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Quando l’arte incontra un romanzo

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Quando l’arte incontra un romanzo

11 - 17 settembre 2020

La rubrica del venerdì

Buongiorno amici! Oggi, Venerdì 11 settembre, proseguiamo con la nostra rubrica settimanale rivolta a tutti coloro che, oltre ad amare la lettura, sono anche appassionati di arte. Conosceremo più da vicino una serie di romanzi nei quali l’incontro tra la parola e l’immagine prende forme diverse: a volte accade che un quadro entri nel racconto attraverso la sua descrizione, caricandosi di nuovi significati, altre volte che gli artisti siano protagonisti di romanzi biografici, altre ancora che opere d’arte, reali o immaginarie, diventino cornice di avvincenti romanzi gialli o di storie d’amore e di vita. Continuiamo questo percorso, augurandovi come sempre una piacevole lettura.

Il Romanzo

Torniamo di nuovo con un romanzo di Susan Vreeland, autrice già incontrata nel nostro percorso con La vita moderna e La lista di Lisette. Oggi parleremo del romanzo La passione di Artemisia, edito da Neri Pozza nel 2002. Il libro ci trasporta nella cattolicissima Roma del Seicento, dove assistiamo a un processo per violenza carnale: è però la vittima ad essere indagata, perché si tratta di una donna, colpevole quindi di aver tentato il suo stupratore. Così facciamo conoscenza con Artemisia Gentileschi, il cui dolore è vivo e viene acuito dal terribile processo al quale viene sottoposta. Orazio Gentileschi cita in giudizio l’amico e collaboratore Agostino Tassi, per aver stuprato sua figlia, ancora minorenne: il Tassi propone come soluzione un inaccettabile matrimonio riparatore e se la caverà con una sentenza ridicola. Orazio Gentileschi avrà la sua soddisfazione perché, in fondo, ciò che gli preme più di tutto è la restituzione di una tela, sottrattagli dallo scapestrato amico; i due si riappacificheranno e torneranno a lavorare insieme.

A lei, Artemisia, dopo aver subito la violenza e aver sofferto un’onta anche peggiore quando viene sottoposta alla visita per accertare la sua deflorazione davanti allo sguardo attento del notaio, resteranno solo la vergogna per lo stupro, la diffamazione per aver taciuto troppo a lungo, l’umiliazione dell’interrogatorio e quella di essere considerata donna di facili costumi e, soprattutto, la delusione cocente per la mancata solidarietà e il sostanziale tradimento dell’amato padre. Artemisia trova rifugio nella pittura, dipingendo donne di tutta la tradizione artistica, dalla quella biblica, alla cultura classica; le rende umane, non solo sterili eroine, come nel caso di Giuditta che decapita Oloferne: la forza di Giuditta non deriva da un’entità superiore, ma da se stessa; non viene rappresentata come un’esile e graziosa creatura che Dio ha investito di forza, ma come una donna dalle braccia robuste, la cui volontà le permette di decapitare il nemico del popolo. Artemisia è sempre in viaggio: per allontanarsi dall’ambiente romano, va con la sua famiglia a Firenze dove ottiene di essere ammessa all’Accademia, divenendo la prima donna membro dell’istituzione; infine giunge in Inghilterra, dove si ricongiungerà con il padre. Il suo percorso procede tra incontri con personaggi importanti del tempo, come Galileo, e spostamenti tra diverse città Italiane, restituendo un ampio affresco del contesto filosofico, scientifico, artistico e culturale dell’epoca.

L’Opera

Giuditta che decapita Oloferne (1620 circa, olio su tela, 199x162 cm., Gallerie degli Uffizi, Firenze) di Artemisia Gentileschi. Nell’imponente dipinto degli Uffizi, Artemisia Gentileschi affronta il momento dell’uccisione di Oloferne per mano di una determinata e vigorosa Giuditta. L’effetto d’insieme è potente e spaventoso: il corpulento generale è ubriaco e riverso sul letto, la testa afferrata per la chioma, la spada che affonda nel collo. Artemisia non esita ad esibire un dettaglio cruento, come il sangue che schizza copiosamente fino a macchiare il petto della stessa Giuditta. La ricerca dei particolari e la minuzia nel riprodurre ogni più piccolo elemento denotano la chiara influenza caravaggesca; il quadro fu infatti terminato a Roma, dove Artemisia era tornata dopo sette anni di permanenza a Firenze e dove aveva potuto rinverdire il contatto con le opere di Caravaggio. La naturalistica “virilità” della rappresentazione produsse severe reazioni al suo invio a Firenze e negò al dipinto l’onore di un’esposizione privilegiata in Galleria; a fatica la pittrice, e solo per intervento dell’amico Galileo Galilei, riuscì a farsi corrispondere con grande ritardo il compenso a suo tempo pattuito dal Granduca Cosimo II de’ Medici, scomparso nel 1621, appena dopo l’esecuzione della grande tela.

L’incontro

Le parti più belle del romanzo sono proprio quelle in cui riusciamo a guardare il mondo attraverso gli occhi di questa donna che fu tenace nell’anteporre a tutto la sua passione e nell’essere fermamente artefice del proprio destino. Molto suggestive sono le descrizioni della genesi dei suoi quadri, dedicati per lo più a eroine femminili della storia e della Bibbia: donne forti, coraggiose, protagoniste e sensuali, una su tutte Giuditta che decapita l’assiro Oloferne. Queste vivide descrizioni, lungi dall’annoiare, incuriosiscono al punto che il lettore è inevitabilmente costretto, mentre sta leggendo, a cercare le riproduzioni dei quadri che non conosce, per capire meglio, godere della meravigliosa pittura di evidente ispirazione caravaggesca e scoprire i sentimenti e le passioni che vivono nelle tele di questa donna straordinaria.

Curiosità

La vita di Artemisia Gentileschi, artista e donna straordinaria, da alcuni definita una femminista ante-litteram, ha da sempre suscitato grande interesse. Su di lei sono infatti stati scritti vari libri e girato un film dal titolo Artemisia. Passione estrema di Agnés Merlet del 1997, che ha ottenuto una nomination ai Golden Globes del 1998 come miglior film straniero.

Per leggere le rubriche delle settimane precedenti, clicca in basso:

  1. Confessioni di una maschera di Yukio Mishima
  2. Il cardellino di Donna Tartt
  3. La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier
  4. Schiava di Picasso di Osvaldo Guerrieri
  5. Ninfee nere di Michel Bussi
  6. E le altre sere verrai? di Philippe Besson
  7. La vita moderna di Susan Vreeland
  8. I delitti della primavera di Stella Stollo
  9. La vedova Van Gogh di Camillo Sanchez
  10. Il ritratto Bellini di Jason Goodwin
  11. L’uomo che veniva da Messina di Silvana La Spina
  12. La lista di Lisette di Susan Vreeland
  13. ¡Viva la vida! di Pino Cacucci

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