Comica e grottesca analisi di una crociera extra lusso cui partecipa l’autore. Come farsi viziare, come essere spinti al desiderio e bisogno di una breve vacanza dove la parola d’ordine è relax ( nemmeno divertimento o esplorazione), solo relax che non si deve trasformare in noia. Dall’attenta analisi del gregge che si muove per l’imbarco ai pasti smisurati, al mistero della cameriera che ti rassetta la camera in tempo record e sempre invisibile, agli spazi (millimetrici ) della stanza e del bagno…. La descrizione a volte è spietata, come l’analisi dell’equipaggio (descritto come moderni schiavi a servizio del privilegio), o dei compagni di viaggio: il nullafacente dormiglione cronico, il maniaco della telecamera, le coppie ottuagenarie che guardano il panorama nell’assoluto silenzio. Divertente e sicuramente estremo, da leggere/ascoltare per passare qualche ora “ di relax….”

Nel 1985 David Foster Wallace si imbarca in Florida per una crociera "extralusso di massa" (sic!) nei Caraibi, della durata di una settimana. E' una tipologia di vacanza nuova per lui, che fa perché gli è staro commissionato un reportage da una casa editrice, ma che da ogni riga risulta evidente si sarebbe risparmiato molto volentieri. Il suo è uno sguardo disincantato, quasi sempre cinico, spesso snob. Non ha alcuna intenzione di entrare nella "modalità crociera", di ambientarsi, provare a vedere che effetto faccia fare quella esperienza, uniformarsi al mondo delle persone che lo circondano. Lui è diverso dagli altri crocieristi, e non perde occasione per sottolineare questa sua difformità sostanziale. La crociera è un ambiente chiuso, un, per citare Marc Augé, nonluogo. E' uno spazio che non è identitario, né storico; serve ad aggregare persone, a farle spostare da un posto all'altro, ma senza farle davvero viaggiare. I crocieristi vivono sulla nave, dove viene riproposta la vita ed i divertimenti delle città, in maniera esasperata, delle località caraibiche toccate dalla nave si riesce ad avere solo una fuggevole vista, tutti intruppati, senza contatti con chi in quei posti ci abita, senza poter nemmeno far finta di conoscere quei posti. Foster Wallace, per altro, nemmeno di degna di scendere a terra, quando la nave arriva in un porto. Alcuni capitoli sono esilaranti, altri un po' noiosi e ripetitivi, mentre in alcune pagine traspare una tristezza infinita.

Inizia un po' sordina, poi la vena ironica dell'autore esplode e viene amplificata dalla lettura istrionica e coinvolgente di Battiston. Si lascia ascoltare con grande piacere.... assurdi questi americani :-)