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Occhio al territorio: Lorenzo Viani

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Occhio al territorio: Lorenzo Viani

5 - 18 novembre 2021

Ribrica di approfondimenti

 

          


Non tutti sanno che Ostia conserva nella Caserma del IV Novembre,  le ultime opere di Lorenzo Viani,  pittore, incisore, scrittore, poeta e giornalista italiano di grande talento, nato a Viareggio nel 1882 e morto proprio qui ad Ostia il 2 novembre del 1936.  Anarchico e ribelle,  sempre dalla parte dei poveri e dei ‘derelitti’, che rese protagonisti dei suoi quadri più potenti, Lorenzo Viani è stato uno degli artisti toscani più interessanti del ‘900. 

Trascorse gli anni della sua infanzia nella Villa Reale di Viareggio, in quanto suo padre era al servizio di Don Carlos di Borbone e fino a che il padre ebbe questo lavoro le condizioni familiari di Lorenzo furono abbastanza tranquille. Frequentò la scuola elementare, ma solo fino alla terza classe, perché insofferente a ogni forma di disciplina. Quando il padre fu licenziato dal servizio presso i Borbone, la famiglia Viani  sperimentò sulla propria pelle la povertà e la  miseria, condizione umana che non era sconosciuta al giovane Lorenzo, poiché egli, a causa del suo carattere ribelle e introspettivo, passava molto del suo tempo girando per i boschi e la spiaggia della darsena viareggina, luoghi che rappresentavano uno spettacolo quotidiano di miseria e di squallore.

Nel 1893 venne messo a lavorare nella bottega del barbiere Fortunato Primo Puccini, dove restò come garzone per diversi anni. Questo mestiere lo avvicinava quotidianamente alla gente più disparata e gli permise “un apprendistato anatomico” del tutto particolare, lui stesso dice: “prima di averli disegnati questi visi acciabattati … li ho mantrugiati”. E così Lorenzo si formò in una maniera del tutto personale e indipendente da qualsiasi schema, fino a quando non conobbe, proprio nella bottega del barbiere, il pittore Plinio Nomellini che lo incoraggiò ad iscriversi all’Istituto di Belle Arti di Lucca, dove frequentò più o meno tre anni di lezioni, dal 1900 al 1903. Gli anni lucchesi sono anche segnati dalla politica, ed insieme ad un gruppo di anarchici Lorenzo conobbe anche l’arresto ed il carcere; Lorenzo, di temperamento ribelle e generoso, contestatario e pieno di contraddizioni, fu utopisticamente anarchico e laicamente cristiano.

Sempre Nomellini intorno al 1901,  lo aveva portato nello studio fiorentino di Giovanni Fattori  e così  nel 1904 Viani venne ammesso alla Scuola libera del nudo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze dove il Fattori insegnava “figura” e contemporaneamente frequentò anche il suo studio; questi mesi fiorentini furono molto stimolanti per gli utili insegnamenti e  per gli incontri con diversi personaggi. Nel 1908 andò a Parigi dove ebbe modo di vedere le opere degli impressionisti, visitò la retrospettiva di Van Gogh e incrociò anche, tra gli altri, Picasso e Matisse. Questo suo primo soggiorno a Parigi, dove restò più o meno un anno (gennaio 1908, primavera 1909), fu un viaggio a lungo desiderato, positivo per le esperienze fatte e per i personaggi artistici conosciuti, ma  anche denso di difficoltà economiche, di miseria e solitudine.

Tornato a Viareggio militò negli ambienti anarco-socialisti versiliesi e si dedicò alla pittura in una stanza nello stabile della Dogana. Gli anni che vanno dal 1911 al 1915 furono ricchi di lavoro e di viaggi in occasione delle mostre Personali tenutesi in parecchie località d’Italia.

