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Occhio al territorio: Colonia marina "Vittorio Emanuele"
Rubrica di approfondimenti
Da Colonia marina a biblioteca pubblica
La biblioteca Elsa Morante si trova all’interno del fabbricato della ex Colonia Marina Vittorio Emanuele III. E’ un luogo affascinante ed è l’unica biblioteca di Roma con vista “delfini”.
Proviamo a ripercorrere la sua storia: il primo Ospizio Marino di Ostia fu progettato dall’architetto Piacentini nel 1920 ed era situato sul lungomare di ponente. L’Ospizio era una costruzione in cemento armato che aveva all'interno refettori, cucine, sale di svago e due camerate per un totale di 80 posti letto per ospitare i ragazzi per i quali era previsto anche il pernottamento. L'impianto era completato da due grandi capannoni con il tetto in paglia, che servivano a dare riparo ai ragazzi che effettuavano solo la colonia diurna. Quattro autobus partivano ogni mattina da Porta San Paolo a Roma, per accompagnarli alla colonia e riportarli la sera al punto di partenza. Questo edificio fu distrutto dai tedeschi nel dicembre del 1943; nei primi anni '50 venne poi ricostruito quello tutt’ora esistente che, fino ad una decina di anni fa, ha ospitato l'ufficio tecnico del Municipio. Già nel 1925, dopo pochi anni di attività, il piccolo ospizio era diventato insufficiente per rispondere alle pressanti esigenze sanitarie della popolazione romana in continua crescita e fu quindi necessario edificare un nuovo fabbricato idoneo a rispondere alle esigenze di salute psico-fisica dei bambini di Roma soprattutto relativamente alla profilassi antitubercolare. Esso fu localizzato, come il precedente, nel settore di ponente di Ostia Lido, quello meno ambito sul piano immobiliare, poiché destinato dal Piano Regolatore a quartiere popolare. Sebbene la grandiosa costruzione confermasse il fondamentale ruolo sociale delle colonie profilattiche, la sua collocazione decentrata, lontana dagli impianti balneari di lusso già costruiti o in via di realizzazione nella più ricca zona dei “villini signorili”, poneva i loro frequentatori abituali – gli aristocratici, i ceti più abbienti e le alte gerarchie politiche – lontani da sgradite interferenze, accentuando la separazione fra le classi.
Il progetto di una grande colonia profilattica per l’infanzia fu dunque affidato all’architetto Vincenzo Fasolo, i lavori iniziarono nel 1927 e terminarono nel 1930. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 24 gennaio 1932, alla presenza della Regina Elena, con il nome di "Ospizio Marino e Colonia Profilattica Vittorio Emanuele III". A causa della forte esigenza di posti, fu comunque utilizzato sin dal 1931 con una capienza ridotta, nonostante il cantiere non fosse ancora terminato. Molte volte è stata riportata l'erronea convinzione che la colonia fosse un dono della famiglia Savoia al Comune di Roma; invece è l'esatto contrario: fu commissionata dal Governatorato di Roma e intitolata, vista la coincidenza del 25° anno di regno del sovrano, a Vittorio Emanuele III Re d'Italia.
Se nel grazioso ma piccolo padiglione piacentiniano i bambini potevano godere i benefici delle cure elioterapiche a turno e solo per brevissimi periodi, nell’edificio di Fasolo, molto più grande e dotato di tutti i servizi, la permanenza poteva essere a tempo indeterminato, fino a che fosse stata necessaria. Attraverso questi presidi sanitari, l’Ufficio di Igiene del Governatorato, cercava di realizzare un’efficace profilassi antitubercolare. Erano ammessi solo bambini nelle cui famiglie c’erano casi di tubercolosi polmonare in corso, in modo da sottrarli al contagio; prima del loro ingresso venivano sottoposti ad accurate visite, per accertare che non fossero essi stessi contagiosi. Potevano soggiornare fino a che non fosse scongiurato il pericolo di contrarre il morbo in famiglia e a dodici anni venivano trasferiti in altre apposite strutture. I bambini ricevevano pasti abbondanti (quattro volte al giorno); potevano studiare e svolgere un’intensa attività fisica oltre a godere i benefici dei bagni di mare e di sole e l’aria salso-iodica della spiaggia di Ostia, seppure fossero costretti a fare coreografie celebrative del regime ben visibili dall’alto quando il Duce sorvolava il litorale.
