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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

7 - 13 settembre 2020

La rubrica del lunedì

Care amiche e cari amici, buongiorno e ben ritrovate e ritrovati! Dopo una breve pausa estiva, che ci auguriamo sia stata di ristoro per tutte e tutti voi, riprendiamo i nostri consueti appuntamenti del lunedì con la fantascienza. Prima di proseguire il nostro cammino, crediamo sia utile, e speriamo di vostro gradimento, riavvolgere il nostro “filo di Arianna” e ripercorrere velocemente le tappe che ci avevano condotti sino al punto in cui c'eravamo lasciati a fine luglio.

Ricordate? Era da poco terminato lo scioccante periodo di lockdown, quando abbiamo iniziato ad avventurarci lungo un sentiero di letture e riflessioni che ci hanno permesso di camminare, in punta di piedi, sul sottile crinale di mondi reali e della buona fantascienza, con continui rimandi, come in un gioco di specchi, tra presente e futuro, tra realtà ed immaginazione.

Abbiamo iniziato a muovere i nostri primi passi mettendo a fuoco il tema dell'ossessione della malattia, considerata un crimine, riscoprendo il romanzo "Erewhon" di Samuel Butler. Poi abbiamo visto come Lino Aldani, con il suo racconto Trentasette Centigradi, abbia ripreso e sviluppato questa idea, introducendoci al tema della "esculapiocrazia", una società governata dai medici e dalla medicina: laddove la casta medica detta le regole del buon vivere quotidiano. Da qui, non è stato difficile intuire, come suggeriva Isaac Asimov con il suo romanzo Abissi d’acciaio, che all'ossessione della malattia si contrappone quella per la salute e che la paura della contaminazione conduce alla agorafobia, la paura della "piazza", cioè la paura di abbandonare, anche se per poco, la casa-bunker. Ira Levin poi, con il suo romanzo "Questo giorno perfetto", ci ha suggerito che l'ossessione per la salute ad ogni costo conduce a quella per le porzioni magiche, gli elisir venduti a caro prezzo, facendo la fortuna delle grandi compagnie farmaceutiche. Proseguendo il nostro cammino, con il romanzo "Solo il mimo canta al limitar del bosco" di Walter Tevis, ci siamo soffermati a focalizzare un altro aspetto della salute “imposta”: la paura di non essere in regola con i canoni della "sanità mentale". Per ben tre volte consecutive poi ci siamo affidati al buon vecchio Isaac. In una società pervasa dall'ossessione per le porzioni magiche e gli elisir venduti a caro prezzo, Asimov, con il suo racconto "Marcia di santi", offre una prospettiva diversa, rilanciando la musicoterpia.Mentre, con il racconto "Diradamento selettivo", ci pone vis à vis con il peggior incubo del periodo più buio del lockdown: il “triage”, un sistema selettivo, riassume Asimov, al quale si ricorre “nelle circostanze in cui non potendo salvare tutti bisogna scegliere chi lasciare in vita e chi far morire”. Infine, con il racconto "Crumiro", Asimov ci pone all'attenzione la dilaniante contraddizione tra salute e produzione, che, sebbene sia sempre esistita sottotraccia nei sistemi rigidamente suddivisi in classi, oggi, in questi tempi di pandemia, emerge con forza dirompente. Proseguendo, Philip K. Dick, con il suo romanzo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", ci induce a riflettere su come la mancanza del mondo esterno e del rapporto con la natura ci porti ad idolatrarla, ma non sappiamo come reagiremo nel lungo termine quando saremo liberi di riprendere la vita di prima.Con la trilogia "Odissea nel tempo" di Arthur C. Clarke e Stephen Baxter, si riprende e si sviluppa il tema della paura di lasciare la sicurezza della casa e tornare a lavoro nel mondo del dopo Covid. Infine, con Ray Bradbury ed il suo romanzo Fahrenheit 451 ci siamo chiesti se, quando tutto sarà finito, comprese le restrizioni del dopo lockdown, anche noi saremo contagiati dall'insopprimibile desiderio d'evasione, fino a dimenticarci di nuovo le cose importanti che il virus in queste mesi ha reso evidenti.

Bene, adesso siamo pronti per riprendere il nostro viaggio, quindi non mancate al nostro appuntamento di lunedì prossimo!

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