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giovedì

30

settembre

San Lorenzo mon amour

venerdì

24

settembre

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30

settembre

San Lorenzo mon amour

24 - 30 settembre 2021

Rubrica sul territorio

Buongiorno a tutti! Eccoci con una nuova puntata di “San Lorenzo mon amour”, la rubrica dedicata alla scoperta di angoli, aspetti, curiosità e storie del territorio in cui opera la nostra Biblioteca! Oggi andiamo a passeggio lungo Viale dello Scalo San Lorenzo, in direzione Porta Maggiore, dove sorge, alle spalle di un benzinaio, un monumento che tutti gli abitanti del quartiere hanno ben presente, anche se non proprio tutti sanno di cosa si tratta. Questo edificio ha una storia travagliata: fu rinvenuto nel 1935 sotto terra, nell’area in cui si incontrano Via dei Sardi, Via degli Apuli e Viale Scalo San Lorenzo, durante i lavori di intervento alla rete fognaria; non essendo possibile conservarlo nella sede originaria, fu spostato e ricostruito a circa 150 metri di distanza, dove si trova tuttora, ma il 19 luglio del 1943 fu danneggiato dal bombardamento; ciò comportò un massiccio intervento di ricostruzione nel secondo dopoguerra. Da allora l’edificio è lì, a Largo Eduardo Talamo, chiuso all’interno di una recinzione, non visitabile, ma visibile a chi passa per strada. E ora cerchiamo di capire meglio cosa fosse e che funzione avesse.

Nel punto di ritrovamento del monumento, passava nell’antichità la via Collatina, poi vicolo Malabarba, di cui ancora oggi si può percorrere parte dell’originario tracciato, salendo da Via degli Apuli, verso Largo degli Osci e Via dei Falisci, lungo un asse ben riconoscibile, perché diagonale rispetto alla pianta ortogonale del quartiere. La Via Collatina nasceva, insieme alla via Tiburtina, appena fuori dalle mura Aureliane, presso la Porta Tiburtina, per poi proseguire fino al quartiere di Casal Bertone. Nell’antica Roma le tombe venivano sempre costruite fuori dalle mura cittadine, poiché le legge proibiva  le sepolture all’interno della città.

Una delle leggi delle Dodici Tavole, promulgate sin dal 450 a.C., stabiliva infatti che hominem mortuum in urbe ne sepelito neve urito, ossia che nessun defunto fosse sepolto oppure cremato all’interno della città. Ci ricorda qualcosa questa norma? Qualche puntata fa, parlando della nascita del Cimitero del Verano, avevamo accennato a una legge molto simile, l’Editto di Saint-Cloud, emanata a inizio Ottocento da Napoleone e poi applicata ai territori italiani occupati. Insomma, questo territorio, dal passato più lontano fino ad oggi, per motivi diversi, ha sempre avuto un forte legame con le sepolture e i defunti.

Tornando al nostro monumento, non ci deve affatto stupire quindi che si trattasse proprio di un sepolcro, risalente al I secolo d.C., a ridosso del quale sorsero numerosi colombari, ossia costruzioni funerarie destinate alla tumulazione collettiva e molto diffuse in età romana. In origine, sopra il basamento quadrato, si alzava un tamburo cilindrico, demolito intorno al III sec. d.C. e sormontato da una cupola; grandi blocchi di travertino rivestivano e racchiudevano la camera sepolcrale, di forma circolare, con un pozzo al centro per il deflusso dell’acqua. Al suo interno sono stati rinvenuti uno scheletro, delle urne cinerarie, una piccola ara con un’iscrizione dedicata alla famiglia Pomponia (probabilmente proprietaria del sepolcro) e numerosi altri oggetti. Dandovi appuntamento tra due settimane, vi forniamo di seguito alcuni link di approfondimento:

- per una descrizione più accurata del monumento vi rimandiamo al sito della Soprintendenza capitolina.

- per un breve excursus sulle tombe nell’antica Roma vi rimandiamo alla seguente pagina.

- per una bibliografia sul quartiere, potete seguire questo link.

- ed infine per dare un’occhiata alle precedenti puntate, potete andare qui.

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