Scoppiata la guerra, nel 1916, tentò di arruolarsi senza successo, a causa dei suoi trascorsi anarchici e riuscì a partire per il fronte solo nel 1917;  partecipò a varie imprese belliche e venne congedato nel 1919. In questi tre anni, nei pochi momenti di tranquillità, continuò incessantemente a disegnare, dipingere e illustrare. Negli anni successivi fu criticato per aver tradito i suoi precedenti anarchici, ma nel ’24 così rispose ad Ugo Ojetti: “L’anarchia? Ma c’è stata la guerra e io l’ho fatta tutta, sa, in linea … Per essere anarchici bisogna credere nella bontà dell’uomo, ma quando s’è fatta, vissuta, veduta, toccata la guerra e gli uomini in guerra, chi può credere più nella bontà dell’uomo?” Tuttavia l’allontanamento, mai definitivo, dalle scelte anarchiche si manifestò con gradualità, forse anche a causa di tanti equivoci, tra cui indubbiamente, gli equivoci stessi del primo fascismo che potevano far scambiare la prepotenza fascista per spirito rivoluzionario.

Il 2 marzo del 1919 si sposò con Giulia Giorgetti e si trasferì a Montecatini, dove la moglie lavorava come maestra elementare. Nel 1920 e 1921 nacquero le sue due figlie Mila ed Ornella, mentre suo figlio Franco nacque nel 1923: sono di questo periodo i teneri ritratti di bambini intenti a scrivere e a studiare.

Nel 1928 incominciarono i primi attacchi di asma, malattia che purtroppo, con alti e bassi, non lo abbandonerà più. Lorenzo era in un momento felice della sua carriera, era diventato un artista conosciuto in tutta Italia e le sue esposizioni erano luogo di incontro irrinunciabile per un pubblico colto ed internazionale. Nel 1933 a causa dell’aggravarsi della sua malattia, che ormai da lungo tempo lo aggrediva furiosamente, fu costretto ad un lungo ricovero presso i Sanatori di Nozzano, in provincia di Lucca. La sua attività in questi mesi bui di sofferenza non si interruppe, ma anzi una numerosa produzione di disegni testimonia questo periodo. Da qui raggiungeva il vicino ospedale psichiatrico di Maggiano, diretto dallo stesso professore che lo curava: i malati di mente attraevano Viani alla stessa maniera di quanto lo attraevano i derelitti di Viareggio. Sono personaggi al limite, che vivono in uno stato di incoscienza totale e senza nessuna prova d’appello: la malattia li rende dimenticati, indifesi e proprio per questo meritevoli di maggiore attenzione.

Nel 1936 gli vengono commissionate le pitture per il Collegio "IV Novembre" di Ostia, appena costruito per accogliere gli orfani dei marinai. Soffrendo di asma, Viani accetta volentieri perché necessita di aria marina, ma anche perché si può dedicare ad uno dei suoi temi preferiti: il mare, il mare che sa di pesce, di fatica e di dolore. Arriva ad Ostia in ottobre ed in poco più di venti giorni completa le opere che devono essere pronte per l’inaugurazione prevista per il 4 novembre.
Il 21 ottobre, nella sua ultima lettera alla moglie scrive:"Che vita faccio? La vita del signore...Ostia è bella, ariosa, moderna, incantevole... A Ostia dormo come una marmotta, un flugello; l'asma è quasi sparita. Oh che sogno! …Che allegria, che gioia, che vita …", ma,  dopo un lavoro frenetico e senza sosta di parecchi giorni, non farà in tempo a partecipare all'inaugurazione perché colpito da un forte attacco d'asma. Il 2 novembre, il giorno successivo al suo 54º compleanno, il viareggino indomabile e generoso muore ad Ostia stroncato da un collasso cardiaco. Il 3 novembre la salma ritornerà a Viareggio in un plebiscito collettivo di affetto e  rimpianto.

Espressionismo, gusto dei Primitivi, Simbolismo, Nabis, le principali tendenze della pittura europea del periodo, si fondono nell’arte di Viani. I suoi quadri sono cupi, spietati, disperati, mostrano un’umanità allo sbando ma che possiede un’epica personale, una forza che la riscatta dalla condizione di indigenza in cui vive. Sono dei sopravvissuti alla guerra, alla povertà e questo li rende “eroici”. Questa epopea quotidiana viene evocata dall’artista con una sua intima drammaticità, con un segno aspro ed essenziale, con un disegno penetrante ed abbreviato, con un cromatismo scabro, giocato sui toni bassi delle terre e delle ocre e, talvolta, con qualche accensione dei colori primari.

