I commenti più recenti
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I geni altruisti : come il DNA può essere usato per migliorare la nostra vita
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29/12/2025 Valeria Vecchi Un'introduzione alle biotecnologie un po' datataQuesto libro, sebbene non recentissimo, e' un ottimo volume per avvicinarsi al mondo delle biotecnologie. Il Professor Milanesi con un linguaggio alla portata di tutti ci spiega come sono nate le tecnologie del DNA ricombinante e come vengono impiegate nella medicina e nella produzione industriale. Questi temi, ancora ampiamente dibattuti, vengono qui presentati con grande rigore scientifico e con una trattazione scevra da ideologie. Certo, la posizione dell'autore e' chiara, ma le sue affermazioni sono supportate dai dati.
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Piomba libera tutti
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29/12/2025 PeccatoNon me ne vogliano il Malvaldi e la consorte, ma preferivo il BarLume com'era prima. Quando non c'era Alice. Capiamoci, il personaggio è ben scritto, simpatico, battagliero verace e credibilissimo. L'inghippo sta nel fatto che, da quando Alice fa coppia fissa con Massimo e hanno sfornato un pupattola, Alice è diventato un membro fisso del cast. E il problema risiede nel ruolo che Alice ricopre: un vicequestore non può sparire e riapparire alla bisogna, quando fa comodo alla trama, perché i lettori di Malvaldi sonoabituati ad una scrittura intelligente ed onesta intellettualmente. Quindi, avere Alice in forza al BarLume implica che le indagini seguano un'altra direzione, oltre a quelle della Banda della Maglia di Lana e di Massimo: la direzione delle indagini della polizia. E se da un lato questo ulteriore tracciato è giustificato e dovuto alla presenza in scena di Alice, per le ragioni espresse sopra, dall'altro si perde l'effetto Cabot Cove che avevano i primi romanzi: non più un tizio tutto sommato comune, che si ritrova invischiato in un omicidio e tenta di risolverlo, à la Jessica Fletcher della Versilia, e per il quale parteggi; è diventato una sorta di poliziesco fatto e finito. Ben scritto, per carità, ma che ha perso irrimediabilmente la verve e la freschezza che lo caratterizzava
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22/12/2025 Il BarLume colpisce ancoraBrillante e piacevole, si conferma l’efficacia della serie del BarLume. La trama è ben costruita e scorrevole, con un equilibrio riuscito tra indagine, ironia e un pò di malinconia.
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Tre
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28/12/2025 Meraviglioso!Come sempre Valerie Perrin ci tiene inchiodati al libro che si legge tutto d'un fiato tra sentimenti e misteri!
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La rosa e la spina
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28/12/2025 Federica Bombi DivertenteRacconto molto simpatico, lettura scorrevole e divertente. Forse l'epilogo me lo aspettavo più "elaborato" ma devo dire che il tutto mi ha regalato momenti molto piacevoli.
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Continuare
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28/12/2025 Federica Foca' Molto belloIl Kirghizistan è un aspro paese dell'Asia Centrale che si sviluppa lungo la via della seta. In pochi lo conoscono, alcuni non lo hanno mai nemmeno sentito nominare. In effetti, è una terra dove si pratica ancora il nomadismo; è famosa per i suoi magnifici cavalli, ma di certo non è una meta agognata dagli occidentali. E allora cosa ci fanno lì una donna francese di mezza età in compagnia di un adolescente dall'aria imbronciata? Si vede al primo sguardo che Sybille e Samuel, questi i loro nomi, sono spaesati e non sanno quali accortezze prendere in una terra come quella, distante migliaia di chilometri da casa loro e con usanze radicalmente diverse da quelle a cui sono abituati. Non a caso, non sono nemmeno arrivati alla prima tappa del loro viaggio quando vengono circondati da un gruppo di nomadi minacciosi. Sybille e Samuel cavalcano su due esemplari magnifici, e non si rendono nemmeno conto che il furto di cavalli è un'attività assolutamente normale in Kirghizistan, quindi viaggiare da soli è una follia. Probabilmente, gli uomini che li circondano vogliono i loro cavalli, o comunque hanno cattive intenzioni. Sia come sia, Sybille e Samuel, che naturalmente sono madre e figlio, per fortuna o per caso escono da quella situazione impossibile e riescono ad arrivare a destinazione. Vengono accolti da una coppia del luogo, che li prende a benvolere con l'ospitalità tipica di quelle terre dove il furto di cavalli sarà anche un'attività rispettata e considerata onorevole, ma resistono il senso di appartenenza ad una comunità e la solidarietà tra esseri umani. Certo, quella coppia generosa di kirghisi si domanda quali siano i problemi di quei due occidentali. Samuel ha un atteggiamento rancoroso e non guarda nessuno in faccia, mentre Sybille si sforza di essere gentile, ma si vede che cerca di soffocare una grande preoccupazione. E infatti, è lì per suo figlio. Il ragazzo, in Francia, si stava smarrendo sempre di più, e ormai aveva imboccato una via molto pericolosa. Allora, pur di non farcelo rimanere per sempre, in quella strada sbagliata, Sybille aveva venduto un appartamento a cui teneva moltissimo e aveva deciso di fare quel viaggio. Tutti l'avevano presa per pazza quando aveva comunicato che lei e Samuel sarebbero partiti per il Kirghizistan, a cominciare dal suo ex marito, il padre di suo figlio, che le aveva detto che un'incapace come lei non avrebbe retto nemmeno un giorno in quel paese sperduto e che gli avrebbe telefonato subito per chiedergli di venirli a prendere. E invece, Sybille