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Occhio al territorio: Architettura moderna a Ostia, il Kursaal

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Occhio al territorio: Architettura moderna a Ostia, il Kursaal

2 - 15 luglio 2021

Rubrica di approfondimenti

Durante il secondo conflitto mondiale numerosi stabilimenti balneari di Ostia furono fatti saltare in aria dalle truppe tedesche, preoccupate che potessero costituire una testa di ponte per lo sbarco degli alleati lungo il litorale. Nel dopoguerra quindi, dopo aver provveduto allo sminamento dell’arenile, si ricostruirono gli impianti distrutti ed altri furono progettati ex-novo. I nuovi progetti furono  previsti soprattutto sul lungomare verso Castelfusano, facilmente raggiungibile da Roma attraverso il prolungamento della ferrovia Roma-Ostia e grazie all’apertura della via Cristoforo Colombo.

Deriva da questo ambizioso programma il Kursaal: lo stabilimento balneare che ebbe l’incarico di progettare il giovane architetto Attilio Lapadula nel 1950. Esso doveva  rappresentare quanto di più moderno, elegante e signorile fosse possibile realizzare nell’Italia del Dopoguerra. Il suo carattere innovativo venne compreso e apprezzato ed il Kursaal divenne presto uno dei simboli della rinascita di Ostia e del boom economico a Roma grazie all’inconfondibile sagoma del suo trampolino e alle lussuose attrezzature che lo elessero, per molti anni, la meta marina preferita dalle personalità dello spettacolo e della politica.

Il progetto del Kursaal si colloca anche all’interno di una serie di iniziative imprenditoriali che vedono, nella candidatura dell’Italia a ospitare le Olimpiadi del 1960, un possibile ritorno economico. La committente, società Kursaal spa, intendeva quindi realizzare uno stabilimento balneare dotato di attrezzature per il tempo libero e lo svago, ma anche idoneo allo svolgimento di regolamentari attività sportive. Lapadula disegnò un moderno complesso che prevedeva la sistemazione dell’arenile e delle aree verdi, una sala ristorante, le piscine (una delle quali olimpionica di 50x22 mt. alimentata con acqua di mare e completa di trampolino, tribune, e spogliatoi a rotazione), campi da tennis ed alcune cabine in muratura.


                                                                                                                                                                                                                                                        

Anche l’architettura doveva essere  “moderna”, con ardite soluzioni strutturali: venne quindi data grande enfasi alla sala ristorante, che costituisce il cuore dell’impianto, ed al trampolino della piscina.

   

La rotonda del ristorante dotata di  copertura “a fungo” autoportante, con raggio di 7,30 mt. è sorretta da un unico pilastro centrale. Verso il mare la sala è chiusa da una vetrata ritmata da pilastri perimetrali dai quali spicca una pensilina aggettante di 4,20 mt. mentre una fascia vetrata chiude l’asola tra la copertura e i pilastri perimetrali più bassi. Lapadula volle che il suo progetto fosse eseguito dal noto ing. Pierluigi Nervi. Un grande rapporto di amicizia legava Attilio LapadulaPierluigi Nervi, ingegnere già famoso a livello internazionale. Il cemento armato era il suo materiale preferito e Lapadula gli affidò il suo progetto, consapevole che il contributo di Nervi non si sarebbe limitato al puro calcolo strutturale. Nervi infatti, impegnato in una continua sperimentazione finalizzata ad ampliare la libertà progettuale, a contenere i costi e i tempi di costruzione e a svincolarsi dai condizionamenti delle casseforme, aveva elaborato il sistema della prefabbricazione strutturale. Si trattava, in breve, di assemblare speciali elementi prefabbricati in cantiere, integrandoli tra loro con un getto in opera per dare vita a superfici piane o curve costituite da suggestivi reticolati di nervature di cemento armato.

                                                                                                                                                                      

Anche il trampolino, altro elemento portante del progetto, assunse, nella versione definitiva una geometria spettacolare. Un’ardita struttura, alta 10 mt., di forma circolare, irrigidita da nervature che, rievocando la lettera K dell’alfabeto, sostenevano le piattaforme per i tuffi. Nella versione realizzata, venne così esaltato il ruolo promozionale assunto dal trampolino: vero e proprio allestimento scenografico  scelto spesso per sequenze cinematografiche.

Il trampolino è l’altro manufatto nel quale Nervi applicò il ferrocemento, un materiale messo a punto dall’ingegnere e brevettato nel 1943. Esso è composto da leggere reti metalliche, sovrapposte in più strati e integrate da ferri di piccolo diametro, sulle quali viene premuto a mano un impasto cementizio di qualità:  presenta ottime caratteristiche di elasticità e resistenza e non richiede l’impiego di casseforme. Nel trampolino, il ferrocemento rivestiva una robusta ossatura metallica sulla quale il materiale era stato modellato a mano per assumere le esili e diverse sezioni delle membrature.

                                                                                                                                                                                                                                                

Purtroppo interventi di consolidamento furono presto necessari sia per la sala ristorante, nel 1951, sia per il trampolino, nel 1956. Quest’ultimo, purtroppo, tradirà le aspettative di durata e nel 1974 verrà demolito.

Oggi, la rotonda ha recuperato il suo aspetto originario (eccetto che nel colore),mentre il trampolino, ricostruito nelle stesse forme in legno lamellare, appare fortemente appesantito.

Per i video e le foto si ringrazia @La mia Ostia di  Aldo Marinelli

Redatto da Maria Grazia Pirrone

 

(Ins. 26/06/2021-Don.Zap.)

 

 

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