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Il mondo di GIPI tra parola e disegno

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Il mondo di GIPI tra parola e disegno

28 aprile - 25 maggio 2021

Consigli di lettura

Questo mese vogliamo dedicare la nostra rubrica ad un grande autore di fumetti, ma anche illustratore, regista, vignettista satirico...insomma, una grande artista dei nostri tempi: Gipi.
Abbiamo pensato a lui come una guida, un po’ sbilenca ma sincera, cui affidarci per affrontare le angosce e le paure di questi tempi: attraversarle di petto, magari soffrendo un po’, ma per scoprire che alla fine si può davvero tornare a vivere.
 
 
 
“La nostra valle, in quei giorni, pareva dormire. Pareva dormire ferita. Come dopo una sbronza di cazzotti”.
 
Il libro è scritto negli anni della guerra in Iraq ma non parla di quel conflitto: Gipi non è un reporter, né uno storico o giornalista, ma sente il bisogno di raccontare l’angoscia, l’orrore e il disagio esistenziale che ogni conflitto suscita. Così inventa una guerra nella provincia toscana e ci racconta come possano reagire i suoi personaggi, dei ragazzi un po’ sbandanti, con pochi riferimenti e in cerca di identità,quando la guerra irrompe nella tranquilla quotidianità è più quella vista in televisione e tocca agire e prendere parte, contro a favore...crescere scoprendo con dolore i propri difetti e mancanze.
Gipi crea questo fumetto sperimentando tecniche pittoriche nuove per lui, cercando la strada espressiva che potesse sostenere la storia che ha “in pancia” e facendo dialogare immagine e testo con pari funzionalità narrativa.
Il risultato è una storia coinvolgente, dura e catartica come ogni romanzo di formazione sa essere.
 
[Per approfondire: recensione su Lo spazio bianco]
  
 
 
 
 
S.
 
“Ho tutto questo amore in corpo, basta lasciarlo fluire”
 
S. è un romanzo malinconico e teneramente ironico, autobiografico ma universale nel tema e nell’intento: misurarsi con l’assenza, la perdita, la morte, il divenire necessariamente uomini perché il Padre è morto.
Gipi, come più volte ribadisce, scrive per necessità di comprendersi, trovare risposte ai mali esistenziali, espiare colpe innate, ricucire lacerazioni ataviche, vivere e sopravvivere senza prendersi troppo sul serio per non finire risucchiati in se stessi. Come ogni adolescente, anche quelli che lo sono a lungo, come ora spesso accade. Gipi di fronte al vuoto, anche di sentimenti, che la morte del padre S gli procura, si mette a scrivere: non un diario, né una memoria, ma lascia il padre parlare di emozioni, ricordi, piccoli episodi, lascia fluire l’amore che ha dentro e la storia si compone da sé.
Anche questa volta sperimenta una tecnica narrativa nuova ispirata dalla lettura di Mattatoio n 5: una sorta di flusso di coscienza in cui il tempo della vita del padre è tutto presente, svolto e già concluso e quindi... eterno. E questa rassicurante fissità consente al narratore e al lettore di poter scogliere il pianto ma anche di trovare pace nei ricordi e accettazione di sé.
[Per approfondire: recensione su Lo spazio bianco]
 
 
 
 

Unastoria

"Se te, come bambino, cresci con la tua mamma che ti ama solo quando sei bravo e non ti ama quando cadi e fai le stronzate, succede che riconosci come amore solo l’apprezzamento per la tua bravura. Se fai un libro bello, il pubblico ti ama e questo amore sembra che scaldi il cuore. In realtà non te lo scalda e non riempie il buco che hai nel cuore, ma lo allarga"

Il successo delle sue opere, travolge Gipi in modo devastante. Da questa crisi profona, riemerge nel 2013 con una storia intensa che ancora una volta si misura con il passato familiare e il confronto generazionale: da un lato uno scrittore di successo in crisi e intrappolato nelle cure psichiatriche; dall’altro il suo bisnonno, soldato durante la prima guerra mondiale che, nell’incertezza quotidiana del vivere in trincea, scrive alla moglie lontana.
Entrambi i personaggi si trovano così accomunati dall’essere sospesi in balia degli eventi esterni e a cercare dentro di sè la forza di resistere e...vivere. E la fatica i vivere è resa anche nella difficoltà di leggere questa storia: Gipi non vuole sedurre o compiacere il lettore, ma produrre un atto di amore per il proprio lavoro :
“Non disegni per l’applauso, racconti per l’amore del disegno, racconti per l’amore del racconto, indipendentemente da quello che sarà il risultato...Era un gesto di coraggio che mi serviva. Dovevo fare una cosa per cui fosse più difficile volermi bene“.  

  [Per approfondire: recensione su Lo spazio bianco]
 
 
 
 
 

La terra dei figli

L'ultimo fumetto che presentiamo, mostra ancora una volta la capacità di Gipi di cambiare stile e tecnica grafica soprendendoci sempre con la sua intensa poetica espressiva. Qui sceglie un delicato bianco e nero per raccontare un mondo post apocalittico (e in fondo, con le dovute proporzioni, anche il nostro presente potrebbe esserlo) come fosse un romanzo di fantascienza distopica: dopo una non precisata catostrofe, in un mondo ridotto quasi alla primitività, assistiamo alle vicende di famiglia composta da un padre e i suoi due figli, due ingenui ragazzi che passano le loro giornate cercando di sopravvivere, perché non sanno fare altro...non c’è posto per la cultura, per i sentimenti, per l’amicizia, non ci si può permettere di pensare ma solo di sopravvivere. [Il seguito della recensione qui]

Non abbiate paura di immergervi in questa storia dura e apparentemente spietata, perchè invece sarà un viaggio catartico in cui trovare la forza e la volontà di tornare alla vita seguendo le tracce della memoria paterna, spinti da quel bisogno d’amore di cui tutti abbiamo bisogno.

“Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più”.
Così si apre il fumetto: tacitamente sta a noi scrivere e soprattutto vivere il presente che verrà.

[Per approfondire: recensione su L'indice]

 

 

 

Per approfondire consigliamo:

- un ampio documentario rai dedicato a Gipi a cura della trasmissione Fumettology

Due interviste in cui Gipi, con molta onestà, parla del suo lavoro e di come sia cambiato ai tempi dei social:

L’arte del fumetto in una lunga intervista a Gipi. La solitudine della parola, il silenzio assoluto del disegno

- "Sono diventato un borghese, integralmente. E mi tolgo di mezzo"

 

 

 

 

[28/04/2021]