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28 ottobre - 1 dicembre 2020

Biografie e memorie: segnalazioni dal catalogo del patrimonio della biblioteca Vaccheria Nardi. Rubrica del mercoledì

Artemisia, romanzo scritto, poi perduto nel ’44 tra le macerie della seconda guerra mondiale (“Se penso alle pagine distrutte”, dice Banti), poi riscritto nel 1947, è l’irata, sprezzante e insieme vitale voce che Anna Banti (scrittrice e saggista complessa e poliedrica) dà alla pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, “una delle prime donne che sostennero una parità di spirito fra i due sessi”.
Banti ci racconta di Artemisia, stuprata ancora giovanissima dal suo maestro di Prospettiva, e del pubblico processo che ne seguirà. Ci racconta del rapporto con il padre pittore Orazio, amato e temuto, del marito sposato per vantaggio e poi perso con reale dispiacere, della figlia, della «scuola di pittura e accademia di disegno» da lei fondata a Napoli.
Ma soprattutto Banti racconta, fra documenti storici e biografici, «per quante forme, per quanti modi diversi possa esprimersi il dolore di una intattezza violata» fino ad arrivare, come sottolinea Fausta Garavini nell’introduzione al libro, a un’epifania che si trasforma in catarsi: “Ma io dipingo, scopre Artemisia, risvegliandosi: ed è salvata.”

Anna Banti, Artemisia, Mondadori, in Romanzi e racconti, I Meridiani, Mondadori, 2013