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febbraio

L'Olocausto raccontato attraverso i fumetti

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febbraio

L'Olocausto raccontato attraverso i fumetti

29 gennaio - 25 febbraio 2021

Consigli di lettura

La rubrica di questo mese è dedicata al Giorno della Memoria e a come questo tema sia declinato nel mondo dei fumetti e delle graphic novel.

 
 
di Ari Folman
GEDI - 2018
 
Iniziamo con un classico, Il diaro di Anne Frank, qui proposto in un adattamento che sintetizza la vicenda storica, mantenendo intatto e anzi potenziato il portato emotivo e comunicativo del racconto. La proposta di una edizione a fumetti del Diario era partita direttamente dall’ Anne Frank Fonds (associazione benefica fondata a Basilea dal padre della ragazza, Otto Frank), allo scopo di continuare a "tutelare la memoria storica e il messaggio di speranza racchiusi nel libro”. I destinari sono stati individuati nei due autori già noti per il fumetto e il film Valzer con Bashir : Ari Folman (regista del film) figlio di ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz e David Polonsky ( art director del cortometraggio e illustratore del fumetto) un israeliano di origine russa. 
I due autori hanno quindi una investitura importate e impegnativa, che portano a termine con successo, realizzando una graphic novel coinvolgente che dimostra come il fumetto possa essere anche un ottimo mezzo di divulgazione e allo stesso tempo una grande espressione artistica.
 
 
 
 
 
 
di Palacio, R. J.
Giunti - 2020
 
Continuiamo presentando la graphic novel della scrittrice R. J. Palacio, alias Raquel Jaramillo , diventata famosissima per il romanzo Wonder .
I protagonisti di questa storia vengono dai personaggi di Wonder e con quella storia hanno un legame non solo narrativo ma anche di contenuto “morale”: la discriminazione delle differenze. A raccontare il suo passato di giovane ebrea francese perseguitata, è Sara la nonna di Julian, il ragazzino che nel romanzo della Palacio bullizzava il protagonista affetto da una grave deformazione fisica. La chiave di lettura della storia è la capacità di riconoscere e imparare dai propri errori e, come in Wonder, ancora una volta la scrittrice fa appello alla gentilezza come valore e strumento di convivenza tra gli uomini.
 
Pur non essendo un’opera particolarmente innovativa, questa graphic novel ha il pregio di coinvolgere i lettori più giovani, già catturati con le storie della serie Wonder, stimolandoli a riflettere su temi fra loro legati, il razzismo, la guerra, le discriminazioni e dà anche spunti per parlare di diritti, comportamento e gentilezza:come dice la nonna a Julian, "ci vuole sempre coraggio per essere gentili, ma all'epoca, la gentilezza poteva costarti la vita".
 
 
 
 
 
 
di Howard Chaykin
Play Press - 2000
 
Facciamo ora un salto in tutt’altro contesto, quello dei supereroi del mondo americano. Nella loro lotta contro l’Odio, l’Ingiustizia e il Male, spesso vi è un riferimento, più o meno esplicito, al nazismo e alla seconda guerra mondiale, non solo come rievocazione storica, ma anche in riferimento al contesto sociale attuale.
Uno di questi è il Batman di Chaykin. L’autore ci mostra l’America degli anni ‘30, in cui la xenofobia, il razzismo e l’antisemitismo stanno prendendo il sopravvento, con connotazioni che non sono poi così lontane dalla deriva nazionalsocialista che sta dilagando in Europa.
Il personaggio di Bruce Wayne, in questa “storia alternativa”, è un Batman anomalo, figlio di due medici uccisi dalla polizia perché avevano curato un anarchico; indossa così la maschera per cambiare e salvare il suo paese, deciso a ergersi paladino di ebrei, neri, omosessuali, protettore di tutte le minoranze che non hanno voce per farsi sentire.
 
 
 
 
 
 
 
di Art Spiegelman
Einaudi - 2000
 
Concludiamo con una delle prime e più importanti graphic novel sul tema della Shoah che si aggiudicò, per la sua originalità e potenza comunicativa, il premio Pulitzer ne 1992.
 
Maus è opera complessa, articolata su due piani temporali: da una parte la biografia di Vladek Spiegelman, il padre dell’autore sopravvissuto ad Auschwitz, che attraverso il racconto al figlio continua a rimanere vivo nella memoria, così come era riuscito a sopravvivere alla guerra e ai campi di sterminio; dall'altra, e quasi contrapposta, l'autobiografia dell’autore nella New York di fine anni Settanta che analizza il suo rapporto con un padre così severo, autoritario e opprimente da essere il perfetto stereotipo dell’ebreo, quasi un’altra persona rispetto ai suoi racconti. E tuttavia questa narrazione dei ricordi paterni è proprio la via per ricucire il rapporto filiale di affettività e comprensione.
 
Nel raffigurare la storia dell’olocausto, Spiegelman ricorre ad animali antropomorfi, rappresentando gli ebrei come topi, proprio come erano descritti dalla propaganda nazista, ma cambiandone di valenza il significato. Questa rappresentazione dei protagonisti però non elimina la crudezza dall’opera che al contrario restituisce un racconto vivido e realistico che si tramanda da padre in figlio. Il risultato è un'opera capace di commuovere, senza retorica e con una rispettosa e umana ironia.
 
 
 

 

[26/01/2021]