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ottobre

La misura del tempo

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ottobre

La misura del tempo

30 luglio - 20 ottobre 2020

I libri del Premio "Strega" recensiti da Anna Violati coordinatrice del Circolo di Lettura

Il tempo sembra essere insieme all’avvocato Guido Guerrieri il protagonista del romanzo La misura del tempo di Gianrico Carofiglio. Il tempo è un enigma, una entità che sfugge, indefinibile senza l’uso delle metafore, a seconda delle diverse età della vita percepito con velocità diverse.
Da un passato remoto e lontanissimo nella memoria si presenta nello studio dell’avvocato penalista Guerrieri, Lorenza Delle Foglie. Nella primavera del 1987 la coppia aveva intrecciato una relazione amorosa e Guerrieri ne era uscito deluso, ma più adulto, di fatto diventato uomo. La donna un tempo affascinante, enigmatica e sfuggente, è invecchiata molto e Guido non l’aveva riconosciuta. Motivo della visita è la richiesta di preparare il processo d’appello per il figlio Jacopo Cardace, ragazzo problematico, condannato in primo grado per omicidio a molti anni di carcere, ingiustamente perché innocente, infatti al momento del delitto era in casa con la madre. Il difensore precedente, noto penalista, morto da poco per una grave malattia, non aveva prestato un’adeguata assistenza al ragazzo, esibendo una difesa fiacca e quasi inesistente. Guerrieri accetta il caso e la corsa contro il tempo perché i termini del ricorso sono a breve scadenza.
Gli appare subito chiaro che la difesa è complessa, si rende conto che la polizia non ha indagato, cercato alternative, altre piste, anzi convinta della colpevolezza di Cardace, sostenuta su soli indizi. Prima di chiedersi se il giovane sia colpevole o innocente capisce che lui ugualmente è vittima del tempo, della fretta di concludere da parte della polizia e della superficialità del difensore alle prese con lo scadere del suo tempo personale, di fatto negazioni di un processo adeguato. Così mentre Guerrieri e i suoi collaboratori provano a costruire una strategia difensiva di “ragionevole dubbio”, tracciando altri possibili scenari, si compie un viaggio nel ricordo della stagione trascorsa con Lorenza, consapevole del cambiamento inevitabile che matura dagli incontri con gli altri, da tutte le esperienze. Forse ciò che veramente lo spinge ad accettare il difficile caso, è la nostalgia dell’età vissuta con Lorenza, l’età dello “stupore”, dello stordimento, quando la capacità di avere uno sguardo nuovo giunge dalla forza delle cose.
Ampio spazio viene dato nel romanzo al processo, ai dibattimenti in aula, alle diverse fasi del procedimento penale, alla prassi e agli interrogatori, per maggiore accessibilità e concretezza dell’ambiente dei tribunali del penale.
Notevole per eticità, saggezza ed umanità, nonché di alta letteratura, è la lezione magistrale che tiene ai giovani magistrati in tirocinio, in cui li invita a dedicare una parte del loro tempo a leggere buoni romanzi, a vedere buoni film e buona televisione, nutrirsi di buone storie. Il buon giurista deve farlo perché è l’arte del racconto a ricordarci come non esiste una sola risposta di fronte ai dilemmi umani. I personaggi delle buone letture e visioni rappresentano i diversi punti di vista del reale. L’avvocato oltre al sapere tecnico deve avere la necessaria consapevolezza della pluralità dei punti di vista sui valori, sulle norme e sui fatti. Non esistono risposte univoche e verità assolute precostituite, non bisogna decidere in fretta, bisogna verificare le informazioni e non dare nulla per scontato. Accettando l’incertezza, l’errore, il dubbio è possibile allargare i confini della conoscenza e della consapevolezza. A fare da sfondo al romanzo c’è la città di Bari, paziente, empatica dei sentimenti e della coscienza. Le passeggiate mattutine sul lungomare, di una ”bellezza metafisica”, sono luminose e frizzanti. Alcuni luoghi della città ricordano all’avvocato, sempre più intensamente, sensazioni e fantasticherie del passato remoto, gli fanno sentire nostalgia per l’antico “stupore”. Nelle notti insonni è accolto dal calore dell’"Osteria del Caffellatte" di Ottavio, che riserva sempre incontri con tipi bizzarri ai quali parlare di letteratura e filosofia. La pioggia è leggera e ha il presagio di un tempo migliore. Nel finale “non scontato” sarà ancora una volta il Tempo a risolvere il caso. Il romanzo definibile con una pluralità di generi: giallo legale, manuale di diritto, è in realtà diario intimo, con riflessioni filosofiche, morali ed etiche, in cui emerge l’uomo (lo scrittore) più che l’avvocato, che parla di se stesso, delle sue passioni e abitudini, delle sue scelte sbagliate, delle grandi responsabilità umane oltre che professionali.
 
 
Gianrico Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi, 2019