiamo pensato di intraprendere un nuovo viaggio lungo i sentieri della science fiction, per incontrare alcuni autori ed alcune opere che possano illuminarci a tal proposito.
Iniziamo da un grande classico della cosiddetta social science fiction: I mercanti dello spazio scritto da Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth nel 1952.
Il titolo sembra alludere a un romanzetto e invece già nel 1952 c’era quasi tutto quello che serve per sapere chi è «il nemico interno», cioè pubblicità e multinazionali.
Nel 1952, quando esce questo romanzo, negli Stati Uniti è in corso la più feroce e ottusa persecuzione intellettuale, nota genericamente come maccartismo, e la fantascienza è l’unica forma culturale che attacca direttamente il capitalismo, il consumismo, la pubblicità, l’autoritarismo e il perbenismo.
A Frederick Pohl e Cyril M. Kornbluth va riconosciuto il primato di aver intuito la rotta che stava seguendo la società dei consumi e, in particolare, quella americana.
I due autori mettono a nudo, con sagace verve satirica, le nefande aberrazioni del capitalismo avanzato, ponendo l'accento sull'annullamento dell'essere umano. Nel mondo che Pohl e Kornbluth hanno dipinto siamo tutti consumatori, schiavi di bisogni creati da multinazionali senza scrupoli. Ne emerge un ritratto dell'America in cui la morale dell'uomo è al servizio della merce, dove anche i poveri sono indotti a consumare.
La forza del libro sta senza dubbio nella sua incalzante vivacità di ritmo e di ripetuti colpi di scena; ma più ancora nell'aver evitato le facili prediche, le invettive, i vacui moralismi. Pohl e Kornbluth, è questa la loro geniale intuizione satirica, non gridano "al lupo!", ma cedono la parola al lupo stesso, cioè a Mitchell Courtenay, alto funzionario di un'onnipotente agenzia pubblicitaria, contentissimo di sé, del suo lavoro, della sua vita, perfettamente integrato nel "sistema". E stanno a vedere quello che gli succede...
Detto ciò non aggiungiamo altro, vi auguriamo una buona lettura e vi diamo appuntamento a lunedì prossimo.
Per leggere le rubriche delle settimane precedenti, clicca in basso:
- Erewhon di Samuel Butler
- Trentasette Centigradi di Lino Aldani
- Abissi d’acciaio di Isaac Asimov
- Questo giorno perfetto di Ira Levin
- Solo il mimo canta al limitar del bosco di Walter Tevis
- Marcia di santi di Isaac Asimov
- Diradamento selettivo di Isaac Asimov
- Crumiro di Isaac Asimov
- Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick
- Odissea nel tempo di Arthur C. Clarke e Stephen Baxter
- Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
- Dunque, dove eravamo rimasti?
- Il sole nudo di Isaac Asimov
- 1984 di George Orwell
- Epidemie della fantascienza. Opere Varie