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Occhio al territorio : l'edificio postale di Ostia e le sirene ritrovate
Approfondimenti

L’originale della statua di Napoleone Martinuzzi fu trafugata negli anni ’50 e successivamente fu distrutto anche l’impianto della fontana e parte dei rivestimenti. Nel 1995 l’architetto Massimo Fazzino, che ha curato l’ottimo restauro dell’edificio, si e recato a Venezia presso gli artigiani che hanno realizzato le opere, per cercare di reperire i materiali originali dei rivestimenti ed in un vecchio magazzino, dove gli eredi dello scultore custodiscono il suo archivio, ha ritrovato il calco in gesso della statua, dal quale è stata realizzata una seconda copia identica all’originale che ora è al suo posto nella fontana.
Ti consiglio di leggere “ Il restauro della fontana dell’edificio postale di Ostia Lido: Napoleone Martinuzzi, le arti decorative muranesi e l’architettura postale di Angiolo Mazzoni” di Massimo Fazzino, con una ricca bibliografia
Angiolo Mazzoni, ingegnere capo delle Ferrovie dello Stato, attuò numerosi interventi in tale ambito (Stazioni ed edifici ferroviari ) nelle maggiori città italiane: Firenze, Messina, Milano, Roma nonché numerosi edifici pubblici, tra i quali spiccano gli edifici postali di Grosseto, Sabaudia, Latina, Palermo, Trento e Ostia.
Architetto di stile e correnti eterogenee, concepisce ad Ostia, una delle sue prime opere di carattere futurista. Proprio in quegli anni, infatti, lo stesso architetto insieme al Marinetti compose e pubblicò: “Il manifesto futurista sull’architettura aerea” entrando così a far parte della direzione della rivista di critica architettonica "Futurismo-Sant’Elia".
Il portico, esposto a Sud, con vasca a cielo aperto è interamente rivestito di travertino ed offre, durante la stagione estiva, una piacevole sensazione di refrigerio per il pubblico e nella stagione invernale, protegge l’ingresso alle sale della sportelleria. Le colonne sono rivestite di mattoni fatti a mano nelle fornaci di Cecina, posati ad ottagono ed a piani sfalsati e ricordano le cortecce dei pini marittimi, molto diffusi a Ostia o, come dicono taluni, i fusti delle palme, in ricordo delle conquiste coloniali. Esse producono un gioco di pieni e di vuoti, di luci e di ombre che destò l’interesse dello stesso Marinetti, il quale era solito visitare l’opera nei diversi momenti della giornata proprio per ammirare gli effetti di luce che questa produceva.
L’illuminazione notturna è affidata ad una serie di lampade in rame con due bulbi in vetro di Murano che danno sul lato esterno luce bianca e su quello verso la vasca luce azzurra.
Per le immagini si ringrazia @ArchiDiap
Per il video si ringrazia @La mia Ostia di Aldo Marinelli
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Bibliografia generale
- Sant'Elia n.68, giugno 1934, e n. 72, settembre 1934.Architettura, marzo 1935
- L'Architettura, n. 232, febbraio 1975; Angiolo Mazzoni (1894-1979).
- Carlo Severati, L'Architettura, n. 209, marzo 1973, e numeri 231-34, gennaio-aprile 1975.
- Architetto in Italia tra le due guerre, Grafis, Bologna 1984, pp. 63–64 e 187-88.
- Giorgio Muratore e Massimiliano Vittori, Angiolo Mazzoni (1894-1979). Architetto futurista in Agro Pontino, in Quaderni del Novecento, Latina, Novecento, 2000, ISBN 978-88-96243-06-0.
- AA.VV., Angiolo Mazzoni (1894-1979). Architetto ingegnere del ministero delle comunicazioni, in Architettura, Losanna, Skira, 2003, ISBN 978-88-8491-465-1.