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Assassinio al Comitato Centrale

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Assassinio al Comitato Centrale

25 febbraio - 3 marzo 2021

Le recensioni di Anna Violati, coordinatrice del Circolo di Lettura

Il protagonista del romanzo è Pepe Carvalho, il detective scettico ex agente della CIA, ex comunista, gastronomo, creato dalla penna dello scrittore  Manuel Vazquez Montalban, che grazie a questo personaggio è diventato lo scrittore spagnolo più conosciuto al mondo dopo Garcia Lorca e Cervantes. E’ stato apprezzato molto anche da Andrea Camilleri, che in omaggio allo scrittore ha dato il cognome Montalbano al commissario protagonista dei suoi gialli. In questo romanzo Carvalho assume i connotati definitivi, anche se la sua comparsa era avvenuta anni prima in un altro giallo,  Ho ucciso J. F. Kennedy. Carvalho da giovane, militante comunista, ha partecipato alla lotta clandestina contro il regime franchista con il nome di battaglia "Ventura", sperimentando torture e carcerazione. Dopo il carcere, ha lasciato il partito per essere lettore di spagnolo in una università del Middle West e poi traduttore. Ha lavorato in missioni speciali come agente della CIA, che lascia per divenire detective privato, consapevole della sconfitta e del fallimento dei suoi ideali. Vive a Barcellona con un ufficio sulle Ramblas. Ha come aiutante Biscuter, ex ladro di auto conosciuto in prigione, che è anche un ottimo cuoco sempre presente, anche se rimane spesso ai margini dell’inchiesta. Ha una relazione sentimentale a tempo perso con la prostituta Charo, ma non disdegna le avventure con altre donne. L’eroe di carta sembra ormai vivere autonomamente. In questo giallo atipico l’autore fonde in modo abile diversi elementi: tecnica investigativa, sfondo politico, contraddittorie qualità del protagonista.
Alla riunione del comitato centrale del partito comunista spagnolo a Madrid (siamo nel 1981) d’improvviso va via la luce. Con la complicità del buio viene assassinato il Segretario Generale Fernando Garrido in una stanza chiusa dal di dentro, senza possibilità d’uscita e con moltissimi partecipanti. Il governo affida il caso al commissario Fonseca, ex capo della polizia franchista, mentre Santos Pacheco, membro esecutivo del partito, incarica il detective Pepe Carvalho di scoprire la verità. E chi potrebbe farlo meglio di lui, ex comunista che sa chi sono, come sono, da dove vengono, dove vanno i comunisti? Gli interrogativi sono molti: chi ha commesso l’omicidio e perché? I nemici sono dentro o fuori il partito? L’assassinio è opera del fascismo internazionale? Della CIA? C’entra qualcosa il KGB? Ma al buio come è stato possibile colpire nel punto esatto il Segretario? Forse alla luce della sigaretta che stava fumando? Ma c’e chi giura che non stava fumando. L’opposizione a Garrido cresceva all’interno del partito stesso, poiché proponeva l'Eurocomunismo e la destalinizzazione del partito. L’assassinio poteva essere il frutto di una cospirazione interna per farla finita con il lungo mandato di un dirigente considerato funesto dai settori più estremisti. Qualcuno in opposizione a Garrido sosteneva che bisognava portare avanti il compito di "rinnovare in casa della sinistra l’alleanza tra movimento operaio e scienza per ottenere un’umanità più giusta in una terra abitabile, non un immenso gregge di rammolliti in un rumoroso letamaio chimico, farmaceutico e radioattivo". Carvalho lascia la sua amata Barcellona (considerata Europa) per la provinciale e irrespirabile Madrid. Segue un’indagine serrata, con le digressioni tipiche del detective, e arriva la soluzione (o meglio la luce!) grazie a un piccolo rosso distintivo a forma di piffero in miniatura. L’analisi politica ha un ruolo determinante, Carvalho (e con lui Montalban) aveva intuito dove la storia sarebbe andata a finire. Si abbandona il marxismo e si finisce per credere