Nel v. lo sviluppo del gioco e dei giocattoli nell’antichità, partendo dalla descrizione dei primi reperti archeologici ritrovati e collegabili ad attività ludiche vere e proprie.
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Regole dei giochi e caratteristiche dei giocattoli si trasmisero da una civiltà ad un’altra, come fu per i Romani che da ereditarono molti passatempi da chi li aveva preceduti: si vedano in proposito gli scritti di Catullo e di altri letterati. L’A. elenca ed esamina i giochi, iniziando da quelli per neonati come il poppatoio con i vari tipi di sonagli, descrive i giochi praticati dai ragazzi in gruppo quali nascondino, acchiapparella, mosca cieca e quello delle noci, unico non tramandato in epoca contemporanea, svolge la descrizione di giochi adolescenziali sia maschili sia femminili, descrive i vari tipi di giochi che si facevano con la palla. A Roma però, oltre la consuetudine di praticare giochi innocenti si diffuse l’abitudine di praticare il gioco d’azzardo, tra cui quello più diffuso fu l’astragale, seguito dal gioco dei dadi. Conclude il v. un breve descrizione della figura del baro, con le sue astuzie e le tecniche per truccare i dadi.