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Occhio al territorio: il corbezzolo
Rubrica di approfondimenti
Fiori e frutti di stagione nella nostra macchia mediterranea: il Corbezzolo
In Odi ed Inni, Giovanni Pascoli scriveva così del Corbezzolo:
i bianchi fiori metti quando rosse
hai già le bacche, e ricominci eterno,
quasi per gli altri ma per te non fosse
l’ozio del verno;
Grazie al nostro clima mite nella macchia troviamo numerose fioriture anche nel tardo autunno. Una di queste è lo splendido Corbezzolo con centinaia e centinaia di fiori, che resistono fino all’inverno, ha infatti la singolarità di presentare sullo stesso ramo contemporaneamente fiori e frutti dolcissimi. I suoi frutti impiegano un anno intero a crescere e maturare e, mentre acquistano il loro brillante colore, la pianta produce nuovi fiori che assicureranno i frutti per l’anno successivo. Questa non è la sola contraddizione di questa pianta: il suo legno di colore bianco rosato o rosso scuro prende fuoco rapidamente in caso di incendi, ma anche se è praticamente distrutto nella parte aerea, in poco tempo risorge dalle sue radici e colonizza velocemente, prima di altre piante, le aree incendiate. Continuamente presente nelle arti figurative per il suo valore decorativo e la sua forte simbologia, era spesso associato all’eternità, proprio per il suo continuo vivere e riprodursi.
I suoi frutti hanno nomi diversi in ogni regione: sono detti cerase di mare nelle Marche, rusciolo in Puglia, cuccumarra nel Lazio. Sul corbezzolo nelle ore più calde del giorno possiamo ammirare vari insetti intenti ad impollinare tra cui i bombi e le api che approfittano della fioritura autunnale prima di avviarsi al riposo. Viene prodotto così un raro miele che già Virglio ed Orazio chiamavano “l’amaro miele sardo”, dal profumo intenso e pungente adattissimo per confezionare le buonissime seadas.
Ci sono molte simbologie legate a questa pianta le cui fronde venivano usate per preparare i letti funebri degli eroi e veniva considerata una pianta “cacciastreghe” e “scacciadiavoli” sia nell’antichità che nel Medio Evo. E perfino nell’Età Moderna il Corbezzolo è stato incluso tra le erbe di S.Giovanni, festa legata alla magia ed ai riti esoterici, per via della grande simbologia solare legata a questo giorno così vicino al solstizio: si raccoglievano erbe magiche , si preparavano decotti e pozioni e si bruciavano nei falò le erbe vecchie.
In questa stagione tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno, nella macchia mediterranea si può ancora osservare la fioritura dell’erica multiflora con i piccoli fiori rosa che resistono per moltissimi giorni, le bacche rosse del pungitopo, i frutti del mirto e del lentisco. Nei punti più soleggiati e riparati dal vento il rosmarino mostra la sua magnifica fioritura azzurrina, mentre nelle parti più fresche del bosco mediterraneo troviamo ancora qualche ciclamino.
La macchia mediterranea riprende l’attività vegetativa con le prime piogge autunnali, la sospende nel periodo più freddo dell’inverno anche se in alcune zone, dove le temperature non scendono mai sotto lo zero, l’attività vegetativa continua fino all’arrivo della siccità estiva che rappresenta il periodo critico per questo ambiente.
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Ogni pianta esaminata oltre alle caratteristiche proprie della specie vegetale ci fa scoprire un enorme bagaglio di storia, miti, tradizioni, ma anche usi pratici farmacologici e gastronomici cresciuti a poco a poco intorno ad essa. Per questo tali piante ci appaiono come “divine creature”
Per i testi e le immagini si ringrazia @Cyberia
Per il video si ringrazia @La mia Ostia di Aldo Marinelli