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giovedì

3

giugno

Occhio al territorio: Parco archeologico di Ostia Antica

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maggio

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giugno

Occhio al territorio: Parco archeologico di Ostia Antica

21 maggio - 3 giugno 2021

Rubrica di approfondimenti

Il Parco Archeologico di Ostia Antica con i suoi 170 ettari è il Parco Archeologico più esteso d’Europa e comprende oltre agli Scavi di Ostia, il Castello di Giulio II, la Necropoli di Porto all’Isola Sacra ed i Porti Imperiali di Claudio e Traiano.                                                                                               

Come testimonia il suo nome (da ostium, “foce”), l’antica città di Ostia deve la sua esistenza alla vicinanza del Tevere e del mare. Un tempo, infatti, prima della rovinosa alluvione del 1557, il corso del fiume era assai diverso dall’attuale e costeggiava il lato nord dell’abitato, mentre ora ne tocca solo un breve tratto a ovest. Ed anche il mare, anticamente, era molto più vicino di oggi alla città.

Secondo la tradizione, il re di Roma Anco Marzio fondò Ostia nel 620 a.C. per sfruttare le saline alla foce del Tevere e controllarne l’accesso. Probabilmente un antico insediamento era già presente, ma di fatto Roma non esisterebbe senza Ostia e, viceversa, Ostia non  sarebbe stata così fiorente senza Roma. Certo è che l’importanza del sale e la posizione strategica della città,  trasformarono l’antico castrum, nato nella seconda metà del IV secolo a.C. a difesa della foce, in una grande colonia marittima. Un vero e proprio porto fluviale  ed il principale emporio mercantile della capitale.

Alla fine dell’età repubblicana, Ostia era già un prospero centro commerciale cinto da mura nelle quali si aprivano gli ingressi al centro abitato, convenzionalmente noti come Porta RomanaPorta Laurentina e Porta Marina. Nel II secolo d.C., Ostia divenne sempre più florida e popolosa (alcune stime parlano di 50.000 abitanti), e ospitò molteplici attività economico-commerciali legate ai vicini Porti Imperiali di Claudio e Traiano. Risalgono a questo periodo la sistemazione del Foro e del Capitolium (tempio principale della città) e la costruzione di thermaehorrea (depositi granari), scholae (sedi per associazioni professionali) e insulae (grandi caseggiati d’affitto per tutti coloro che si trovavano in città per lavoro).

Dalla metà del III secolo d.C., quando la navigazione del fiume divenne difficile e piena di ostacoli, molte attività commerciali furono trasferite a Porto. Dalle fonti letterarie si apprende che Ostia, a metà del VI secolo d.C., appariva abbandonata e isolata e la via Ostiense, non più percorsa abitualmente, ormai inselvatichita.

Ma l’importanza di Ostia è inestimabile perché la città ha continuato a vivere fino alla tarda antichità e ci restituisce la conoscenza della vita di una città romana, per i secoli che a Pompei si sono purtroppo perduti, a causa dell’eruzione del 79 d.C. , Ostia fu per tutta la durata dell’età imperiale la “porta di Roma”, verso la quale convergevano i traffici marittimi di merci e persone. La multiculturalità di Ostia è ben evidente in alcuni monumenti, primo tra tutti il Piazzale delle Corporazioni, vero e proprio crocevia di genti ed etnie. Sui  suoi mosaici pavimentali sono scritti i nomi delle genti provenienti dai principali porti dell’attuale Francia (Narbonne), Spagna (Tarragona, Cadice) e Africa mediterranea (Cartagine) che a Ostia avevano propri uffici e sedi corporative. Come spesso accade, insieme alle merci, viaggiavano idee, tecnologie e nuovi culti religiosi che arrivavano dalle sconfinate regioni dell’Asia e dell’Africa. La vocazione cosmopolita della città è perciò testimoniata anche da diversi culti di origine orientale: dalla Magna Mater Cibele di origine Frigia, all’Iside Egiziana, fino al culto misterico di Mitra, di ascendenza persiana.

