biblioteche, roma, libri, cd, dvd, prestito, consultazione, autori, editori, scuole, lettura, multicutura, multietnica, internet, wifi, biblioteche roma, biblioteche comune di roma

mercoledì

14

ottobre

Città sommersa

giovedì

30

luglio

mercoledì

14

ottobre

Città sommersa

30 luglio - 14 ottobre 2020

I libri del Premio "Strega" recensiti da Anna Violati coordinatrice del Circolo di Lettura

Città sommersa (affascinante ed enigmatico titolo) di Marta Barone è un po’ romanzo, un po’ memoire, in parte anche ricostruzione storica degli anni '70-'80, attraverso ricerche di documenti d’archivio, articoli di giornali e riviste, testimonianze di amici e delle donne amate. Come un colpo di fucile di Cechov, scatta come una scintilla, nella scrittrice, il bisogno di scrivere di suo padre, dopo il ritrovamento della memoria difensiva di un processo, che il padre, non più in vita, aveva subito perché accusato di aver fatto parte della banda armata di Prima Linea, per questo incarcerato e assolto qualche anno dopo. Marta era venuta a conoscenza da alcuni cenni del padre dell’avvenimento risalente ad alcuni anni prima della sua nascita, ma la colpisce il temine "banda armata" perché contrasta con i ricordi che lei ha di suo padre, di cui serba un ritratto uniforme e parziale. A poco a poco matura in lei il desiderio di conoscere più a fondo il padre, che nel libro indicherà con le iniziali LB e con il quale i rapporti non sempre erano stati facili. Erano vissuti in case diverse per circa vent'anni, perché la relazione con la madre era durata pochi anni. Nell’infanzia il tempo libero e le vacanze estive erano trascorse insieme quasi felicemente. Nell’adolescenza i rapporti erano divenuti spinosi, più piacevoli con l’età adulta e ridotti ad alcuni incontri settimanali. Quindi decide di intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, visitando i luoghi in cui LB era vissuto, ascoltando le testimonianze delle sue due mogli, degli amici e di quanti lo avevano conosciuto. Ricostruisce il passato del padre con una narrazione che intreccia diversi piani temporali, rivelando un personaggio dai diversi volti. A volte era un padre collerico e petulante, ma anche sollecito e pronto a vegliare la figlia ammalata. Si mostrava orgoglioso della sua precocità e intelligenza, leggendo agli amici le poesie e i racconti infantili di Marta, condividendo con lei l’amore per il mare, che affrontavano con lunghe nuotate al largo. Negli incontri, nell’età adulta, parlavano dei corsi universitari della figlia, dei libri letti che si scambiavano e confesserà in una lettera a Marta, che, felice di averla riconosciuta legalmente, dai loro rapporti “traeva indicazioni di vita”. Fin qui i ricordi di Marta, ma a poco a poco, attraverso le sue ricerche scopre un padre con una vita privata assai complessa, di cui non parlava mai, ”un mondo sommerso”, una prima "Kitez". "La leggenda di Kitez" è proprio la chiave di lettura di quanto la scrittrice vuole raccontare nel suo libro. Ad essa si fa riferimento nel primo capitolo dove si narra di questa favolosa città sulle sponde del lago Svetlojar a nord del Volga, che scomparve Inabissandosi nel lago, per non essere conquistata dai Tartari invasori. Solo ai viandanti fortunati può capitare di intravedere i contorni dorati della cupola della sua Chiesa e di sentire il suono sordo delle campane. Riemerge quindi la vicenda di questo uomo che, nato nel ‘45 a Monte Sant’Angelo nel Gargano, nel ’68 era a Roma come studente di Medicina alla Sapienza. Animato da senso di giustizia e da voluttà dell’avventura partecipava alle assemblee e alle occupazioni dell’università, rimanendo ferito, in una di queste, da oggetti lanciati dalle finestre dai fascisti occupanti sugli studenti di sinistra che protestavano. Alla notizia del ferimento e della sua appartenenza al partito comunista, il padre rompe i rapporti con lui, che per sopravvivere farà l’imbianchino. Nel ’71 arriva a Torino probabilmente per volontà del partito comunista marxista-leninista che viene nel libro rappresentato con la sigla "PCIM-L" o con "Servire il popolo", la rivista divulgativa. A questo punto macrostoria e microstoria s’intrecciano. I militanti del partito dovevano farsi strumento di aggregazione delle masse, sostenere le lotte degli operai e dei braccianti per un mondo migliore, fare in modo che si affermasse la concezione proletaria affinché il popolo prendesse coscienza di sé. Bisognava diffondere tali idee, ogni mattina LB e compagni facevano volantinaggio ai cancelli della Fiat, che diventa la Fabbrica per antonomasia. Lo slogan era molto semplice: Pane, Pace, Lavoro. La Torino di allora era simbolo di lotte quotidiane per il lavoro e la casa. Il PCIM-L richiedeva inoltre ai suoi attivisti una sottomissione totale, non solo la cessione di parte del patrimonio e dei beni e di una quota mensile del reddito, ma addirittura l’osservanza di direttive imposte su qualsiasi aspetto della vita privata. I pensieri più intimi, i sentimenti ”borghesi” erano sottoposti a terrificanti sedute di critica e autocritica. Il comunismo doveva essere una concezione valida in tutti i