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Letteratura israeliana, letteratura palestinese

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Letteratura israeliana, letteratura palestinese

21 - 27 luglio 2021

Due culture a confronto, come viste dai nostri lettori

L’appuntamento di oggi con la rubrica Letteratura israeliana, letteratura palestinese - recensioni pubblicate sul portale BiblioTu della biblioteca Vaccheria Nardi scritte da nostri utenti riguardo a libri di queste due letterature, disponibili nel catalogo di Biblioteche di Roma - ci porta tra le pagine del libro Tre piani, dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, nato a Gerusalemme nel 1971.
Dopo una laurea in psicologia e diversi anni come pubblicitario, Nevo pubblica il suo primo libro nel 2001, a cui ne seguiranno diversi altri, lavorando anche come docente di scrittura creativa all'Università di Tel Aviv e alla Sam Spiegel Film School di Gerusalemme. Ospite speciale in vari incontri e festival letterari in Europa, raggiunge la notorietà nel 2004, con il libro Nostalgia.
Il romanzo  Tre piani, pubblicato nel 2015 e che narra le vicende di tre nuclei familiari che vivono nello stesso edificio alle porte di Tel Aviv, è stato la fonte di ispirazione dell'omonimo film di Nanni Moretti presentato a Cannes in questi giorni.
Se anche voi desiderate inviarci una recensione scrivete all’indirizzo  ill.vaccherianardi@bibliotechediroma.it.
 
Un libro come pochi. Come non capita più di leggerne spesso al giorno d’oggi. Un linguaggio scorrevole, tanto da spingermi a leggere il libro due volte. E nonostante la facilità, un libro che non si scorda affatto.
Quelle che ho appena scritto sono impressioni di un lettore che – come sono io – è avvezzo a leggere di tutto. Così, quando il circolo di lettura ha deciso per la letteratura israelo-palestinese, sono piombato nel buio: non avevo alcuna conoscenza.
Ed eccomi – riemerso – a raccontare di questa prima esperienza. Nevo ha oggi 50 anni, e questo libro, di cui sto raccontando, è il quinto suo che è uscito in Italia.
La storia è quella degli abitanti di un condominio di tre piani: tre famiglie diverse tra loro, e altrettanto diverse sono le loro storie. Naturalmente il libro è diviso in tre parti, contraddistinte dai titoli "Primo piano", "Secondo piano", "Terzo piano". All’interno di ciascuna parte lo scrittore usa uno stile diverso, contraddistinto da un diverso aspetto grafico. Il "Primo piano" è un discorso continuo, senza interruzioni, gli altri due sono invece divisi in parti brevi (periodi, frasi, capoversi di varia lunghezza), a seconda delle motivazioni diverse dei protagonisti.
In tutte e tre le parti l’io narrante articola i suoi argomenti dialogando con un’altra persona. Nel primo piano, c’è una famiglia (marito, moglie e due bambine), e l’io narrante è quello del marito, che dialoga con un amico, raccontandogli la storia di Ruth e Hermann, due loro dirimpettai, che gli tengono la prima figlia, Ofri, ogni volta che loro ne hanno bisogno; nel secondo piano, l’io narrante è quello di una donna, Hani, che dialoga con l’amica Neta (Hani ha due figli, Liri e Nimrod, e un marito Assaf, quasi sempre fuori di casa); nel terzo piano l’io narrante è ancora quello di una donna, Dvora, giudice, che dialoga con il marito Michael, morto, e lo fa registrando dei messaggi su una segreteria telefonica, che ha incisa la voce del marito. Ha un figlio, Adar, che ritroverà alla fine.
Non voglio raccontare di più della trama, ma fare alcune considerazioni sul libro in sè. Nella terza parte, l’io narrante spiega cosa siano i tre piani (siamo a circa metà della terza parte): corrispondono ai tre piani dell’anima: l’Es (ove risiedono le pulsioni e gli istinti), l’Io (che concilia pulsioni e realtà) e il Super-Io (il controllore degli altri due piani). Partendo da questa spiegazione, le vicende descritte nei tre piani assumono un significato rapportabile alle vicende di qualsiasi lettore del libro.
La cosa che colpisce ancora di più, poi, sono i collegamenti tra le tre vicende (e li potremmo chiamare le scale del condominio): in apparenza casuali (Hani fin dall’inizio, parla con la figlia dei vicini del primo piano, Ofri, che le chiede perché mai lei venga chiamata "la vedova", visto che Liri e Nimrod hanno un papà; la giudice Dvora ha bisogno di raggiungere Tel Aviv per partecipare ad una manifestazione, e prova a vedere se tra i vicini ci sia qualcuno che per caso debba andarci: così prova prima a bussare al primo piano, ma è intimorita dalla discussione animata che sente dietro la porta, poi prova da Hani e si intrattiene con lei rivelandole di aver visto una persona nell’appartamento dei suoi vicini... ). E’ facile immaginare che questi collegamenti possano corrispondere ai collegamenti tra le tre entità dell’anima, di cui ho detto sopra. Forse ho detto troppo, o troppo poco, o quel che ho detto appare in modo confuso dal mio discorso.
Forse due letture sono poche e ce ne sarebbero volute tre. Quel che voglio sottolineare comunque è che il libro ha una trama molto originale, pur partendo da vicende assolutamente comuni, che potrebbero benissimo essere quelle delle vite di ciascuno di noi e dei propri vicini. Per questi motivi credo che il libro sia da consigliare a tutti, data la facilità di lettura e la scorrevolezza delle vicende. Ciascuno poi ne potrà trarre gli insegnamenti che crede.
(Lavinio Ricciardi)
 
Eskol Nevo, Tre piani, Neri Pozza, 2017