Per questa sua vocazione multiculturale il  Parco Archeologico di Ostia antica è stato insignito poco più di un anno fa con  il Marchio del Patrimonio Europeo (clicca qui)

 

      

 

Si potrebbe parlare per anni delle meraviglie degli scavi di Ostia Antica, ma ci limiteremo a darvi dei brevi cenni sul Mulino del Silvano, uno dei luoghi toccati dalla breve videopasseggiata  proposta.

Sono numerosi gli edifici destinati all’immagazzinamento del grano, ma anche alla sua trasformazione e alla vendita dei prodotti derivati. Il grano, infatti, rivestiva un ruolo di grande importanza all’interno dell’economia e della società ostiense.  Lo sviluppo demografico, economico e urbanistico di Ostia, dall’età repubblicana alla tarda età imperiale, è strettamente legato al ruolo che svolse come punto di approdo e smistamento delle importazioni di grano che raggiungevano Roma dalle province del Mediterraneo occidentale.

Non tutto il grano che veniva immagazzinato ad Ostia era tuttavia destinato a sopperire ai bisogni dell’Urbe, come attesta la presenza di numerosi depositi di minori dimensioni e, soprattutto, dei mulini e delle panetterie (pistrinae) con forni e botteghe annesse. Particolarmente ben conservato è il Mulino del Silvano, che sorgeva lungo via dei Mulini, di fronte ai Grandi Horrea ed era a questi direttamente collegato. In questo impianto, che ha avuto una continuità di vita di circa due secoli,  avveniva  l’intero ciclo di lavorazione del grano, dalla sua riduzione in farina all’impasto e alla cottura del pane. Tutto ciò è attestato dalla presenza di macine,  vasche per impastare e  un grande forno per la cottura, oltre a  botteghe destinate alla vendita al dettaglio del pane prodotto. Molto interessanti sono le macine, costituite da due elementi in pietra lavica, quello inferiore di forma conica la meta e quello superiore a forma di clessidra il catillus, che veniva fatto girare grazie alla trazione animale, come documentato da un realistico rilievo fittile proveniente dalla Tomba 78 della Necropoli di Isola Sacra e conservato nel Museo Ostiense. In questo edificio oltre alle attività produttive e commerciali è documentata anche una vocazione cultuale attestata dalla presenza del così detto Sacello del Silvano (divinità dei boschi)

La disastrosa rovina del  Mulino del Silvano si deve ad un incendio. Le fonti antiche, infatti, descrivono edifici romani che, in città, raggiungevano anche 7 piani, rendendo ostico l’eventuale intervento dei pompieri. A causa del fuoco crollarono i piani superiori dell'edificio, sigillando i pochi oggetti sfuggiti alle fiamme, tra cui numerosi bronzetti che furono portati alla luce da Guido Calza intorno al 1913 e che ora sono custoditi nei Depositi Ostiensi

Queste provvidenziali macerie, hanno custodito per 1.600 anni una collezione eterogenea, composta da raffigurazioni di divinità e di animali in miniatura, ritratti, lampade e appliques decorative, destinate ad abbellire mobili e letti lignei. Potrebbe trattarsi di arredi domestici provenienti dal crollo di un appartamento residenziale posto ai piani alti, oppure, visto il numero e la varietà di oggetti, potrebbero essere pertinenti a un’officina per la lavorazione dei metalli.

Il Parco Archeologico di Ostia Antica è quasi interamente visitabile dal 27 aprile, ma ha prodotto e produce numerosi contributi visibili on line, come i video di PlayOstia (di cui si riportano il programma ed i link) e le rubriche Eppur si espone e Ostia racconta

 

Ecco il programma completo dei video della prima stagione di PlayOstia:

 31 marzo - Le Terme di Nettuno 

 

7 aprile - Le Terme del Faro 

 

14 aprile - L'insula delle Muse

 

21 aprile - Il Castello di Giulio II 

 

28 aprile - Il Servizio di Antropologia  

 

Il Parco, nella lingua dei segni

 

Videopasseggiata: clicca qui

Video  L’insula del soffitto dipinto

Foto : clicca qui 

 

Per i video e le foto si ringraziano:

 @La mia Ostia di  Aldo Marinelli

@Parco archeologico di Ostia Antica

 

(Ins. 21/05/2021-Don.Zap.)

 

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