Fasolo sfruttò l’enorme lunghezza del lotto per creare un complesso a sviluppo lineare composto da due corpi funzionalmente e volumetricamente distinti. Nel settore di levante (Est), su quattro piani, si trovavano gli ingressi , gli uffici, i refettori, la cappella, e gli altri ambienti di supporto alle numerose attività che si svolgevano nella colonia (aule scolastiche, un salone per le feste, il museo, la biblioteca e gli alloggi per il personale di servizio). Nell’area di ponente (Ovest) erano collocate le altre funzioni tra le quali i dormitori e i relativi servizi (lavanderia, impianto di riscaldamento, docce collettive, un piccolo teatro, quattordici saloni destinati a dormitori - con 30 letti ciascuno, lavabi e vaschette per il pediluvio degli ospiti della colonia). La colonia poteva ospitare fino a 420 bambini dai 5 ai 12 anni di età, suddivisi in 14 camerate da 30 letti ciascuna. Separati e distanti dagli altri ambienti, ai piani alti, si trovava l’infermeria e la sala di isolamento. Per facilitare lo spostamento dei ragazzi dalla colonia al mare, fu costruito un sottopasso, ancora esistente, che li portava direttamente sulla spiaggia. Il costo totale, previsto per il progetto iniziale, fu di lire 12.500.000.
La tipologia costruttiva dei due blocchi denota la chiarezza dell’impianto dettato dall’articolazione delle varie funzioni che caratterizzano gli spazi architettonici. Nel blocco orientale si riconosce una disposizione di matrice conventuale: i vari ambienti si articolano intorno ad un cortile centrale, come nell’antico chiostro dei monasteri; molto interessante l’ala dei refettori , formata da due corpi di fabbrica disposti a 90°, imperniati su un vestibolo quadrato con l’angolo esterno smussato che funge da cerniera tra i due padiglioni. Il blocco di ponente ricalca invece le tipologie ospedaliere, ed in particolare quelle dei sanatori: è composto da un lungo corpo di fabbrica a due piani più il seminterrato, disposto parallelamente al mare, sul quale si innestano i quattro padiglioni dei dormitori, con la caratteristica configurazione a “pettine”. I blocchi dei dormitori sono rivolti a sud e dotati di ampi finestroni per godere al massimo del soleggiamento.La particolare destinazione d’uso della colonia – sicuramente molto meno impegnativa sul piano della monumentalità e delle forti connotazioni simboliche richieste dal precedente Palazzo del Governatorato (1924-1926, sempre su progetto di Vincenzo Fasolo) – consentì al progettista di concentrarsi maggiormente sugli aspetti distributivi e funzionali del progetto, anche se da alcuni dettagli architettonici non può sfuggire il suo gusto eclettico.
Dal 25 settembre 1943, dopo solo undici anni di attività, la colonia Vittorio Emanuele cessò per sempre di svolgere la funzione per la quale era stata concepita nell'ambito del piano sanitario voluto dal Governatorato di Roma. Fu infatti occupata dalle truppe tedesche che erano di stanza ad Ostia e dopo il conflitto, abbandonata e parzialmente distrutta, rimase inattiva fino al 1950, quando divenne un collegio per ospitare bambini delle famiglie bisognose di Roma. Nel 1983 venne definitivamente chiusa l’attività di assistenza e per molti anni fu utilizzata solo parzialmente (succursale di due scuole superiori , uffici comunali, centro anziani, mensa Caritas).
Nel 2001, a seguito di una ristrutturazione con recupero di una parte della colonia (fondi del Giubileo 2000), venne inaugurata la biblioteca Elsa Morante, collocata nel settore di ponente in un area di circa 2000 mq.: gli spazi ampi e luminosi e l’affaccio sul mare caratterizzano le sale lettura di questa sede e la rendono un luogo ricco di fascino e bellezza. Il resto dell’edificio è attualmente occupato dalla mensa della Caritas, dall’Ufficio Tecnico del Municipio X, dall’Ostello Litus e da un Centro socio abitativo.
Redattrice: Maria Grazia Pirrone
Per i video e le foto si ringrazia @La mia Ostia di Aldo Marinelli e @sottoalmare.it
(Ins.17/06/2021 - Don.Zap.)