All'apparire di questo romanzo (1956) Eugenio Montale ne sottolineò la "sorprendente freschezza d'immagini e d'impressioni", sorretta da una prosa che raggiungeva spesso "la più scaltra misura, il gusto più perfetto".
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La vacua società borghese, mondana, intellettuale della capitale fa da sfondo alla scabrosa storia d'amore, tutta affidata ai sensi - eppure narrata con levità - fra Marcello, giornalista e scrittore, e l'infedele Anna, attrice di cinema e varietà. Con ironia Patti mette a nudo la realtà fatua e amara del mondo del giornalismo e del cinema, registrandone esibizionismi, ignoranze, squallide miserie.