e Samuel sono ancora lì. Sybille non ha più speranze per se stessa, ma è una madre che ama suo figlio ed è disposta a qualsiasi sacrificio per aiutarlo ad essere migliore. E poi, ha due aiutanti d'eccezione: due magnifici cavalli, Starman e Sidious, che entrano in relazione con lei e con suo figlio come e meglio che se fossero esseri umani. Laurent Mauvignier è attualmente uno degli scrittori francesi più stimati, e ha vinto numerosi premi e riconoscimenti. "Continuare" è uno dei suoi quattordici romanzi e, leggendolo, si comprende molto bene il motivo del successo dell'autore. Le prime pagine scorrono un po' lente, è vero; e in effetti, l'opera non è certo piena di accadimenti e di colpi di scena. Andando avanti nella lettura, tuttavia, si scopre che allo scrittore francese non interessa una trama appariscente; il suo obiettivo, infatti, è di scavare nella psiche dei due protagonisti. Pagina dopo pagina, infatti, vengono svelati i segreti di Sybille e Samuel, gli avvenimenti del loro passato e i loro pensieri più nascosti. Così, poco a poco viene fatta luce sulla loro interiorità; il motivo per cui sono diventati quello che sono diventa chiaro, e si scoprono alcune loro scelte talvolta discutibili, proprio come accade a tutti gli esseri umani. Il personaggio di Sybille, così, viene perfettamente delineato nella sua complessità. È una donna che nasconde delle sofferenze, ma di fronte alla sofferenza del figlio si rimbocca le maniche
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Ultime della notte
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28/12/2025 Federica Foca' Da non perdereUltime della notte" è il primo romanzo del ciclo dedicato al commissario Kostas Charitos dallo scrittore Petros Markaris, nato ad Istanbul ma naturalizzato greco. È un giallo divertente, scorrevole e godibilissimo, piacevole al punto che ne è stata tratta una trasposizione cinematografica, la serie televisiva "Kostas", con lo strepitoso Stefano Fresi nei panni del protagonista. Come ogni bel giallo che si rispetti, il principale merito del suo successo è del personaggio dell'investigatore. Charitos ha un cattivo carattere e un passato poco chiaro, ma è straripante di simpatia, anche e soprattutto perché non vorrebbe affatto risultare simpatico. In effetti, a lui piace fare il duro, e lo è. Sa come affrontare le difficoltà e non esita ad utilizzare le maniere forti se necessario. Ma sotto la sua scorza di durezza e forse di chili in sovrappeso c'è un cuore; è la parte migliore di lui, ma la nasconde. Tuttavia, quando sta con sua figlia le sue difese crollano e si mostra per quello che è: un uomo capace di grande tenerezza ed umanità, anche se si è indurito a causa del suo mestiere. Altro pregio del romanzo è la trama, complessa ma non difficile da seguire. Inoltre, andando avanti nella lettura la suspense non viene mai meno, e si rimane nel dubbio sulla soluzione del mistero fino al sorprendente finale. Il problema, dunque, è che chi legge "Ultime della notte" rischia di innamorarsene, con conseguente visita in libreria per comprare gli altri romanzi della serie.
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Inés dell'anima mia
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28/12/2025 Federica Foca' Un vero gioielloInés dell'anima mia, Isabel Allende. Per molti, il Cile è solo un paese lungo e stretto, famoso per la sua produzione di vino e per il fatto di essere attraversato dalle Ande. Tutti conoscono il suo passato recente e ricordano con raccapriccio il terribile colpo di stato che nel '73 ha rovesciato il legittimo governo democratico di Salvador Allende. In pochi, tuttavia, conoscono la storia della fondazione del Cile; ed è un peccato, perché è stata un'avventura affascinante, intrisa delle lacrime e del sangue della manciata di uomini e di donne che vi parteciparono. Per saperne di più, occorre risalire a circa cinquecento anni fa. All'epoca, la spagnola Inés Suárez non era altro che una giovane sartina analfabeta che non aveva mai messo piede fuori di Plasencia, la cittadina in Estremadura dove era nata e cresciuta. Certo, aveva sentito parlare di alcuni uomini temerari che, sprezzanti del pericolo, avevano lasciato la loro casa e soprattutto la loro moglie per andare alla conquista del Nuovo Mondo, una terra lontana e sconosciuta che era stata scoperta alcuni anni prima da un certo Cristoforo Colombo. Prima di cominciare la traversata delle acque insidiose che portavano in quei luoghi tanto remoti, in genere quegli avventurieri dovevano fare fuoco e fiamme per ottenere l'autorizzazione a partire da parte dell'Imperatore Carlo V. Quando ci riuscivano, giuravano alla moglie che presto sarebbero tornati e che avrebbero portato con loro ricchezze inimmaginabili, che avrebbero fatto vivere nel lusso la famiglia per intere generazioni. In realtà, chi partiva in genere era stufo della vita che aveva in patria, e si guardava bene dal tornare. Inés tutte queste cose le sapeva bene. Era giovane, ma non ingenua, e fin da piccola si era fatta un'idea precisa di come funzionavano certi meccanismi. Ma non avrebbe mai pensato che pure suo marito Juan sarebbe salito su una nave che lo avrebbe portato alla conquista del Nuovo Mondo, rendendola una di quelle mogli che erano tali solo sulla carta, ma che in realtà ormai erano sposate con un fantasma. Inés, però, era fatta di tutt'altra stoffa. Non amava più da anni quel donnaiolo e fedifrago di suo marito, che aveva saputo regalarle solo tanto piacere fisico. Tuttavia, anche se nemmeno lei se ne rendeva conto era una donna coraggiosa e indomita, e la condizione di sposa abbandonata non faceva proprio per lei. Così, aveva preso la decisione irrevocabile di andare a scovare Juan là dov'era, ai confini del mondo; e tanto aveva fatto che era riuscita