agli oroscopi senza distinguere il bene dal male”. Gli antichi compagni di partito sono descritti impietosamente nella loro rigidezza ideologica, come nella loro nostalgia della lotta antifranchista, nel culto della loro diversità, così come nel tentativo di essere accettati e integrati. Il connotato distintivo del personaggio è la corrosiva ironia che, sintetizzata nelle battute caustiche (apprese alla scuola di dialogo degli sceneggiatori stile hollywoodiano degli anni trenta), lo salva da se stesso e dagli altri. Soprattutto dalle ripetute violente aggressioni di persone che lo inseguono, pestandolo e minacciandolo, di ignoto servizio segreto di appartenenza, che in generale vogliono sapere a che punto è l’inchiesta, o di essere preavvisati quando il colpevole sarebbe scoperto. Pepe ha l’impressione che i primi inseguitori ”vogliono sapere quello che già sanno”, gli altri “vogliono sapere quello che non sanno”. Messe da parte le emozioni astratte (ideali, sentimenti, desideri) gli rimangono le emozioni concrete: il sesso e il cibo. La sola forma di cultura che ritiene ancora accettabile è proprio la cucina. In primo luogo è un espertissimo gourmet: ama cucinare e mangiare bene. E’ un raffinato degustatore e un profondo conoscitore di usi e tradizioni culinarie. La cucina gli è utile per combattere prostrazione, stanchezza, per concentrarsi meglio e per rifarsi degli smacchi subiti. Un tempo remoto ha creduto che le parole potessero contribuire al cambiamento del mondo, ha creduto nei libri, ora non gli rimane altro che bruciarli, usarli per accendere il fuoco del camino, come condanna di tutto ciò in cui aveva confidato. “In passato ho avuto delle idee, ora non ho altro che delle viscere in ottime condizioni!” . Ma a dispetto delle sue ripetute dichiarazioni di cinico disinteresse, non riesce a eludere la sua fondamentale eticità. Pur essendo perfettamente cosciente del fallimento delle ideologie e del partito, in cui da giovane aveva militato, continua a sentire la forza degli ideali un tempo professati. Salva dal tentativo di suicidio Santos Pacheco, che nella lettera inviatagli, si assume la responsabilità dell’omicidio, commesso da altri per denaro, perché, ancorato al passato, ha dimenticato insieme ai compagni di dare un significato al futuro del movimento comunista, che deve guidare un processo di costruzione del socialismo nella libertà, con le armi della libertà e dell’energia storica delle masse. Il socialismo non è solo la conquista delle otto ore di lavoro, l’obiettivo è l’emancipazione degli uomini contro tutte le limitazioni. Ogni militante deve avere chiaro il senso collettivo della lotta, deve sacrificare la sua libertà individuale per quella collettiva e se necessario sacrificare la propria vita per una storia più giusta. Una frase della lettera in particolare colpisce Carvalho che la ripete a voce alta, “bisogna purificare l’egoismo per comprendere, per essere cosciente dei mali derivati dall’egoismo primario bestiale, o dall’egoismo razionalizzato dalla cultura e dalla civiltà capitalista”. Sorprendente è la libreria di Santos in cui figurano numerosi libri sul comunismo, un lungo elenco accurato che occupa un’intera pagina del libro, che sta a testimoniare non tanto la cultura del protagonista o dello scrittore, quanto il fatto che i libri non servono o non sono serviti a interpretare la realtà. Un tempo si pensava che la politica la facessero meglio quelli che avevano letto di più. Montalban appartiene a quella ristretta cerchia di scrittori che confidano di poter avere un ruolo nella costruzione della democrazia, fiducia che ha contribuito a dare una vita vera al suo Carvalho, con un linguaggio narrativo sorprendente per l’inconsueto e ardito accostamento di termini, concretamente metaforico.
 
 
Manuel Vazquez Montalban, Assassinio al Comitato Centrale, Sellerio, 2006
 
 
 
 
 
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