campi, amore e politica dovevano andare insieme, si dovevano perciò celebrare matrimoni comunisti. LB infatti si sposa con la ”compagna” Agata, in condizioni di ristrettezza economica e sarà proprio lei a spronarlo a proseguire e terminare gli studi di Medicina. Era il più attivo, il più capace a comunicare e a persuadere. Teneva comizi infuocati, sempre pronto a schierarsi con chi era in difficoltà, partecipava a tutte le occupazioni di fabbrica, lottando contro i licenziamenti e i ricorsi alla cassa integrazione, subendo arresti per reati d’opinione. C’era senza dubbio in lui qualcosa di straordinario, come un “fuoco violetto, una luce interiore” che conquistava immediatamente. La “sottomissione” di L. e compagni è comprensibile, come qualcuno degli intervistati spiegherà a Marta, se vista alla luce di quegli anni di ”apocalisse imminente” in cui si sentiva il bisogno di aderire a un ideale per cui combattere. Ma quando comincia a farsi strada la lotta armata, la violenza con le rappresaglie di via degli Artisti, la Bottiglieria di via Millio, in cui erano vittime persone innocenti lontane dalla politica, LB ne rimane sconvolto. Pur rimanendo fedele ai suoi ideali, dopo lo scioglimento del partito comunista marxista-leninista, non aderisce ai nascenti partiti terroristici come Prima Linea e Brigate Rosse. Quando in fondo ”ai vicoli deserti strisciava la chimera (metafora del terrorismo), lenta nel buio col suo corpo pesante bizzarro, assemblaggio di creature”, si adopererà con l’intento di fermare chi poteva essere una possibile preda, per spiegare ai giovani operai che se si fossero legati al terrorismo, avrebbero perso la giovinezza e il futuro. Nel giugno del 1984 fu arrestato con l’accusa di partecipazione alla banda armata di Prima Linea. In realtà aveva prestato le cure mediche a un terrorista ferito per deontologia professionale e solidarietà, come dirà in sua difesa al processo. Dopo qualche anno di carcere venne assolto, ma gli venne attaccata l’etichetta di spia e traditore. La sua vita politica era finita. Aveva sempre desiderato il bene, ma sentiva in alcuni momenti ”che non si trovasse più dove aveva creduto di trovarlo” Ma continuerà a farlo anche negli ultimi anni, proseguendo la sua azione di medico e di psicologo - avendo conseguito nel frattempo la laurea in psicologia - nelle comunità con tossicodipendenti, malati mentali e adolescenti problematici, infine facendo dono, dopo la sua morte, dei suoi occhi. Quindi coinvolto nella storia dell’Italia degli anni di piombo riemerge il mondo sommerso di Leonardo padre: medico operaio, attivista politico, leader di innumerevoli battaglie politiche, impegnato negli ultimi anni ad aiutare persone in difficoltà e con disagio psichico. Vengono alla luce anche le vicende di quegli anni, che ritornano travolgenti e sconvolgenti all’attenzione del lettore che se appartenente alle nuove generazioni potrebbe essere indotto a qualche riflessione sulle conseguenze nefaste di un idealismo acritico. Richiamano alla memoria gli avvenimenti del passato, coperto dalla ”polvere” e rimossi da chi ha li ha già vissuti, scoprendo dettagli della storia che forse gli erano sfuggiti.                                              Nell’esplorazione del passato e nella ricostruzione delle diverse fasi della vita del padre, personaggio così complesso e sfaccettato, la figlia scopre che la storia del padre come una grande conchiglia madreperlata sotto la valva conteneva la sua vita, che già credeva di possedere, in cui invece trovava una nuova verità. Notevole è la potenza letteraria del romanzo, tra l’alternarsi di registri (giuridico-giornalistico-burocratico) nella successione di ricordi e di indagini e citazioni, rivela un uso sapiente della parola, ricchissima di echi letterari, di aggettivi dall’elevato tenore formale, permettendo così alla storia di trascendere dalla realtà drammatica tinta di rosso del sangue. L’autrice intreccia con maestria il materiale privato alla storiografia, cercando di cogliere una vita nei recessi più segreti. Tra le pagine si insinuano riflessioni fondamentali, il rimpianto di una mancata partecipazione, di cose che sarebbero potuto accadere, di rapporti confidenziali che si sarebbero potuti riannodare. Soprattutto forte e ardente è l’impossibile nostalgia di conoscere quali fossero i pensieri e i desideri del padre in determinate circostanze. Il libro è certamente una tenera e lucida riflessione sull’indescrivibilità del passato, sulla labilità della nostra vita, sull’impossibilità di far rivivere i momenti e le persone, i loro pensieri e le loro voci. E’ un tentativo di far luce su zone d’ombra, gli enigmi, i misteri che avvolgono i protagonisti.                                                                      Il romanzo si chiude con un ricordo emblematico di una vacanza alle Eolie con il padre, di una visita serale al vulcano Stromboli, in cui Marta sentiva dentro di sé e fuori di sé e tutto intorno, “la malinconia della vastità”, mentre contemplava il “mistero”.

 

Marta Barone, Città sommersa, Bompiani, 2019

https://www.bibliotechediroma.it/opac/resource/citta-sommersa/RMB0934939