a partire. Quando era salita sulla nave che le avrebbe fatto solcare acque insidiose oltre ogni immaginazione, Inés sapeva che stava andando incontro ad un futuro incerto. Ma non si aspettava certo il modo in cui, una volta arrivata a destinazione, si sarebbe compiuto il suo destino; non lo avrebbe immaginato nemmeno nei suoi sogni più audaci. Sì, perché nel Nuovo Mondo avrebbe contribuito niente meno che alla fondazione del Cile, il paese che le sarebbe entrato nel sangue e che avrebbe amato più degli uomini della sua vita. "Inés dell'anima mia" è un romanzo di Isabel Allende pubblicato nel 2006, interamente basato su fatti storici, approfonditi dall'autrice per ben quattro anni prima della stesura. La grande scrittrice cilena, da sempre innamorata del suo paese e ammiratrice delle donne indomite, ha trovato in Inés Suárez una figura che rappresenta una sintesi di entrambi questi aspetti. Così, l'ha resa protagonista della sua opera, che è un omaggio alla storia del Cile, ma anche un tributo all'audacia senza fine delle donne, che con la loro forza interiore sono in grado di compiere miracoli, anche se oggi come ieri questo viene loro poco riconosciuto dagli uomini. Inés Suárez, di questa forza, ne ha da vendere. È una donna che talvolta conosce la paura, certo. Arrivare ai confini del mondo da sola comporta molti rischi, e non si affronta il pericolo senza che i polsi tremino. Tuttavia, Inés sa sempre come difendersi.
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Italiana : romanzo
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28/12/2025 Federica Foca' Molto belloLa protagonista è Maria Oliverio, detta Ciccilla, che è stata la prima e unica donna a guidare una banda di briganti contro l'esercito regio. Catozzella ha studiato attentamente la documentazione storica riguardante la vita della Oliverio e, pur rimanendo assolutamente fedele alla realtà dei fatti, è riuscito con grande maestria a fare emergere la sua figura in tutta la sua umanità. Il compito di descriverla non era facile, perché Ciccilla ha rappresentato un mito per i suoi contemporanei, che le erano grati per il bene che faceva loro. Eppure, Catozzella ci è riuscito con la bravura di sempre. Ha reso la sua Ciccilla una donna sprezzante del pericolo, amante della giustizia e capace di slanci di generosità verso le persone che le stanno vicino; non le mancano, tuttavia, dei lati oscuri e dei tratti di ferocia che sono alla base delle sue azioni non meno delle motivazioni nobili, che pure esistono. Maria è dunque una donna piena di contraddizioni; in lei, convivono luci ed ombre, paura e coraggio, virtù e malvagità, ed è proprio questo che la rende umana. Non a caso, è molto più valorosa del marito, a sua volta bandito ma buono solo a farla soffrire. A rendere ancora più affascinante la narrazione è lo sfondo della natura calabrese, in particolare dei monti della Sila. È come se quei luoghi aspri, ma a loro modo ospitali, diventassero parte attiva dell'azione, cercando di proteggere la protagonista come possono. È anche per le descrizioni indimenticabili del paesaggio calabrese che "Italiana" è da considerarsi un romanzo da non perdere, frutto della penna di uno scrittore che è diventato una fulgida stella nel firmamento della letteratura del Bel Paese.
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Il libraio di Selinunte
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28/12/2025 Federica Foca' Un gioiellinoIl libraio di Selinunte, Roberto Vecchioni. Le parole sono importanti, anzi; sono tutto. Servono a scambiarsi delle informazioni, certo; ma possono fare molto di più. Attraverso le parole, si possono comunicare sentimenti di affetto e di amore, stabilendo legami che perfino la morte non può nemmeno riuscire a scalfire. Al contrario, una sola parola sbagliata può fare male come una coltellata. Nicolino ha tredici anni, e sulla forza delle parole non ci ha mai riflettuto granché. È un ragazzino come tanti, magari particolarmente timido e sognatore; proprio come accade a quasi tutti i suoi coetanei, qualche volta gli va di studiare e qualche volta no. Se fa il bravo e prende buoni voti, i genitori la domenica lo portano a prendere il gelato nel bar della piazza centrale di Selinunte, lo splendido paese siciliano dove vive. Certo, una volta, a scuola, gli è successo qualcosa di strano. Quel giorno, Nicolino era distratto; invece che ascoltare la lezione, si era messo a fissare incantato il volo di una farfalla. L'insegnante se ne è accorta e gli ha chiesto di ripetere a tutta la classe quello che lei stava spiegando. E allora, il ragazzino ha cominciato a parlare, e le parole gli sono uscite di bocca da sole. Così, si è messo a declamare i sublimi versi di poesia che la docente stava recitando come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Eppure, prima di allora lui quel poema non sapeva nemmeno che esistesse. Certo, Nicolino è rimasto colpito da quell'episodio, ma non gli ha dato importanza più di tanto. È tornato alla sua vita di sempre, fatta di giochi con gli amici, di gelati la domenica e di visite ai superbi templi greci che la fortuna gli ha messo a disposizione facendoglieli trovare vicino casa, raggiungibili senza alcuno sforzo. Così, per un po' la sua vita è andata di nuovo avanti all'insegna della più grande, apparente tranquillità. Fino al giorno in cui Nicolino si sveglia e capisce che, all'improvviso, tutto è cambiato. A Selinunte, ovunque vada, nessuno si ricorda più il significato delle parole. Le persone non sono più capaci di associare dei nomi agli oggetti più comuni; per loro, dire "casa" o dire "cavallo" è la stessa cosa. Addirittura, i suoi concittadini non si ricordano nemmeno più come si chiama il loro amato paese. A Nicolino, però, no, questo non è successo. Lui, il