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sabato

20

ottobre

L'ultimo spartito di Rossini

L'ultimo spartito di Rossini

20 ottobre 2018 ore 18:00

Presentazione con accompagnamento musicale

Sabato 20 ottobre dalle ore 18 apertura straordinaria della Biblioteca Vaccheria Nardi per un pomeriggio dedicato a Gioachino Rossini per i 150 anni dalla morte.

A celebrare il famoso musicista saranno tre donne: Simona Baldelli, scrittrice e attrice, Sara Matteo, pianista, Michela Varvaro, soprano.

L’ultimo spartito di Rossini edito da Piemme è il romanzo omaggio di Simona Baldelli a uno degli uomini più grandi della storia della musica, in occasione dell’anno rossiniano. Il libro si avvale di una rigorosa documentazione storica, costruita attraverso materiali pubblicati, e carteggi autografi messi a disposizione dall’Archivio della Fondazione Rossini di Pesaro.

Sara Matteo al pianoforte e Michela Varvaro accompagneranno la presentazione del libro eseguendo alcuni brani delle Soirées musicales, canzoni per voce e pianoforte musicate da Gioachino Rossini tra il 1830 e il 1835 e pubblicate nel 1835 (La promessa - L'orgi - L'invito - La gita in gondola - la danza).

Il libro

Siamo a Passy, a poca distanza da Parigi, nei primi giorni del novembre 1868. Gioachino Rossini ha appena subito un’operazione e sta attendendo una seconda, con la quale il professor Auguste Nelaton spera di rimuovere il tumore. Accanto a sé ha Olympe Pellisier, la seconda moglie, famosa ex modella e cortigiana, amante,fra tanti, del pittore Horace Vernet e dello scrittore Honoré de Balzac. Rossini si è confinato da più di trent’anni in un lungo e doloroso silenzio lavorativo, raramente interrotto da serate musicali private, in compagnia di amici e artisti come List, Wagner, Ricordi, fra gli altri.

Cos’era accaduto, nella vita e nell’animo del più grande compositore di tutti i tempi, venerato a livello mondiale? Perché il silenzio, l’esilio dalle scene e dal mondo?

La biografia del musicista pesarese è degna del più rocambolesco romanzo d’avventura, da povero a ricchissimo, da rivoluzionario repubblicano a conservatore, ma sempre pronto allo sberleffo verso l’ordine costituito. Da dandy impenitente, frequentatore delle più raffinate alcove europee quanto dei più infimi bordelli, da cui ricavò, non ancora quarantenne, la gonorrea che l’avrebbe accompagnato per sempre, alla castità da lui chiamata “fermo celibato”. Si contano circa mille donne nel catalogo amoroso di Rossini, un elenco degno del Don Giovanni mozartiano, le ricche signore si intrufolavano a forza, nude, nel suo letto. Le ragazzine lo rincorrevano per strada per tagliargli un lembo del vestito e si contendevano le litografie dei suoi ritratti.

Lord Byron era disperato perché il musicista gli aveva strappato il ruolo di personaggio più famoso del momento. Francesco Borbone lo venerava, Metternich ne cercava la compagnia. Vincenzo Monti, Nicolò Paganini, Massimo D’Azeglio ne condividevano la tavola e le scorribande. Si era destreggiato fra giacobini e papalini. Era stato subissato di fischi e portato in  trionfo in tutta Europa, la sua fama era giunta fino alle Americhe.

Aveva osservato, con cinismo crescente, i cambi di potere, casacche e servilismo, nell’alternarsi di francesi, austriaci, spagnoli, papi re. Era stato precursore degli ideali del Romanticismo, pur contrastandolo. Aveva assistito alla nascita del Risorgimento, anelando però che nulla mutasse. Aveva anticipato mode e costumi anche se il progresso lo terrorizzava.

La sua vita era stata un vortice frenetico, ma lo spaventava la velocità. Passò un intero viaggio in treno, fra l’Italia e la Polonia, barricato nello scompartimento, ansimando e piangendo, in preda a crisi cardiache. Vide il proprio corpo, vero oggetto di culto all’epoca, disgregarsi nei rivoli di numerose, devastanti, patologie.

E soffrì il rapporto, idealizzato, complicato, complesso, ossessivo, con la madre, onnipresente nei pensieri e nelle attenzioni, e l’assenza e la mancanza del sostegno paterno negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, voragine che non sarebbe mai

riuscito a riempire. Un’esistenza complessa, un crescendo di emozioni, gloria e polvere, sempre alla ricerca di quella consacrazione assoluta, da parte della critica musicale del tempo, che gli sfuggì per un soffio, in vita.

Un’esistenza sempre sotto i riflettori, esibita, amplificata dalla lente d’ingrandimento di numerosi biografi, molti dei quali scrissero calunnie e falsità. A partire da Stendhal, di cui Rossini disse “Un francese, qualche tempo fa, scrisse la mia biografia e si spacciò per mio amico, ma anche quella biografia è piena di assurdità e invenzioni più o meno nauseanti”.

L’ultimo spartito di Rossini non è perciò l’ennesima biografia romanzata di Rossini, pur basandosi interamente su fatti realmente avvenuti, ma il tentativo di ripercorrere e comprendere, attraverso il ricordo delle vicende, nell’avvicinarsi della morte, i motivi che ne causarono la depressione, le fobie, le allucinazioni di cui soffrì e, nell’età adulta, lo esclusero dal mondo.

Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Si diploma come attrice alla Scuola di Teatro di Bologna e lavora in numerose compagnie in Italia e all’estero, occupandosi anche di regia e drammaturgia. Ha lavorato a lungo come speaker ed autrice di programmi radiofonici. Cura numerosi eventi di cultura e spettacolo, Festival teatrali e cinematografici sia per Enti Pubblici che soggetti privati. Il suo primo romanzo, Evelina e le fate (Giunti 2013) è stato finalista Premio Italo Calvino e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Il tempo bambino (Giunti 2014), è stato finalista Premio Letterario Città di Gubbio. Nel 2015 ha pubblicato La vita a rovescio (Giunti), un romanzo ispirato alla storia vera di Caterina Vizzani (1735) – una donna che per otto anni vestì abiti da uomo. Il romanzo ha vinto nel 2017 il Premio Letterario Caffè Corretto - Città di Cave - VII Edizione.

Sara Matteo

Pianista Nasce a Roma, dove si diploma in pianoforte e in Musica da Camera presso il Conservatorio di S. Cecilia, perfezionandosi poi con Massimo Pradella, Eugenio Bagnoli e Sasha Bajcic, da cui ha appreso i principi della “scuola russa”. Vincitrice di molti concorsi pianistici e di numerosi premi, svolge intensa attività concertistica sia in veste di solista che in formazioni da Camera. Importanti sale da concerto la vedono spesso protagonista: Palazzo Barberini, la Sala Baldini di Roma, il Centre S. Louis de France, il teatro “Filippo Marchetti” di Camerino, la Fondazione Cini di Venezia, il teatro del Casinò di Sanremo, il Palazzo de’ Nobili di Catanzaro, Palazzo Riario di Ostia antica, Palazzo Firenze, l’Accademia d’Ungheria, Castel Sant’Angelo. Ha inciso per Radio Vaticana ed è stata ospite di molte trasmissioni televisive. E’ spesso chiamata a far parte di Commissioni di giurie in concorsi pianistici nazionali e internazionali. Piu’ volte ospite della manifestazione internazionale “ Flautissimo” all’Auditorium “Parco della musica”, il suo nome si accompagna ormai da anni a quello dei più noti flautisti italiani, tra i quali Michele Marasco, Andrea Oliva e Paolo Taballione. Ha suonato per rassegne prestigiose tra le quali “Suona francese” e per il festival “Severino Gazzelloni”. Il premio internazionale “ Valentino Bucchi” l’ha vista spesso partecipe nel ruolo di pianista collaboratore, sia per gli strumenti ad arco che a fiato. Nel 2006 ha ottenuto con il massimo dei voti la laurea di II livello presso il Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Da Gennaio 2015 riveste il ruolo di maestro collaboratore al pianoforte presso il Conservatorio “A. Casella “ de L’Aquila. E’ Direttore artistico della Scuola di musica “Anton Rubinstein”, che ha fondato nel 2003. All’amore per la musica affianca ormai da molti anni l’amore per la narrazione, scrivendo testi per l’infanzia ispirati alle musiche dei maggiori musicisti del passato al fine di rendere il più fruibile possibile partiture che altrimenti risulterebbero ostiche ai più piccoli. Tutte le sue opere sono state rappresentate moltissime volte riscuotendo sempre grande successo di pubblico.

Michela Varvaro, soprano di Guidonia (RM). Inizia gli studi musicali a 10 anni e ben presto si focalizza sullo studio del canto, seguita da maestri del Teatro dell’Opera e dell’Accademia Santa Cecilia di Roma. E’ diplomata con lode al triennio di canto lirico presso il conservatorio "A. Casella" dell'Aquila e sempre con il massimo dei voti ha ottenuto il diploma di secondo livello, presso il conservatorio “G. Verdi” di Milano.

Nel 2016 ha debuttato nel ruolo di Rosina nell’opera Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nella manifestazione “I Cantieri dell’Immaginario” a L’Aquila. Durante il percorso di studi ha avuto modo di studiare il repertorio operistico con maestri quali Rolando Nicolosi e Daniele Agiman. Ha eseguito come soprano solista il Requiem di Mozart, il Requiem di Fauré, la Petite Messe Solennelle di Rossini, il Requiem di Rutter, il Gloria di Vivaldi.

Partecipa attivamente alle stagioni concertistiche del GAM (Giovani Amici della Musica) e si occupa del recupero del repertorio di compositori tiburtini dal '500 ai giorni nostri.
Nel 2016 ha avuto il privilegio di cantare da solista con la Nie Er Symphonic Orchestra diretta dal M° Nick Hu per l’apertura de    ll’Expo di Kunming (Yunnan, Cina). Ha tenuto concerti al Saint John’s College e al King’s College in Cambridge (UK), nel castello di Chabenet nel Berry (Francia), in  Norvegia, in Cina (nei teatri di Suzhou, Shanghai  e Pechino). Ha partecipato a masterclass di musica vocale da camera con i maestri Beata Szebesczyk, Erik Battaglia, Luisa Prayer e Valentina Coladonato.
E’ attualmente vocal coach presso l’accademia MIA - Musical Inside Academy, centro di formazione presso il teatro Lo Spazio di Roma.