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Il futuro non è più quello di una volta
La rubrica del lunedì
Care amiche e cari amici, buongiorno e buon inizio settimana!
In questi tempi di incertezza, dopo il lungo e difficilissimo periodo di lockdown, probabilmente in molti si staranno chiedendo come sarà il mondo, una volta conclusa la fase acuta della pandemia. Gli esperti formulano scenari più o meno plausibili di ripartenze e ricadute. La fantascienza, però, qualcosa l’ha già raccontato.
Di fronte alla terribile realtà della perdita di vite umane, la mancanza del mondo esterno ed il non aver potuto godere l'arrivo della primavera sicuramente sono cose passate in secondo piano, ma non sappiamo come reagiremo nel lungo termine, quando saremo liberi di riprendere la vita di prima.
Nel romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, scritto da Philip K. Dick nel 1968, l'autore ci racconta proprio come le esistenze continuano in attesa di una nuova vita.
Siamo nel 1992, la Terra è un luogo tetro, gli esseri umani la stanno abbandonando, dopo averla distrutta. Una guerra nucleare ha sterminato la vita naturale, lasciando però intatte molte città iperurbanizzate. Qui le esistenze continuano con un certo aplomb borghese, in attesa di poter lasciare il pianeta natale per una nuova vita. Privandosi della natura, l’uomo ha iniziato a idolatrarla. Gli animali, replicati in forma elettronica, sono considerati al pari di piccole divinità. Possederli è un simbolo di ricchezza, ma anche la risposta ad un bisogno di ritrovare l’armonia, perduta per sempre, col creato. Vi è un rispetto commovente per questi oggetti che dovrebbero colmare il vuoto di quanto è stato estinto. Ciò che si perde, lo si desidera, ricorda, rispetta. La nostra natura c’è ancora: anzi, si è un po’ ripresa in nostra assenza. Cosa faremo quando potremo tornare a toccarla: saremo tutti più ambientalisti? O ne abuseremo quanto prima?
Per finire alcune curiosità.
Dal romanzo, nel 1982, è stato tratto il celebre film Blade Runner di Ridley Scott.
In Italia il libro è stato pubblicato con tre differenti titoli: nella prima traduzione italiana, edita nel 1971, fu intitolato Il cacciatore di androidi; poi è stato edito con lo stesso titolo del film che ispirò, Blade Runner; infine, successivamente, fu ritradotto e ripubblicato con un titolo che vi abbiamo presentato più aderente all'originale Do Androids Dream of Electric Sheep?
Buona lettura! Noi vi diamo appuntamento a lunedì prossimo.
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