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Occhio al territorio: la via Severiana

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Occhio al territorio: la via Severiana

22 ottobre - 5 novembre 2021

Rubrica di approfondimenti

La via Severiana attraversa la Pineta di Castel Fusano per circa 5 km. e numerosi tratti di basolato sono ancora visibili all’interno del Parco Urbano. La via prende il nome da Settimio Severo, che la fece lastricare nel 198-209 d.C.; fu costruita probabilmente su un antico tracciato, infatti la zona costiera era servita da vari sentieri polverosi che partivano dalle vie Laurentina e Ostiense, giacché, sin dall’età imperiale, il litorale a sud di Ostia, fu interessato  da un intenso popolamento. Era infatti scelto dai romani benestanti per godere dell’”otium” e dei piaceri della campagna e del mare e, Plinio il giovane, nell’epistola all’amico Gallo (II, 17) così lo descrive: “Il lido è ornato di ville che ora si susseguono ininterrotte, ora distanziate: danno l’impressione che si tratti di molte città”. Ma è solo in età severiana (III secolo d.C.), che la zona costiera venne interessata dalla costruzione di una via trasversale che collegava Porto a Terracina e che permetteva di far arrivare la calce necessaria per la manutenzione del Porto, dai Monti Lepini fino ad Ostia. Due iscrizioni ritrovate a Castel Fusano  parlano della via Severiana: una  descrive i restauri del ponte, confine tra i territori degli Ostiensi e dei Laurentini, attraverso il quale la via superava il canale dello Stagno (attuale canale dei Pescatori), ad opera degli imperatori Carino e Numeriano, e l’altra descrive le costruzione di argini presso Ardea, voluti da Massimino e Massimo, per difendere la costa dalle mareggiate. Da quest’ultima informazione osserviamo che la via Severiana, attualmente distante dal mare 2 km al confine Nord Ovest e 1200 metri al confine Sud Est, al tempo della sua costruzione era la strada litoranea. La via, oltre ad essere funzionale al Porto di Roma, divenne  ben presto anche comodo accesso alle numerose ville che i nobili romani si erano fatti costruire come residenza estiva vicino alla città e al mare.

 

LA VILLA DI PLINIO

All’interno del Parco Urbano di Castelfusano, a pochi metri dalla Via Severiana e dal mare, troviamo una rilevante emergenza archeologica, la cosidetta  Villa di Plinio. La villa erroneamente così chiamata, è costruita su un  terrapieno ed è circondata da magnifici lecci. La sua particolare posizione, permise di attrezzare la zona per la caccia alle palombe, motivo che le ha dato il nome di  Villa della Palombara.

   

Il complesso rinvenuto nel 1713 era stato identificato, sulla sola base di dati di carattere topografico, con la villa posseduta e descritta da Plinio il Giovane (61-114 d.C.) nella lettera indirizzata all’amico Gallo (Epistulae, II, 17), il Laurentinum, ma il problema della sua identificazione non è stato mai completamente risolto. Tale attribuzione, nonostante la datazione delle strutture sia compatibile, non è stata infatti confermata dalle analisi dell’orientamento e di altre caratteristiche dell’edificio eseguite nel primo scavo scientifico del 1933 e successivamente alla fine degli anni ’80. Le strade descritte da Plinio e le distanze indurrebbero piuttosto ad identificare la villa, tanto decantata all’amico, in un’area all’interno della tenuta presidenziale. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe dunque della villa dell’oratore Ortensio (114-54 a. C.), che fu pretore di una flotta romana durante le guerre macedoni. Della villa, oggetto di scavi clandestini fin dal Settecento, oggi rimane ben poco, le campagne di scavo poi,  iniziate nel 1700 su richiesta dei Musei Vaticani e successivamente ad opera del comune di Roma, l’anno spogliata degli arredi marmorei.

  

I resti archeologici si riferiscono ad una villa di tipo marittimo con nuclei distinti di notevole estensione e completa di muro di cinta che risulta pressoché continuo tranne che nel lato verso il mare dove presumibilmente doveva essere collocato originariamente l’ingresso principale. Il mare è oggi distante 600 mt. ma allora doveva essere molto più vicino. I resti delle mura sono ancora in buono stato forse perché protetti dalla vegetazione, mentre ben poco rimane del porticato. Al centro dell’impianto si estende un grande peristilio di età giulio-claudia a pianta quadrangolare con lati di circa 40 mt. Il quadriportico si può localizzare facilmente grazie all’arco in laterizio riedificato negli anni Trenta, unico elemento che spicca in elevazione nella parte pianeggiante del complesso. Diversi sono gli ambienti disposti lungo i bracci del quadriportico, tra i quali: uno rettangolare con pavimento a mosaico bianco e nero, forse un triclinio, ed uno absidato.         

 

 

Un quartiere residenziale è posto ad est su un’ampia piattaforma elevata di circa due metri rispetto al peristilio, si riconoscono resti di muri in opera reticolata e frammenti di pavimenti musivi in bianco e nero. A sud–ovest, ad una quota più alta del quadriportico, si estende un impianto termale, dove l’acqua veniva attinta dal sottosuolo per mezzo di una ruota idraulica. L’impianto è dotato di una vasca circolare per bagno caldo, ma l’ambiente più notevole presenta una pavimentazione a mosaico in bianco e nero del 139 d.C. con la raffigurazione di Nettuno col tridente su un  carro trainato da due ippocampi, tra pesci, crostacei e cavalli marini.                 

      

 

La Sovraintendenza Comunale, negli anni ’90, ha condotto degli scavi nella zona sud-orientale del quadriportico e recentemente le ricerche sono state riprese allo scopo di definire meglio la planimetria della villa ed una più sicura attribuzione di tutto il complesso. Questi studi sono stati fondamentali per conoscere tutte le fasi costruttive, da quelle iniziali, che sono state confermate, a quelle più tarde, che sono continuate fino alla costruzione di una basilichetta paleocristiana.  A circa 7/8 metri a nord-est del muro di cinta, a ridosso della Via Severiana, troviamo infatti i resti della Chiesola, a navata unica, costruita in mattoni, con abside in opera listata.                                                         

 

   

Attualmente purtroppo è chiusa al pubblico.

Redatto da Mariagrazia Pirrone

 

Per i video e le immagini si ringrazia @La mia Ostia di  Aldo Marinelli

Foto

 

La via Severiana

 

Villa di Plinio col drone

 

(Ins.22/10/2021-Don.Zap.)

 

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Occhio al Territorio