Care lettrici e cari lettori, ben ritrovate e ritrovati! Dopo una breve pausa estiva, eccoci di nuovo insieme. Prima di proseguire il nostro viaggio attraverso le trame amorose della fantascienza, crediamo sia utile ripercorrere velocemente le tappe che ci avevano condotto sino al punto in cui c'eravamo lasciati a fine luglio. Ricordate?

Abbiamo iniziato a muovere i nostri primi passi con l'irriverente Charlotte Perkins Gilman, che con il suo romanzo “Terra di Lei” ha voluto suggerirci che non saranno né la scienza né la tecnologia a realizzare un ordine sociale pacifico e felice, ma la presa di coscienza delle donne, emarginate ma capaci di amore e collaborazione. Abbiamo proseguito poi con l'esordiente Philip José Farmer che, con la sua opera “Gli amanti di Siddo”, ha messo in luce la tematica della diversità vissuta come piena accettazione e partecipazione dell’altro. Philip Kindred Dick con il racconto “Umano è” si chiede, e ci chiede, cosa rende realmente umano un individuo. Robert Scheckley, con la sua opera “Un Biglietto per Tranai”, ci trasporta su un lontano pianeta per farci riflettere se vi sia un altro modo d’essere coppia e di quali diritti godano i partner; poi, con il racconto “Il linguaggio dell'amore”, affonda la lama nel problema delle definizioni e della comunicazione verbale fra innamorati. Infine, John Wyndham, con il racconto “Considera le sue vie”, mette in scena una classica utopia, immaginando cosa accadrebbe all'umanità se i maschi si estinguessero, lasciando solo le donne a popolare la Terra.

Non c’è sentiero che la fantascienza abbia trascurato di percorrere. Eppure, a chi ama e frequenta le “tante fantascienze possibili” non può sfuggire la difficoltà e la timidezza di questo genere letterario nell'affrontare il tema dell'amore e della sessualità. In questo quadro generale arriva l'uragano Sturgeon. E occorre dedicargli uno spazio particolare perché ancora oggi le sue opere dividono, inquietano, suscitano resistenze, aprono orizzonti.