significato delle parole se lo ricorda. Forse perché lui è l'unico ad avere conosciuto l'uomo più brutto e più strano che si sia mai presentato a Selinunte: il libraio. "Il libraio di Selinunte" è un romanzo del grande cantautore, insegnante e scrittore Roberto Vecchioni. È un'opera di poco più di sessanta pagine, che si legge tutta d'un fiato. Al termine della lettura, rimane l'emozione di essersi goduti una storia scritta in modo sublime. Non sono solo le meravigliose citazioni, tratte da alcune tra le più geniali opere letterarie di tutti i tempi, a dare questa sensazione. Il merito è anche dello stile personale di Vecchioni, che racconta la favola di Nicolino scegliendo le parole come sa fare solo chi le ama profondamente, e infatti non ne sbaglia una. Usa solo le espressioni più evocative, poetiche, oniriche, e così il lettore si accorge di essere trascinato in alto dalla loro forza. Le vicende del ragazzino e del libraio, che poi è il vero protagonista, si svolgono dunque come in un sogno; non è un incubo, ma nemmeno un bel sogno. È uno scenario in cui tutto può accadere, anche le cose più strane, e infatti tutto accade; Nicolino non si meraviglia, ma accetta anche gli avvenimenti più assurdi con naturalezza, la stessa con cui accoglie il libraio, tanto brutto fuori quanto ricco di interiorità dentro. Sono le persone come Nicolino ed il libraio, sembra voler affermare l'autore, che possono ancora salvare il mondo. In tempi in cui l'umanità maltratta le parole, usandole senza essere consapevoli del loro significato, per fortuna esiste ancora qualcuno come Vecchioni, che cerca di ricordarcene il senso.
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La sconosciuta della Senna : [romanzo]
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28/12/2025 Federica Foca' Da leggereIl capitano della polizia Roxane Montchrestien, professionista tanto brava quanto scorbutica. Un brutto giorno, i suoi capi decidono di staccare per lei un bel biglietto di sola andata per l'ufficio affari non convenzionali della polizia di Parigi, il classico cimitero degli elefanti dove vengono trasferiti i poliziotti caduti in disgrazia. Certo, lavorare lì è sempre meglio che essere licenziata, come avevano pensato in un primo momento di fare. Ma a Roxane il pensiero di prestare servizio in un reparto dove probabilmente la maggior parte delle chiamate che riceverà saranno di persone che credono di aver avvistato un UFO dà lo sconforto. E pure l'urto dei nervi. Così, quando arriva nel suo nuovo ufficio e capisce che ad assisterla ci sarà solo Valentine, una studentessa della Sorbona che sta preparando una tesi proprio sull'ufficio affari non convenzionali, Roxane non ci mette niente a prendersela con la povera ragazza, che si sorbisce lo sfogo della poliziotta con nonchalance tutta francese. Forse, in cuor suo, la giovane ha capito che ha davanti un cane che abbaia, ma non morde. E infatti, Roxane è irascibile, ma non farebbe male ad una mosca. Inoltre, la capitana è brava nel suo lavoro, ma brava veramente; per lei, essere un poliziotto non è solo un mestiere, ma qualcosa che le scorre nelle vene come il sangue. Non a caso, agli ingranaggi del suo cervello basta poco per mettersi in moto; ed è proprio questo che succede quando accade un fatto bello grosso. Pochi giorni prima di Natale, all'ufficio affari non convenzionali arriva la notizia che hanno trovato una giovane donna che faceva il bagno nella Senna in evidente stato confusionale, vestita solo di un orologio. Ma questo non sarebbe niente; il punto è che la sconosciuta, che nel frattempo è riuscita inspiegabilmente a scappare, ha il DNA di una violinista morta qualche tempo prima. Di fronte ad un evento simile, la poliziotta comincia a dubitare. Se non si può essere vivi e morti allo stesso tempo, quale intrigo si nasconde dietro questa storia che sembra odorare sempre di più di paranormale? "La sconosciuta della Senna" è un giallo del 2020 di Guillaume Musso, scrittore francese famoso ed apprezzato anche in Italia. L'autore, nelle sue opere, si trova spesso ad affrontare tematiche riguardanti il dopo vita, con un approccio aperto alla possibilità che l'esistenza continui in un modo diverso dopo la morte. In "La sconosciuta della Senna" il tema del paranormale è presente, ma non è l'elemento centrale del romanzo, che è incentrato piuttosto sulla risoluzione del mistero che si nasconde dietro l'apparizione e la sparizione della sconosciuta. Così, l'autore mette in scena una sorta di gioco ad incastro, composto da una serie di meccanismi collegati tra loro in modo apparentemente inspiegabile. Ed è immediatamente chiaro che l'enigma possa essere risolto solo da qualcuno capace di rimanere saldo di fronte ad avvenimenti che non sembrano avere una spiegazione razionale. Musso, così, costruisce un'opera estremamente godibile, con una trama avvincente e priva di cali di tensione, tanto da tenere incollati alla lettura pur di sapere come va a finire. In effetti, il grande pregio del romanzo è di non essere per niente scontato, perché niente è come sembra e ogni spiegazione degli eventi è valida, ma anche il suo contrario. Il personaggio della protagonista, Roxane, rimane a sua volta avvolto nel mistero. Della sua vita privata non si sa quasi nulla, se non che è spaventosamente sola, anche se riesce a gestire in qualche modo questa situazione. La poliziotta, tuttavia, ha un lato profondamente umano che tiene nascosto perfino a se stessa, ed è per questo che si accaparra le simpatie del lettore. Sono ben delineati anche gli altri personaggi, come Raphaël Batailley, uno scrittore coinvolto nelle indagini, che nasconde nel suo passato un trauma che pesa come un macigno sulla sua anima. "La sconosciuta della Senna", dunque, è un romanzo assolutamente consigliabile.
