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Il Giappone di Murakami e Matsumoto

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Il Giappone di Murakami e Matsumoto

22 - 29 giugno 2020

Consigli di lettura

Questa settimana inizia con un doppio appuntamento della rubrica Bibliotour : due romanzi scritti in anni assai diversi ma in qualche modo affini per le suggestioni in cui imbrigliano il lettore.
Recensioni a cura di Maria Grazia del Circolo di Lettura di Cornelia
 

 

 
 
di Haruki Murakami, traduzione di Giorgio Amitrano
Einaudi 2008
 
 
 
 
 
 
 

Per un tuffo nella liricità e nella complessità della cultura giapponese suggerisco la lettura di Kafka sulla spiaggia, uscito in Giappone nel 2002 e pubblicato In Italia nel 2008 da Einaudi.
L’autore, Haruki Murakami è uno scrittore giapponese di successo internazionale, oltre che docente e considerevole traduttore con una grande passione per la maratone.
Il romanzo tratta le storie parallele e intersecate, narrate in chiave onirica e surreale, che ruotano principalmente intorno a due personaggi, un quindicenne che decide di scappare di casa il giorno del suo compleanno e un anziano che conserva l’ingenuità di un bambino a seguito di un incidente avuto nell’infanzia. Entrambi provenienti dallo stesso quartiere di Tokyo e coinvolti in un omicidio intraprendono, ognuno per conto proprio, un viaggio verso la stessa destinazione interagendo con vari personaggi, reali ed irreali, altrettanto importanti ai fini della storia.
L’intreccio è narrato con uno stile leggero, poetico, molto fluente e arricchito dai richiami alla cultura ed ai costumi occidentali, quelli europei ma soprattutto americani molto cari allo scrittore, che ha la capacità di catturare il lettore fino a suscitare, oserei dire, l’avidità di arrivare a conoscere il mistero che si nasconde dietro alle storie narrate ed ai personaggi che ne sono protagonisti.
Il romanzo offre infatti una narrazione avvincente che coinvolge il lettore come un giallo moderno occidentale condito da aspetti surreali: incontriamo la magia, la profezia, il sogno, la metafisica e il paranormale. In questa atmosfera le vicende del passato e del presente, i dialoghi reali e le profezie, acquistano veridicità.
Ci si trova così, immersi nel flusso del racconto come se i personaggi ed i fatti potessero essere reali ed avvicinabili e sebbene alcuni aspetti, come quelli relativi ai rapporti sessuali, siano tratteggiati con grande realismo, il resto è avvolto in un’atmosfera di sogno.
Pur non conoscendo questo autore ed avendo intrapreso la lettura con un certo scetticismo, sono stata catturata nel corso della lettura dall’aspetto simbolico e onirico, dalle metafore orientali e dalla dimensione irreale narrata come possibile realtà. Pur con qualche riserva sulla parte finale e sulla lunghezza, la lettura è stata molto piacevole.
 
 

 

 
 
 
di Seicho Matsumoto, traduzione di Gala Maria Follaco
(prima edizione in Giappone nel 1961) Adelphi 2019
 
 
 
 
 
 
 
 

Gli amanti del giallo giudiziario troveranno interessante e degno di nota questo libro di Seicho Matsumoto, autore scomparso nel 1992 e considerato il Simenon giapponese.
La storia narra la vicenda di una ventenne di provincia giunta a Tokyo per convincere il più famoso avvocato della città ad assumere la difesa di suo fratello, un maestro accusato ingiustamente dell’omicidio di una vecchia usuraia con la quale aveva contratto un debito.
Dal rifiuto dell’avvocato parte un articolato piano d’azione della ragazza, nel quale vengono coinvolti diversi personaggi, anche apparentemente estranei alla vicenda, che ne subiranno le conseguenze. Elemento ricorrente è il fatto che da parte di quasi tutti i personaggi è riservata molta attenzione all’onore, motivo per cui spesso evitano addirittura di richiedere ed ottenere giustizia, quella vera. La scrittura di Matsumoto è fluida, con qualche descrizione forse semplice e ripetitiva, ma funzionale alla narrazione del giallo giudiziario.
Ulteriore pregio del libro è il fatto che pur essendo stato pubblicato in Giappone nel 1961, ha tutte le caratteristiche di un romanzo moderno, con qualche similitudine, secondo me, con l’opera più recente di Gianrico Carofiglio “La Misura del tempo” che sembra quasi ispirarsi all’opera dello scrittore giapponese.
Il mio giudizio nel complesso è positivo soprattutto per il coinvolgimento che crea e l’attesa per un finale che possa riscattare le azioni sbagliate ed ingiuste: anche se poi non accade proprio così.
 
 
Buon viaggio fino alla prossima settimana
 
 
[22/06/2020]