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Quando l’arte incontra un romanzo

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Quando l’arte incontra un romanzo

4 - 10 settembre 2020

La rubrica del venerdì

Buongiorno amici! Riprendiamo oggi, Venerdì 4 settembre, con la nostra rubrica settimanale, rivolta a tutti coloro che, oltre ad amare la lettura, sono anche appassionati di arte. Conosceremo più da vicino una serie di romanzi nei quali l’incontro tra la parola e l’immagine prende forme diverse: a volte accade che un quadro entri nel racconto attraverso la sua descrizione, caricandosi di nuovi significati, altre volte che gli artisti siano protagonisti di romanzi biografici, altre ancora che opere d’arte, reali o immaginarie, diventino cornice di avvincenti romanzi gialli o di storie d’amore e di vita. Continuiamo questo percorso, augurandovi come sempre una piacevole lettura.

Il Romanzo

¡Viva la vida! di Pino Cacucci, Feltrinelli Editore, 2010. Cacucci, grande conoscitore dell’America latina, ha scritto numerosi romanzi ambientati in Messico, tra cui il celebre Puerto Escondido¡Viva la vida! nasce inizialmente come testo teatrale articolato in quattro monologhi e dedicato alla figura della grande artista Frida Kahlo: i protagonisti avrebbero dovuto essere la stessa Frida, il marito e artista Diego Rivera, la sorella Cristina e l’amico Lev Trockij. Il progetto non fu realizzato, ma Cacucci non abbandonò del tutto l’idea; spiega infatti nel libro che «siccome non mi rassegnavo a lasciare quelle voci nel cassetto, ho deciso di condensarle nella sola Frida». Libro breve ma pieno di intensità, è scandito in tre momenti, di cui il principale è il monologo dell’artista, seguito dalla voce dell’autore nella nota esplicativa "Frida: momenti, immagini, ricordi sparsi" e nella breve riflessione "Amores y disamores". In poche toccanti pagine, Cacucci riesce a dar voce a questo grande personaggio dell’arte: ormai prossima alla morte, Frida parla della sua vita, del dolore fisico e dell’immobilità, dell’amore sofferto con Diego Rivera, dell’arte e soprattutto del suo attaccamento alla vita.

L’Opera

Viva la vida, sandías di Frida Kahlo (1954, olio su masonite, 59.5 x 50.8 cm, Museo Frida Kahlo, Città del Messico). L'anguria, uno dei frutti che associamo all'estate, è la protagonista dell'ultimo lavoro firmato da Frida Kahlo. Con molta probabilità solo l’iscrizione alla base del quadro risale al 1954, mentre l’opera fu realizzata qualche anno prima: nel 1953 infatti la Kahlo aveva subito l’amputazione della gamba destra al ginocchio a causa di una cancrena e le conseguenze dell’intervento, sul piano sia fisico che morale, incisero molto sullo stile e sui contenuti delle sue ultime opere che poco hanno a che fare con la vivacità di Viva la vida, sandías. Nelle rappresentazioni popolari messicane del giorno dei morti, l'anguria è spesso associata a figure di scheletri, pertanto il soggetto scelto dalla Kahlo non è casuale. L’iscrizione “VIVA LA VIDA - Coyoacán 1954 Mexico” incisa sulla polpa rossa dell’anguria riporta, oltre al titolo dell’opera, anche il luogo di nascita e morte della Kahlo e l’anno 1954. La natura morta raffigurata è composta di angurie in varie forme, alcune tagliate a metà, altre intere, con differenti sfumature di verde e gradi di maturazione, a significare quindi le diverse le fasi della vita. Il dipinto, con il suo ambivalente richiamo alla vivacità dell’estate e al Día de los muertos, assume il significato di inno alla vita e ultimo addio.

L’incontro

«Quel 17 settembre 1925, la Morte mi ha fissato negli occhi, ha osservato il mio corpo nudo, insanguinato, coperto di polvere d’oro, e quando stava per protendere le braccia verso di me, quando ho sentito il suo alito gelido... ho lanciato quell’urlo che non poteva uscire dalla gola di una moribonda, un urlo di rabbia, un urlo di amore per la vita che non volevo abbandonare a diciott’anni, ho urlato il mio “¡Viva la vida!”, e la Pelona, assordata, è rimasta stupefatta almeno quanto i vivi che mi si accalcavano attorno». Con queste parole la Frida di Cacucci racconta il suo scontro con la morte e quell’urlo alla vita, iscritto nelle angurie di Viva la vida, sandías.

Curiosità

A soli diciotto anni mentre viaggiava su un autobus, Frida Kahlo ebbe un grave incidente che le procurò numerose fratture alla spina dorsale e al bacino. A seguito dell’infortunio, che la costrinse a letto per molti mesi, i genitori le regalarono colori e pennelli per aiutarla a passare i lunghi pomeriggi solitari: fu così che Frida Kahlo iniziò a dedicarsi alla pittura e abbandonò gli studi di medicina. Sul soffitto della sua camera venne istallato uno specchio affinché potesse ritrarsi: questo spiega l’abbondante produzione di autoritratti. Lei stessa dirà: «Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio».

Per leggere le rubriche delle settimane precedenti, clicca in basso:

  1. Confessioni di una maschera di Yukio Mishima
  2. Il cardellino di Donna Tartt
  3. La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier
  4. Schiava di Picasso di Osvaldo Guerrieri
  5. Ninfee nere di Michel Bussi
  6. E le altre sere verrai? di Philippe Besson
  7. La vita moderna di Susan Vreeland
  8. I delitti della primavera di Stella Stollo
  9. La vedova Van Gogh di Camillo Sanchez
  10. Il ritratto Bellini di Jason Goodwin
  11. L’uomo che veniva da Messina di Silvana La Spina
  12. La lista di Lisette di Susan Vreeland

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