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Molto obbligato, Jeeves
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28/12/2025 Federica Foca' Indimenticabile JeevesP. G. Wodehouse, Molto obbligato, Jeeves. Talvolta, il destino beffardo sceglie in modo del tutto arbitrario uno sfortunato malcapitato e si diverte a tormentarlo. Così, accade che un povero milionario, ingiustamente preso in antipatia dalla sorte malevola, si trovi a dover affrontare delle traversie alle quali è del tutto impreparato. Queste tribolazioni possono diventare dure al punto che avrebbero intenerito il cuore perfino del compianto Shakespeare, che non sarebbe arrivato a far struggere così tanto i suoi personaggi nemmeno nella più drammatica delle sue tragedie. Peccato che Bertram Wilberforce Wooster, il trepidante gentiluomo inviso alla sorte di cui si sta parlando, non si ricordi nemmeno uno dei versi immortali dell'esimio Bardo di Avon, che pure è un suo illustre connazionale. Quando il suo inappuntabile maggiordomo Jeeves gli fa una citazione da un'opera del celeberrimo drammaturgo, infatti, ci fosse una volta in cui l'ineffabile Bertie la riconosca. Eppure, c'è stato un tempo in cui il brioso giovane frequentava l'Università di Oxford e allora, che lo volesse o no, qualche manuale di letteratura era stato costretto a sfogliarlo. Ma tant'è; la scarsa famigliarità con Shakespeare non è certo un crimine, e comunque non può costituire un motivo valido per essere bersagliati dal fato avverso. Tanto più che i trascorsi scolastici di Bertie non sono stati sempre insoddisfacenti. Che dire, infatti, di quando il gagliardo gentiluomo, allora zelante studente alla scuola preparatoria Malvern House, ha vinto un premio per la conoscenza delle Sacre Scritture? Sicuramente, i più concorderanno che un giovane di siffatta stoffa si meriti quantomeno un premio anche da parte del Creato. E invece, la sua vetusta consanguinea zia Agatha non fa altro che rimproverarlo, dandogli addirittura dell'invertebrato senza spina dorsale. Per fortuna un'altra sua attempata antenata, la brillante zia Dahlia, gli vuole bene e lo invita spesso a Brinkley Court, la sua residenza estiva. Quando questo accade, lo spumeggiante giovane si gode i piatti prelibati di Anatole, il prestante cuoco francese che sforna pietanze che fanno impallidire di invidia gli stessi dei dell'Olimpo. Stavolta, però, nemmeno la cucina del valente francese può lenire le preoccupazioni di Wooster. Tutto è cominciato quando Ginger Winship, un suo amico fraterno, ha deciso di presentare la sua candidatura alla Camera dei Comuni come conservatore. Fin qui, poco male. Il punto è che la vetusta antenata zia Dahlia ha pensato bene di affidare a Bertie il compito di aiutare l'aspirante deputato nella campagna elettorale. Inizialmente, l'ingrato compito non aveva spaventato più di tanto il nostro, che aveva pensato che sarebbe bastato girare di casa in casa per parlare, a chi avrebbe avuto la bontà di aprirgli la porta, delle mirabolanti imprese di Ginger. Peccato che a rovinare i buoni propositi dell'intrepido gentiluomo sia sputato un registro dove sono ricordati alcuni peccatucci di gioventù di Winship. Niente di così riprovevole, certo; giusto qualche notte passata in cella per le bravate commesse dopo una solenne sbronza. Tuttavia, questo è proprio il genere di spacconate che potrebbero non piacere all'austero elettorato conservatore, e si dà il caso che quel registro, compilato dai membri del "Giovane Ganimede", un'associazione che riunisce i più distinti maggiordomi inglesi, sia finito in mani nemiche, che potrebbero divulgarne il contenuto. E allora, in queste circostanze addirittura così spinose, Bertie si trova a non sapere che pesci prendere. L'unica speranza, come sempre, è che il suo operoso maggiordomo Jeeves faccia qualcosa. Altrimenti, si scatenerà una serie di guai con conseguenze potenzialmente catastrofiche. "Molto obbligato Jeeves" è il nono romanzo che lo scrittore inglese Wodehouse ha dedicato alle strampalate imprese di Bertie Wooster e del suo maggiordomo Jeeves, di cui in quest'opera compare finalmente il nome di battesimo: Reginald.
