Nel v. l’organizzazione scolastica nell’antica Roma e la considerazione della società romana per l’educazione dei fanciulli.
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In tutte le fasi della vita, dalla tenera età fino alla vecchiaia, sia gli uomini sia le donne ebbero già un percorso educativo tracciato, finalizzato allo sviluppo di attitudini lavorative e alla preparazione militare (per gli uomini) e all’educazione nel ruolo di spose e madri (per le donne). La morale romana voleva che i fanciulli di rango patrizio partecipassero fin da tenera età alla vita pubblica e i contatti con la cultura greca apportarono la consuetudine di far educare i giovani dai precettori. Mentre l’insegnamento elementare era incentrato sullo studio della lingua latina, la grammatica, la scrittura, l’aritmetica insegnata nelle regole più avanzate solo dopo l’apprendimento delle regole di lettura, gli studi secondari approfondivano la letteratura e la grammatica; le scuole superiori curavano l’arte oratoria, affidata a un docente specializzato in quanto l’eloquenza era considerata indispensabile al completamento dell’educazione. L'A. delinea la politica scolastica dell'età imperiale e del periodo tardo antico, evidenziando come, già in epoca augustea, si fossero affiancate ai tradizionali percorsi educativi scolastici, le associazioni giovanili in cui adolescenti aristocratici perfezionavano l’allenamento di corpo e mente al fine di rendere un migliore servizio allo Stato. Gli argomenti nel v. trovano riferimento nei 'reperti' conservati nella sala XXXVI del Museo della Civiltà Romana.