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Il quartiere nel quartiere: le casette INA casa a Stella Polare 1949-54 (M. De Renzi, S. Muratori)

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Il quartiere nel quartiere: le casette INA casa a Stella Polare 1949-54 (M. De Renzi, S. Muratori)

10 - 23 settembre 2021

Rubrica di approfondimenti

Molti di noi ostiensi ci saranno passati davanti centinaia di volte senza notarle quelle originali casette dell’insediamento INA Casa a Stella Polare. Eppure anche questo luogo è un’altra testimonianza di interessanti realizzazioni architettoniche presenti sul nostro territorio.  In questo, come in altri interventi contemporanei dell’INA Casa a Roma (Tuscolano II e Valco S. Paolo) era fortemente rivendicato il valore sociale dell’architettura che,  mediando tra economia e funzionalità, doveva essere al servizio del cittadino, nella progettazione complessiva e nei singoli alloggi. Non è un caso che la distribuzione interna delle unità immobiliari fosse estremamente curata: al progettista era chiaro che si dovesse prestare un’attenzione particolare alle condizioni di vita di coloro che in quelle case avrebbero  vissuto per molti anni. Non bisognava sprecare spazio ma, nello stesso tempo, le abitazioni dovevano essere dotate di tutte quelle attrezzature idonee a rendere il più possibile comoda la vita quotidiana di persone appartenenti ad un ceto sociale non elevato.  In questo e negli altri quartieri INA Casa, dove si sono espressi  professionisti romani  di notevole rilievo, colti e tradizionalmente coinvolti nella buona  pratica costruttiva, si legge l’effetto “quartiere” con propri caratteri distintivi: “la forma di parte urbana compiuta, la dimensione collettiva ma intima di residenza per la piccola comunità, in cui il carattere domestico della casa si estende al vicinato” (Sergio Poretti, “Guida ai quartieri romani  INA Casa” - Gangemi 2002).

Il quartiere fu realizzato tra il 1949 ed il 1954 nella zona interna del settore di levante, in prossimità della stazione “Stella Polare” di collegamento con Roma, dello stadio e del Collegio Navale IV Novembre, su impianto urbano di Mario De Renzi e Saverio Muratori e su progettazione architettonica di Nello Ena, Cesare Ligini, Vincenzo Monaco e Roberto Nicolini. L’intervento rientrava nel quadro delle iniziative edilizie promosse dall’I.N.A. Casa, appena costituita (1949), e, pur nella semplicità delle soluzioni adottate, mostra un impianto  urbanistico ed una conformazione planivolumetrica dei manufatti abitativi di alto livello. Perfettamente inserito nel delicato tessuto urbano circostante, il complesso era strutturato attraverso l’impiego di tipologie insediative di altezza limitata e a densità piuttosto bassa. Inoltre, come raccomandato dall’ente stesso, era stato pensato  con tipi edilizi che potessero essere  “uniti in serie continua o spezzata oppure essere usati in maniera  isolata, articolando la composizione con elementi volumetrici sia continui che sfalsati, e variando il numero di piani” (Stefania Mornati e Filippo Cerrini in: L’architettura INA CASA 1949-1963 Problemi di conservazione e recupero – S. Poretti, R. Capomolla, R. Vittorini, a cura di, Gangemi 2004).                                                                                                                                                                               

   

L’accentuata articolazione dei blocchi edilizi, con numerose logge e balconi che scavano le facciate o si sporgono all’esterno, contribuiva a movimentare la planimetria dell’insieme. Cinque piccoli caseggiati in linea, disposti a pettine, si affiancano ad un lungo fabbricato, che con la sua linea spezzata si aggancia visivamente con l’edificio con tre bracci a “stella” adiacente, formando una piazzetta poligonale; da uno dei lati della torre “stellare” si snoda un altro lungo blocco che, con andamento sinuoso, si sfalsa in due parti per poi ricongiungersi al primo dei cinque edifici paralleli. I fabbricati, piegando variamente,  mediavano il rapporto con le strade e con le sistemazioni a verde circostanti, consentendo la perfetta permeabilità del lotto verso l’esterno.                                                                                                                                                                          

   

Affacciato su Piazza Alberto Alessio si eleva il fronte principale del complesso, segnato dalla presenza di un sottopassaggio, praticato nel corpo a tre piani a forma di “gancio”, progettato da Roberto Nicolini, quasi ad indicare l’ingresso al “quartiere nel quartiere”. Sorprende ancora  la gradevole piccola piazza lungo Via Edoardo Almagià: chiusa su tre lati, con il varco che la connette con Via delle Fiamme Gialle, quasi fosse un corte interna. L’edificio è scandito, nel prospetto interno, dal ritmo dei balconcini trapezoidali coperti sul fronte  da un pannello pieno colorato, e dai volumi dei corpi scala, mentre analoghi balconcini, che scattano in avanti da logge scavate, caratterizzano la facciata su strada.                                                                                                              

Nello Ena, Cesare Ligini e Vincenzo Monaco va attribuita la paternità dei cinque caseggiati a pettine a due e tre livelli lungo Via Giuseppe Andrè, nelle cui facciate si alternano logge e balconi e che presentano coronamenti traforati  in una parte dei terrazzi di servizio.                                                                                                                                             

Racchiude il complesso sul lato orientale l’altro edificio di Vincenzo Monaco:  sinuoso, a tre piani, si arretra rispetto al filo stradale e poi piega a 90° nel punto terminale dell’isolato.  Cesare Ligini realizzò anche  le case in linea ad andamento ondeggiante su Via delle Fiamme Gialle, caratterizzate dalla vivace sequenza di volumi dei corpi scala, avanzati rispetto al piano della facciata e affiancati su entrambi i lati da terrazzini/lavatoio, in corrispondenza delle cucine, aperti di lato e schermati da un muro sul fronte.                                                                                                                                                        

   

Si deve a Nello Ena anche la  progettazione della  torre “stellare”, perno dinamizzante dell’intero complesso. Protetta dalla vegetazione e dalla quinta edilizia di Nicolini, mostra una pianta a tre bracci e si innalza sul resto degli edifici con i suoi sei piani di altezza.

                                                                                                 

 

Sul piano formale gli edifici sono contraddistinti da un’ assoluta semplicità: uso dell’intonaco, facciate semplici e piane eppure articolate, scandite soltanto dalle finestre e  dai balconi. Prospetti che affidano la loro cadenza volumetrica alla sporgenza dei prismi delle scale chiusi a vetro con infissi disegnati a reticolo, logge e coperture a tetto. Una ripresa in chiave moderna, dunque, delle tematiche della ricca tradizione insediativa popolare italiana.

Redatto da Mariagrazia Pirrone

Foto di Aldo Marinelli e Mariagrazia Pirrone

Per questo video si ringrazia @La mia Ostia di  Aldo Marinelli 

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(Ins. 08/09/2021-Don.Zap.)

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