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Difesa a zona
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28/12/2025 Federica Foca' Viva Kostas Charitos!Difesa a zona, Petros Markarīs. Spesso i poliziotti hanno problemi di cuore. Ed è normale, perché non è facile trovare un partner che sopporti senza battere ciclo le loro continue assenze e, peggio ancora, il loro essere costantemente in pericolo a causa del loro lavoro. Fortunatamente per lui, il commissario Kostas Charitos, responsabile della sezione omicidi della polizia di Atene, da questo punto di vista non ha problemi. È sposato da una vita con Adriana, che sarà pure una brontolona, ma si prende cura di lui come solo chi ama veramente sa fare. E poi, gli cucina degli squisiti peperoni ripieni, di cui Kostas è ghiotto. Peccato, però, che i problemi di cuore Charitos di recente abbia cominciato a averli lo stesso, anche se di un altro tipo. Sì, perché ha avuto un malore che lo ha portato dritto dritto al pronto soccorso, e quel soggiorno forzato in ospedale gli ha lasciato una bella tachicardia come ricordino. Il commissario, tuttavia, non se ne fa un problema più di tanto, visto che quando sente il suo cuore che martella in modo anomalo si guarda bene dal chiamare un medico e prende una compressa di Inderal con la posologia che più gli aggrada. E del resto, con la vita che fa uno scherzetto come la tachicardia è proprio il minimo. Tanto per dirne una, poco tempo prima di sentirsi male Kostas era riuscito finalmente a prendersi una vacanza. Era partito con entusiasmo più della moglie che suo, ma almeno era partito. Destinazione: una splendida isola a distanza di sicurezza da Atene, tanto per sperare di starsene in pace almeno per qualche giorno. Lì, Charitos ed Adriana erano stati ospiti della sorella di lei, altrimenti quel viaggio sarebbe stato impossibile, visto il misero stipendio del commissario. Per qualche giorno, stranamente, sembrava che tutto andasse nel migliore dei modi. Sul finire della vacanza, però, è arrivato puntuale il colpo di scena. Charitos se ne stava bello tranquillo a casa della cognata quando la terra improvvisamente ha cominciato a muoversi, e muoversi di brutto. Per alcuni, interminabili secondi il terremoto è stato talmente forte che ha seminato il panico in tutta l'isola, facendo temere il peggio agli abitanti. Dal canto suo, Kostas non si è scomposto più di tanto. Ha osservato con una certa diffidenza la cognata che si preoccupava del suo salotto color fegato come se fosse un essere umano ed è uscito di corsa da quella casa che tremava come una vecchietta di fronte alla pistola di un rapinatore. Peccato, però, che per Charitos perfino un terremoto a centinaia di chilometri dalla zona di sua competenza rappresenti una fonte infinita di guai. Sì, perché quando la terra ha deciso di fare le bizze, guarda caso, dalle sue viscere è emerso il cadavere di un uomo, e tutto lascia pensare che sia stato assassinato. Charitos, così, viene subito chiamato in aiuto dalla polizia locale, e come sempre non si tira indietro. Naturalmente, dopo questo omicidio ne seguiranno altri, che potrebbero essere collegati al primo. E stavolta, Charitos si troverà a cercare di far luce su un mistero che rischia di essere più impenetrabile della più organizzata delle difese a zona di una squadra di calcio. "Difesa a zona" è il secondo romanzo che lo scrittore armeno-greco Petros Markarīs ha dedicato al personaggio del commissario Kostas Charitos. L'opera è assolutamente all'altezza di "Ultime della notte", la prima della serie, e anzi forse è ancora più riuscita. Il grande mattatore del romanzo, che ruba la scena a mani basse, è sempre lui: il commissario Charitos. Stavolta, si è fatto venire la tachicardia, ma non per questo ha perso il suo smalto. È cocciuto, diffidente ed irascibile come sempre, soprattutto nei confronti di quella santa della moglie. Ma sotto quella scorza da duro nasconde un cuore d'oro, ed è per questo che il suo personaggio conquista il lettore. E poi, Kostas ha un modo di vedere il mondo tutto suo, che lo rende simpatico suo malgrado. Non meno riuscita è la figura di Adriana, la moglie petulant
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L'impermeabile di Kabul
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28/12/2025 Federica Foca' Da non perdereL'impermeabile di Kabul, Tonino Bettanini. Dopo lo sciagurato abbandono dell'Afghanistan da parte degli occidentali, gli abitanti di quel paese martoriato hanno conosciuto un destino più crudele della morte. La sorte peggiore, come quasi sempre accade, è toccata alle donne, alle quali è stata vietata l'istruzione oltre la scuola primaria; per di più, si ritrovano ignobilmente private dei diritti alla libertà di movimento e d'espressione, per non parlare dell'obbligo di portare il velo, pena un altissimo rischio personale. In questo scenario degno di un girone infernale dantesco, un manipolo di donne e di uomini occidentali mette quotidianamente a rischio la propria incolumità per prestare soccorso alla incolpevole popolazione afghana, ridotta allo stremo. Brando Costa, consigliere del Ministro degli Esteri, ha l'onore di essere amico di Matteo Orlando, uno di questi eroi dei nostri tempi. Matteo si è recato in quella terra salgariana seguendo l'esempio di un suo amico, che ci era andato per insegnare a sciare alla popolazione che vive in zone di montagna funestate dalle valanghe; lì, in caso di emergenza saper sciare può fare la differenza tra la vita e la morte. Brando pensa spesso a Matteo con un'amminirazione mista a perplessità, forse perché una parte di lui teme che la propensione al rischio del suo amico prima o poi lo metterà in grave pericolo. Quel che è certo è che, quando gli viene comunicato che Matteo si è messo nei guai, e in guai seri, Brando non cade di certo dalle nubi. A stupirlo, piuttosto, sono le modalità con cui gli viene data quella notizia. Tutto si svolge in modo veloce e a dir poco rocambolesco. Costa se ne sta uscendo da un club dove aveva giocato a tennis, tutto contento dopo una partita andata bene ed un pranzo dove aveva alzato un po' il gomito. In modo del tutto inaspettato, viene fermato da alcuni energumeni che lo costringono a salire su un'auto. Brando pensa