Le opere all'interno del Collegio sono 8: la "Madonna dei Marinai" (500x250cm), i "Velieri nella tempesta" (245x215cm), "Lungo il molo" (200x165cm), "L'approdo" (405x250cm), Poesia "Il Porto", "Paranze sul mare" (200x165cm), "Il tellinaro" (185x174cm), "Il Porto".

Non si tratta di affreschi, perché Viani non stende i colori sull’intonaco ancora fresco in modo che essi asciugandosi restino incorporati nella malta, ma adopera la tempera, i cui colori possono essere agglutinati con tuorlo d’uovo, colle animali, gomma arabica. La scelta della tempera con il suo grande potere coprente e la possibilità di asciugare in fretta, favoriva la rapida esecuzione permettendo al Viani di lavorare con impeto ed assecondando l’urgenza creativa della sua ispirazione. Quasi sicuramente adoperò come agglutinante la gomma arabica, producendo un effetto quasi a guazzo delle pitture. Il disegno veniva eseguito direttamente sulle pareti con rapidi schizzi di carboncino prima e di tempera poi, senza operazioni preparatorie, senza quadrettature, senza cartoni realizzati nella stessa dimensione della pittura da eseguire, per trasferirla successivamente sulla parete  ricalcandone le linee con una punta di metallo, oppure con il metodo dello spolvero. L’impianto generale ed i dettagli venivano eseguiti “in diretta” a mano libera; si è servito solamente di un filo per battere l’andamento prospettico dei due moli della “Madonna dei Marinai”.

 

La Madonna dei Marinai (500x250cm), propone il pericoloso rientro di un veliero durante una tempesta, mentre le donne dei marinai con i loro figlioletti si raccomandano alla Vergine Maria, sfolgorante di colori. Sotto un cielo foriero di sciagure  lo spazio sembra dilatato in altezza dai caratteristici fanali a traliccio ed in profondità dall’andamento prospettico dei due semplici moli e dalle due paranze, in alto a destra, che lottano contro la furia delle onde per non finire sugli scogli o arenarsi. Nel gruppo delle donne sul molo di destra, particolarmente grave e solenne è l’atteggiamento della madre in primo piano: quasi una figura sacrale, una Maestà del Duecento dalle linee dolci ed austere.

 

 

 

In Velieri nella Tempesta (245x215cm), c’è l’atmosfera instabile delle giornate di libeccio, quando le onde del mare e le nuvole nel cielo sono gonfiate dalle violente raffiche di questo tipico vento umido di sud ovest. Lo spazio è scandito dalla diversa distanza e posizione dei tre velieri ed emergono solo i particolari del sartiame e le figure dei pescatori.

 

   

Un’atmosfera di fatalità e rassegnazione impregna  ogni elemento dell’opera “L’approdo” (405x250cm), dove, tra le figure in primo piano, il giovane mozzo biondo pare avesse i tratti somatici del suo amato figlio Franchino. “Il Tellinaro” (185x174cm), che incede sulla sabbia con il rastrello e tutti gli altri attrezzi per la pesca, si presenta più come un disegno, con qualche labile campitura color ocra ed un segno che a tratti si intensifica o si affievolisce, ma risulta comunque un’opera armoniosa e vitale.

In tutte queste opere la limitata varietà dei colori dominata dalle terre e dalle ocre naturali, con intensità ora calde ora fredde della stessa gamma cromatica,  non è una povertà di mezzi, ma l’espressione di uno stile sicuro e raffinato. Inoltre le pitture murali del Collegio di Ostia sono importanti perché sono un compendio di una vita dedicata all’arte e all’impegno umano e sociale e perchè, a differenza di altre,  sono sicuramente datate; Viani infatti non datava quasi mai le sue opere ed è risultato spesso molto difficile stabilire l’epoca della loro effettiva esecuzione.

 

Redatto da Mariagrazia Pirrone

 

Per i video e le immagini si ringrazia @La mia Ostia di  Aldo Marinelli

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(Ins. 04/11/2021-Don.Zap.)

 

 

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