giovedì
19
settembre
“La sfida della libertà. Gli anni americani, 1943-1949” di Rachel Bespaloff
Presentazione del libro
La sfida della libertà. Gli anni americani, 1943-1949. Opere, volume secondo di Rachel Bespaloff
A cura di Claude Cazalé Bérard, Cristina Guarnieri e Laura Sanò
Castelvecchi, 2024
Interviene Nadia Fusini
Nell’agosto del 1942 Rachel Bespaloff sbarca a New York: inizia così il suo esilio americano, attraversato da una profonda nostalgia per la Francia. Alla patria perduta sono dedicati gli scritti raccolti in questo secondo volume delle opere: una lunga lettera d’amore indirizzata alla cultura francese, culla di valori inalienabili quali onore, coraggio, nobiltà. Charles Péguy, Georges Bernanos, Antoine de Saint-Exupéry, nonché i maestri del classicismo tragico Racine e Corneille sono i testimoni di un umanesimo che Bespaloff considera l’unico antidoto alla barbarie nazista che pervade l’Europa. Mentre il Vecchio Continente sprofonda nel «culto dell’orgoglio» delle mistiche nazionali, Bespaloff riflette su un’altra idea di appartenenza, elaborando un’originale posizione sionista. Gli orrori del conflitto mondiale impongono una domanda radicale: quanto conta la saggezza costruita dall’Occidente «nelle situazioni in cui l’uomo perde la facoltà di sentirsi uomo, in cui si trasforma in un oggetto superfluo, votato alle distruzioni meccaniche»? Meditando sul mistero dell’opera artistica e poetica, capace di imprimere una forma al caos, Bespaloff contrappone alla violenza del mondo un’etica della creazione fondata sull’istante, quel tempo decisivo in cui l’essere umano sceglie di assumere su di sé i rischi della libertà. Il volume contiene anche i due saggi pubblicati postumi, nel 1950, su Montaigne e Camus: testamento di una filosofa raffinata la cui eredità è ancora tutta da scoprire.
RACHEL BESPALOFF
(Nova Zagora, 1895 – South Hadley, 1949)
Nata da una famiglia ebrea di origini ucraine, cresce a Ginevra, dove studia danza e musica al Conservatorio e dirige un’orchestra. A vent’anni si trasferisce a Parigi, e qui insegna euritmica all’Opéra secondo il metodo Jaques-Dalcroze. Decisivo per lo sviluppo del suo pensiero filosofico è, nel 1925, l’incontro con Lev Šestov e la sua cerchia. Abbandona quindi una brillante carriera musicale e comincia a scrivere saggi e carteggi dall’alto tenore speculativo, fra i quali spicca quello con Daniel Halévy in cui si rivela fra le prime interpreti di Essere e tempo di Heidegger in Francia. A partire dagli anni Trenta avvia un dialogo epistolare con alcuni fra i maggiori intellettuali della sua epoca, quali Gabriel Marcel, padre Gaston Fessard, Boris de Schloezer, Benjamin Fondane e Jean Wahl. Nel 1942 è costretta a emigrare a New York, per via del nazismo. All’inizio lavora per l’emittente radiofonica La Voix de l’Amérique. Poi insegna Letteratura francese al Mount Holyoke College, in Massachusetts, dove organizza i celebri “incontri di Pontigny-en-Amérique” con Jacques Maritain, Jean-Paul Sartre, Hannah Arendt e altri eminenti esuli europei. Il suo saggio sull’Iliade, pubblicato prima in francese con la Prefazione di Jean Wahl, viene poi tradotto anche in inglese da Mary McCarthy, con la Prefazione di Hermann Broch. Tormentata dall’esilio, lontana dalla Francia, sua patria d’elezione, dopo aver perduto il marito a causa di un infarto si toglie la vita, il 6 aprile del 1949.