subito al più singolare dei rapimenti, e invece no; nulla di tutto questo. Quegli uomini dalla stazza così robusta, infatti, lo trascinano presso l'Ambasciata Americana, dove una funzionaria dal maglioncino celeste gli comunica con voce gentile che il suo amico Matteo è in odore di aver avuto rapporti poco chiari con alcuni talebani. Brando, lontano dal farsi ingannare dall'atteggiamento di falsa cortesia della donna, comincia a sudare freddo, perché ha capito che è in arrivo una valanga di guai non solo per il suo amico, ma anche per lui. E infatti, puntuale come un orologio svizzero arriva la telefonata del Ministro, che gli chiede di fare al più presto le valigie perché deve recarsi immediatamente in Afghanistan per fare chiarezza non solo sulla posizione di Matteo, che al momento risulta disperso, ma anche per occuparsi della sparizione di un altro italiano, il Professor Ferraris. Inizia così l'avventura di Brando, che viene spedito in fretta e furia a compiere un viaggio molto pericoloso, benché sotto l'ala protettiva dell'Unità di Crisi della Farnesina. Al momento, tuttavia, l'Afghanistan è stato trasformato in una polveriera dai talebani, ed il sostegno incondizionato della diplomazia italiana potrebbe non bastare a superare i pericoli che Costa dovrà affrontare. "L'impermeabile di Kabul" è il quarto romanzo con protagonista il coraggioso ed umano Brando Costa, consigliere della Farnesina dotato di un animo nobile. Il personaggio non è altro che l'alter ego del suo creatore, Tonino Bettanini, già storico portavoce dell'allora Ministro degli Esteri Franco Frattini. Il romanzo è una scoperta felice, e non solo per la figura del protagonista, che pure conquista il lettore grazie alla sua grande sete di giustizia e alla voglia di avventura che non lo fa tirare indietro nemmeno di fronte ai pericoli più seri. Infatti, anche gli altri personaggi sono riusciti e ben delineati; oltre a Matteo, il temerario amico di Costa, ci sono l'Ambasciatore Margini, diplomatico tutto d'un pezzo, e Marta Moncada, stimatissimo capo dell'Unita di cris
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Il guardiano della collina dei ciliegi : [romanzo]
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28/12/2025 Federica Foca' Da leggere"Il guardiano della collina dei ciliegi", Franco Faggiani. Le due cose che Shizo Kanakuri ama di più al mondo sono la natura e la corsa. E con il tempo, ha scoperto il modo di godersele al meglio entrambe. Il giovane giapponese ha l'abitudine di andare a correre nei boschi nell'ora in cui la notte sta per cedere il posto al giorno. E lo fa perché sa che è quello il momento in cui comincia uno spettacolo meraviglioso. Subito prima dell'alba, quando il sole si trova ancora dietro l'orizzonte, le cime degli alberi si tingono di color lavanda. E quando poi l'aurora si presenta finalmente in tutto il suo splendore, il mondo assume una pallida sfumatura color cachi. Shizo, di certo, non vuole perdersi le meravigliose opere d'arte dipinte nei boschi dal sole, che chiama "il grande artista del mattino". E mentre contempla quello spettacolo incredibile corre, corre senza mai fermarsi, nemmeno quando il sole è alto nel cielo e i colori della natura non sono più sfumati. Perché per lui, correre è naturale esattamente come respirare; è qualcosa che, semplicemente, non può fare a meno di fare. Il merito dell'abbagliante splendore della natura, per Shizo, è dei kami, entità spirituali che vivono dappertutto, anche nei boschi, e che vanno venerati come meritano. E questo, Shizo lo fa. Se c'è qualcosa che, oltre a correre, il giovane sa fare, è prestare rispetto e onorare, come fa con i suoi genitori e con Mutsuhito, centoventiduesimo imperatore del Giappone. Infatti, Shizo ha accettato di studiare Economia all'università, materia per cui non nutre alcun interesse, perché glielo ha chiesto suo padre. Ed è sempre per senso del dovere che, in seguito, ha acconsentito a partecipare alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Glielo aveva chiesto l'imperatore in persona, e per giunta di fronte ai suoi genitori. Così, Shizo si allena duramente in vista dei giochi olimpici; del resto, per lui la fatica non esiste. Ben presto Jigoro Kano, suo allenatore e futuro fondatore del judo, si rende conto che quel giovane taciturno è veloce al punto da superare tutti i tempi di corsa mai realizzati in precedenza. Shizo, però, non ci bada. Lui si concentra solo sul fatto che gli è stato conferito un grande onore, ma anche una grande responsabilità. Dovrà rappresentare il Paese del Sol Levante di fronte al mondo; questo significa che, alle Olimpiadi, l'onore del Giappone intero sarà nelle sue mani. E i kami non vogliano che qualcosa, durante la gara, vada storto. Perché Shizo non saprebbe proprio come reagire alla vergogna, e non gli resterebbe che la fuga. "Il guardiano della collina dei ciliegi" è un meraviglioso romanzo di Franco Faggiani, scrittore e giornalista milanese che ha lavorato come reporter nelle zone più pericolose della terra. L'opera è liberamente ispirata ad una storia vera, quella di Shizo Kanakuri, un giovane atleta che non è riuscito a portare a termine la sua gara alle Olimpiadi del 1912, sparendo nel nulla sette chilometri prima del traguardo. Dopo questo episodio si sono perse le tracce del giovane atleta, che riappare però cinquant'anni dopo, in occasione di un avvenimento molto particolare. Tale evento ha colpito la fantasia di Faggiani al punto che ha immaginato quella che avrebbe potuto essere la vita di Shizo mentre si nascondeva per la vergogna di non aver portato a termine la gara e ne ha fatto un romanzo, che per molti aspetti è un capolavoro. Innanzitutto, un enorme pregio dell'opera è la figura di Shizo, dotato di una compassione e di un'umanità di cui non è minimamente consapevole, e questo lo rende ancora più grande. La maestria di Faggiani nel descrivere la personalità dei personaggi, tuttavia, non si ferma certo al protagonista. Tutti sono tratteggiati in maniera vivida e credibile, perfino l'imperatore, che appare in un breve cameo. La trama, poi, è coinvolgente e al tempo stesso delicata e commovente, perché l'intento dello scrittore non era di stupire il lettore, ma di farlo emozionare e commuovere.
