Opera incentrata sulla descrizione storico-archeologica del tratto urbano della Via Appia che si estende da Porta Capena, vicino alle Terme di Caracalla, fino a Velletri, passando per i comuni dei Castelli romani tra cui Albano, Ariccia e Lanuvio nel territorio dei Colli Albani.
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La Via Appia, che i Romani definirono per la sua importanza “regina viarum”, era la strada che collegava Roma a Brindisi, il cui porto era il passaggio naturale attraverso il quale, Roma e le più fiorenti città dell’Italia centro-meridionale, intessevano rapporti commerciali con la Grecia e l’Oriente. L’Autore, per evidenziare meglio il percorso tra i mausolei, le chiese, le catacombe e i ruderi sepolcrali, svolge la sua narrazione come una guida durante una lunga passeggiata archeologica. Inoltre, per sottolineare l’incuria a cui sono soggetti i beni culturali presenti lungo il percorso della Via Appia, descrive anche i ruderi monumentali che in epoca romana e nel corso dei secoli successivi, furono costruiti nei pressi della Via Appia e che oggi sono a ridosso delle nuove vie di comunicazione e quindi sono poco conservati come, per esempio, i ruderi sepolcrali rinvenuti nei pressi del cavalcavia di via Cilicia o le tre statue marmoree recuperate all’incirca VII miliario nei pressi dell’incrocio tra l’Appia e il Raccordo Anulare.
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