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Almarina

14 luglio - 25 ottobre 2020

I libri del Premio "Strega" recensiti da Anna Violati coordinatrice del Circolo di Lettura

Esiste un’isola del Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai al mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere minorile sull’acqua, un lembo di terra in mezzo al mare, che a destra finisce nel Vesuvio e a sinistra dentro l’acciaieria. E’ lì che Elisabetta Maiorano “tradotta dal morbo dell’umanità” insegna matematica a un gruppo di minorenni detenuti, dove, paradossalmente, superate le quotidian e formalità d‘ingresso, lasciato ”il bagaglio, ingombro della vita faticosa” di vedova sola, si sente libera e torna bambina. Lei e tutti gli altri colleghi cercano di insegnare ai ragazzi a sentirsi qualcuno, a non smettere di sentirsi umani, a sognare un futuro degno di essere vissuto e ricordare che i confini esistono solo nella mente di chi guarda. A loro, almeno per il tempo della carcerazione, viene data la possibilità di scegliere, di vedere che ci sono altre vie oltre lo spaccio, le rapine, la prostituzione, dove almeno per un po’ sentirsi “qualcuno”, senza dovere essere abili di “destrezza alcuna”. Ogni giorno ha una classe diversa, consapevole di non potere mai finire un programma, e ogni giorno deve fare i conti con la separazione da qualcuno. Finché un giorno entra una nuova alunna Almarina, rumena sedicenne dal passato doloroso fatto di violenze e stupro. Elisabetta vede negli occhi di questa adolescente la luce di un possibile futuro, lo specchio di una parte di se stessa e l’incarnazione della figlia che non ha potuto avere. E’ pronta a lottare per ottenerne la cura e l’adozione. Entrambe maturano a vicenda superando i ricordi dolorosi del passato. La storia è narrata con una scrittura avvincente, incisiva ed elaborata, in un percorso interiore di Elisabetta - l’io narrante - attraverso lo scorrere continuo di cose, odori, sapori, incontri sensoriali, da cui originano pensieri e sentimenti. “Almarina” è un viaggio frammentato tra presente e passato, tra sensazioni e metafore, che coinvolge il lettore, lasciandolo sospeso tra un prima e un dopo, tra un dentro e un fuori, entro le mura di un carcere e fuori nelle strade, da dove i giovani detenuti sono venuti e dove ritorneranno, forse cambiati. Nisida e Napoli, ora sullo sfondo, ora in primo piano, sono i luoghi dove si sviluppa il racconto. Nisida rappresenta il distacco dalla realtà, un’alternativa all’adolescenza, alla vita vera che ancora i ragazzi non avevano assaporato. Ma tra quelle mura può nascere l’amore e la speranza di un futuro migliore. Quanto a Napoli che rappresenta il passato, ma anche la possibilità di un domani diverso, è per Elisabetta lo stimolo sufficiente per svegliarsi. Perché Napoli è una città che “dà il giusto peso alla morte, che è quello della vita”. Ama soprattutto la città all’alba, “ la città prima della città” che splende e sembra alludere a una innocenza primordiale perduta. Valeria Parrella è capace di cogliere nella sua città la linfa ancora viva della colonia greca di Neapolis ( Helena Janeczek). Con la suggestione dei richiami ai drammi greci, operata anche dai titoli dei capitoli prologo ed epilogo, Elisabetta ci appare, infatti, una moderna Antigone. E’ pronta a lottare per dare ad Almarina la prospettiva di un futuro migliore, con la realizzazione dei propri sogni. “L’amore non conosce autorità, va oltre le sbarre, spezza catene e rinnega giudici e sentenze”. Nella narrazione vengono sfiorati tanti temi: la maternità negata, la violenza, l’aborto, la separazione familiare, il lutto, l’ingiustizia sociale. E’un libro di denuncia e di profonda riflessione sulla responsabilità collettiva, non solo una storia d’amore ma è anche una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi, di espiare, dimenticare e ricominciare.
 
 
Valeria Parrella, Almarina, Einaudi, 2019