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Groviglio di vipere
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28/12/2025 Federica Foca' Capolavoro"Groviglio di vipere", François Mauriac. Molte persone, quando sentono che il loro tempo su questa terra sta per esaurirsi, desiderano andarsene in pace, lasciandosi odi e rancori alle spalle. Tuttavia, quando l'animo è infestato da nodi di rancore, aggrovigliati in un allaccio inestricabile, neanche la certezza della fine imminente riesce a scioglierli. È questo il caso di Louis, un uomo di sessantotto anni la cui salute è malferma al punto che passa quasi tutta la giornata rinchiuso nella sua stanza. Sa di avere i giorni contati, ma questa consapevolezza non addolcisce l'astio che prova nei confronti della moglie Isabelle e dei figli; al contrario, lo rafforza. Sì, perché il suo più grande rimpianto è stato quello di non essersi mai sentito amato dai familiari, colpevoli, dal suo punto di vista, di essergli stati vicino senza mai conoscerlo veramente e, soprattutto, senza mai concedergli un briciolo d'amore. Così Louis, circondato dalle quattro mura della sua stanza, passa il tempo a rimuginare e ad escogitare il modo più crudele di vendicarsi di Isabelle, dei figli e perfino dei nipoti. Certo, in cuor suo riconosce di essere stato il primo a non aver mai brillato per affetto nei confronti dei suoi parenti; in passato, sembrava che gli interessasse solo di accumulare soldi. È stato un avvocato affermato, un principe del Foro famoso in Tribunale perché non perdeva una causa, e grazie alla sua carriera di denaro ne ha accumulato davvero tanto. Questo ha significato trascurare moglie e figli, ma a suo giudizio era inevitabile, e comunque nessuno di loro lo amava, quindi non meritavano il suo tempo. In passato, a dire il vero, c'era stato qualcuno che gli aveva voluto bene per davvero: la madre, che lo venerava come un dio sceso in terra. Louis, tuttavia, che in vita sua non aveva desiderato altro che di essere oggetto di affetto, non aveva saputo ricambiare quello della madre, forse perché lo dava per scontato; e comunque, lei lo soffocava. La verità è che, all'epoca, quello che lui desiderava veramente era l'amore di una donna, che si prendesse cura di lui e gli fosse fedele. Per un solo, breve momento della sua vita Louis aveva pensato di esserci riuscito: quando si era fidanzato con Isabelle, che lo amava, anche se lo dimostrava con la timidezza che era tipica di lei. In quel periodo, Louis aveva assaporato a piene mani la felicità, scoprendo quanto è dolce il suo sapore. In seguito, però, lei gli aveva confessato di essere stata costretta a lasciare un suo primo fidanzato, malato di tisi. In Louis, il tarlo della gelosia era stato tale da fargli decidere che Isabelle non fosse sincera con lui. L'aveva sposata lo stesso, ma ormai il loro rapporto si era guastato. La stessa cosa è successa con i figli che ora, da adulti, passano tutta la giornata a cercare il modo di farlo interdire per non essere diseredati. Louis, dalla sua stanza da letto, non si perde una parola di quei discorsi, che quelle persone che sono sangue del suo sangue non si sono nemmeno dati la pena di fare in privato. Così, si sente ribollire di rabbia. Ma il sapore della vendetta non sempre è dolce come si crede. "Groviglio di vipere", pubblicato nel 1932, è l'opera più famosa di François Mauriac, scrittore vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1952. Il romanzo è scritto in forma di lettera aperta di Louis alla moglie e rappresenta una sorta di confessione, densa di accuse alla donna che, a suo giudizio, non aveva saputo amarlo. I veri protagonisti del romanzo, così, diventano i sentimenti e i pensieri di Louis, che ripercorre le tappe più importanti della sua vita secondo il suo punto di vista, riuscendo finalmente a confessare l'immenso dolore che si porta dentro per non essere stato la persona che avrebbe voluto. Così, quest'uomo all'apparenza arido e preoccupato solo dei soldi svela la sua interiorità complessa e travagliata, come è naturale per qualcuno che nel cuore nasconde un "groviglio di vipere".
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