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Fumetti in pillole

22 luglio - 4 agosto 2021

Rubrica di approfondimento

Cari lettori, dopo aver parlato del bellissimo Blast di Larcenet, dedichiamo quest’ultimo appuntamento di luglio a un altro fumetto che affronta, da un’angolatura particolare, il tema della malattia mentale. Si tratta del graphic novel “Le mani di Z”, ultimo lavoro di AkaB, pseudonimo di Gabriele Di Benedetto (Milano, 1976 - Chiaravalle 2019). Prematuramente scomparso a 43 anni, AkaB è stato, oltre che pittore, regista e videoartista, uno dei nomi di riferimento del fumetto indipendente italiano. Con “Era di Maggio” ha ricevuto il Premio Micheluzzi per la “Miglior storia breve” al Comicon di Napoli del 2013. Nel 2017 ha fondato il Progetto Stigma, marchio editoriale indipendente distribuito da Eris Edizioni, nato con l’obiettivo di “produrre opere dalla forte personalità artistica e autogestire ogni aspetto della produzione”. AkaB è stato un artista complesso e poliedrico, con uno stile ben riconoscibile, dal tratto secco, deformante e deciso.

“Le mani di Z”, pubblicato postumo da Eris Edizioni, è ambientato in una periferia milanese dei primi anni Ottanta e ripercorre, attraverso il passato e il presente, la vita di Z.

Z è un uomo obeso e sgraziato che vive in casa con la madre, indossando sempre la maschera e il mantello del suo eroe preferito, Zorro; venuto al mondo dopo la data prevista, questo ritardo, come un marchio, lo ha seguito per tutta la vita. Ormai adulto, la sua mente è rimasta intrappolata e cristallizzata in una dimensione infantile, dove la tv è l’unico canale di contatto con il mondo e l’ossessione per Zorro, di cui possiede ogni tipo di libro e gadget, diventa il palliativo di disturbi mentali curati poco e male. La cornice familiare in cui è cresciuto lo ha visto stretto tra una madre depressa e ignorante, che ha trovato rifugio nell’occuparsi del figlio ritardato e due figure maschili, entrambe segnate dal disagio mentale: uno zio folle e un padre suicida. La lentezza di Z scandisce il ritmo e l’andamento della storia, accompagnandoci fino all’(in)evitabile e doloroso epilogo; l’impiego di una griglia di tipo bonelliano potenzia l’effetto claustrofobico degli ambienti casalinghi all’interno dei quali si svolge la quasi totalità dell’esistenza di Z. A un livello narrativo parallelo c’è poi la sceneggiatura per il film “Oltre il limite”, scritta anni prima dal padre e dallo zio di Z: il testo è riportato in appendice al libro in 24 pagine dattiloscritte, con numerazione propria.

Le mani di Z è un’opera emotivamente molto dolorosa, di certo non adatta a tutti: la narrazione, senza mai scadere nella mera descrizione o nel giudizio morale, è una lenta discesa in una vita fatta di storture, di cui pian piano riusciamo a sentire il peso, l’ineluttabilità e la fatalità. Consigliamo questo fumetto a lettori dallo stomaco duro e, se volete averne un assaggio, a questo link è possibile leggere un’anteprima.

Ci rivediamo a settembre, quando arriveranno tanti nuovi fumetti tra i nostri scaffali e, nel frattempo, se non avete ancora scelto quale fumetto leggere quest'estate, date un'occhiata ai suggerimenti nelle puntate precedenti della nostra rubrica.

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