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2 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento08/09/2024
Mi da tanto ...
,,l'aria di un qualcosa che è stato dovuto scrivere. Un certo contratto che impegna lo scrittore a comporre, non so, un libro all'anno. Manzini ci mette tutto il suo, non poco, mestiere. Il risultato è si convincente ma nulla che impegna l'anima. Che fa pensare. I particolari, e non solo, dei colloqui tra Marina e Rocco. L'idea. Lo struggimento. Un uomo spigoloso che si abbandona anima e corpo alla malinconia, al ricordo che fa male e in questo male trova se stesso. Per pochi minuti. Marina lo implora di lasciarla andare. Non esiste quì questo coinvolgimento. Con un pò di attenzione scopriamo tutto o quasi tutto a metà libro. Dopo un giorno, diciamo, averlo iniziato. Un classico libro, si dice così ?, da ombrellone. Noi ne abbiamo bisogno ma Manzini no.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento09/08/2024
L'assassino alla sbarra
Inizialmente non mi prendeva questo nuovo romanzo giallo di Manzini: impossibile identificarsi (almeno per me) con il vendicatore assassino e poco interesse per il giornalista sfigato di cronache sportive, che sono le due voci narranti della prima parte del libro. Ma poi si arriva al vero delitto, quello che sembra avere un colpevole scontato, già dietro le sbarre e sotto processo, e allora la storia si fa più avvincente, inizia l'investigazione da parte del giornalista e diventa anche un giallo processuale, visto che sono raccontate molte giornate in tribunale. Ma non è lì che si risolverà il mistero dell'omicidio, ovviamente. Quindi una buona lettura, Manzini allaccia bene tutti i fili, direi da spiaggia, senza impegno.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
1 / 9 utenti hanno trovato utile questo commento07/05/2024
Giustizia e giustizia
In questo giallo ben scritto Manzini torna sul tema della Giustizia/giustizia. Rispetto ai libri della serie Schiavone è più pensato, e molto divertente.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento30/04/2024
classico page turner
non avevo mai letto libri di Manzini. Sicuramente è un giallo che si divora in un paio di giorni, strutturato in modo efficace sulla base delle trame incrociate di due personaggi che scorrono parallele. Certo peró è anche uno di quei romanzi abbastanza privi di spessore, da consumare e che sono destinati a non lasciare il segno (se non nella possibile trasposizione cinematografica, già chiaramente prefigurata). Finale abbastanza deludenteHai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
13 / 13 utenti hanno trovato utile questo commento16/04/2024
Vendette e giustizia fai da te
Figlio di un magistrato massone e corrotto, Carlo Cappai è un ex poliziotto che lavora come archivista di tribunale. E' il Minotauro padrone del labirinto-archivio, ma ha anche una doppia vita, e un archivio parallelo nella sua casa, ereditata dai genitori, dove vive solo. Uomo solitario, senza affetti, è ossessionato dall'omicidio dell'unica donna che abbia mai amato, ammazzata ancora minorenne sotto i suoi occhi, a picconate, da un fascista durante una manifestazione, nella Bologna degli anni '70. E' diventato un serial killer che ammazza assassini sfuggiti alle maglie della giustizia, assolti per non aver commesso il fatto di cui erano, invece, giustamente imputati (almeno secondo lui). Nel libro si alternano due storie parallele, c'è la storia che vede protagonista Cappai, scritta in terza persona, e c'è il diario, scritto in prima persona (e stampato con caratteri diversi per aiutare il lettore a non confondersi) da Walter Andretti, un giornalista sportivo che hanno da poco spostato alla nera, e che svolge indagini per conto proprio sugli ultimi delitti del serial killer. Il tema della vendetta privata, della giustizia legale non sempre equa, era già stato affrontato da Manzini in un romanzo precedente, Gli ultimi giorni di quiete, ma in questo la giustizia privata è ancora più centrale, e il dilemma etico che alla fine attanaglia Walter Andretti è risolto in maniera abbastanza scontata. Un romanzo avvincente, Manzini non delude.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento07/03/2024
Non male ma l'autore ha scritto di meglio
Un grosso boh. La trama intriga e il libro si fa leggere, soprattutto nella seconda parte. Quello che mi lascia perplessa è il tono noir che secondo me non è completamente riuscito all'autore. I colpi dei colpi di scena poi forse sono un tantino eccessivi. Non ho capito neanche se questo libro vuole essere il primo di una serie e se è nato un nuovo "investigatore". L'epilogo poi non l'ho capito a meno che non voglia essere un cliffhanger verso il nuovo capitolo ma chiedo venia perché è un periodo di scarsa lucidità. Comunque l'ho letto con piacere e curiosità quindi se non grido al miracolo, gli do una sufficienza piena.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento25/02/2024Tra i romanzi di Manzini extra serie Schiavone (eccezionale, con qualche perplessità solo sull'ultimo) forse il migliore. Manzini scrive bene, e questo per lui è un dato scontato, ma notevole è anche lo sviluppo della trama per nulla banale, la caratterizzazione dei personaggi principali e dei comprimari, in particolar modo del giornalista/detective e il finale decisamente buono. Consigliato e meritevole di un seguito.Hai trovato utile questo commento?
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5 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento25/02/2024
Poco coinvolgente
Non è il solito Manzini, il racconto scorre un po' lento, con salti temporali e vissuti dei due personaggi principali:un giornalista di cronaca nera e un archivista del tribunale, che si troveranno ad interagire loro malgrado. Comunque ben scritto.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
9 / 10 utenti hanno trovato utile questo commento07/02/2024
Il male che resta
Non potrebbero esser più diversi i due protagonisti di questo romanzo. Da un lato un giornalista sportivo che, per mantenere il posto di lavoro, è costretto ad occuparsi malvolentieri di cronaca nera. Dall’altro un archivista del tribunale; ma non un archivista qualsiasi, perché figlio di un giudice che proprio lì ha prestato servizio e da tutti è ricordato con stima e rispetto. Non dal proprio figlio, però, che ne conosce i segreti, nonché quelli dei suoi «amici». L’archivista, segnato da un evento luttuoso del passato, persegue una propria missione: ascoltare il grido di giustizia che emana da molti dei faldoni che lui amorevolmente cura, sino a conoscerne ogni dettaglio. Il giornalista segue dapprima in maniera svogliata ma poi con un interesse ed un acume non comune i casi che gli sono affidati, imparando presto a districarsi in un ambiente a lui sconosciuto. I loro mondi sono chiaramente destinati ad incontrarsi, ma solo alla fine si comprende quale possa essere il senso più profondo (l’«eredità») di questo incontro. Il finale è abbastanza sorprendente, perfino nel suo dover essere «compreso» dal lettore più che chiaramente manifestato. Non sorprende, invece, che una storia simile sia proposta dall’autore che ha creato un personaggio amato ma non poco controverso come Rocco Schiavone.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato