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Tu sei il male

Costantini, Roberto <1952- >

Giallo Marsilio <casa editrice> 2011

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Roma, 11 luglio 1982, sera della vittoria italiana al Mundial spagnolo. Elisa Sordi, giovane impiegata di una società immobiliare del Vaticano, scompare nel nulla. [...]
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  • 4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento

    Dario Tramacere

    07/03/2018
      

    Questo è solo il suo (straordinario) inzio....

    Ciascuna opera va giudicata nella propria singolarità, eppure non si può fornire un giudizio compiuto su questo romanzo facendo finta di non sapere che, sin da principio, Costantini ha concepito un'opera complessa. Una trilogia in cui i lettori saranno accompagnati (inesorabilmente, mi permetto di dire) nella avventurosa e complicata vita del suo protagonista; ma, parallelamente, anche in alcuni (assai) oscuri meandri della storia politica e sociale d'Italia. Non fosse altro perchè lui, Michele (Mike) Balistreri, che in Libia è nato (come l'autore, del resto), è il figlio dell'ingegner Balistreri, uomo di enorme influenza nel Paese che da lì a poco sarebbe stato consegnato a Gheddafi, non senza la complicità della sua famiglia. Una famiglia con un cognome assai importante anche nel mondo della mafia siciliana, ai più alti vertici. Ma Mike è contemporaneamente nipote di uno dei tanti coloni italiani che fecero fortuna in Libia; nonché figlio di una madre (Italia, non a caso) che più di ogni altra sarà il proprio punto di riferimento, trasmettendogli buona parte del carattere fiero e la passione per Nietzsche. Una passione che si riverbera nel carattere di Michelino, la cui condotta è e sarà spesso "al di là del bene e del male", in una altalena in cui spetterà al lettore decidere se, quando e quanto aderire. Se dovessi usare un solo termine per delineare sin dal primo romanzo il tratto distintivo del suo carattere, non avrei esitazione: rabbia. Questo è il "male" di Michele Balistreri: una rabbia esistenziale mai sopita, di cui sin dal primo appuntamento cominciamo a conoscere ed apprezzare le motivazioni, grazie anche ad alcuni rimandi significativi a cose "terribili" da lui fatte in gioventù oppure subite (come la morte drammatica, inspiegata e mai accettata della madre). Ma se i rimandi (queste "anticipazioni") hanno lo scopo di giustificare da subito alcuni tratti del suo carattere, alla luce della storia personale, nessuno di essi avrebbe senso compiuto senza la narrazione dei successivi romanzi. In questo primo episodio, completamente sviluppato ai nostri giorni (quantunque in un arco temporale di circa venticinque anni), avremo modo di conoscere Michele Balistreri sia nel pieno degli anni e del suo impegno investigativo sia nel periodo in cui alla maturità si aggiungerà un sempre maggior disincanto. Non senza qualche accenno, tra gli altri, al tortuoso cammino seguito per arrivare ad essere prima un commissario della Polizia di Stato e poi, addirittura, capo della Sezione Speciale Stranieri della capitale . Con la sua gradevolissima prosa, Costantini ci offre sia un eccellente romanzo, in cui si muovono anche tanti altri personaggi forti ed interessantissimi, sia un affascinante thriller, che terrà impegnata la mente dei lettori sino alla sconcertante e dolorosissima conclusione. Soprattutto, però, ci regala uno straordinario protagonista, attraverso i cui occhi affrontare il mal di vivere suo e di una nazione.
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  • 6 / 6 utenti hanno trovato utile questo commento
    05/03/2016
      

    Faletti in salsa romana

    Costantini ha costruito un romanzo davvero ben congegnato. Il libro è sostanzialmente diviso in tre parti. La prima è ambientata nel 1982 e si incentra sulla morte di Elisa Sordi. Il caso pare ispirato alla vicenda di cronaca che vide la sparizione di Emanuela Orlandi nel 1983 (anche il periodo è coincidente e, come Emanuela, anche Elisa è adolescente, brava ragazza e gravita nell'area del Vaticano). La lettura di questa parte è scorrevole, i personaggi sono ben tratteggiati e il commissario Balistreri è un giovane che ha in testa la bella vita più che le responsabilità della professione. La seconda parte cambia totalmente registro: siamo nel 2005-2006, Balistreri è un disilluso della vita e assume antidepressivi (dettaglio in realtà trascurabile perché lo definirei più stressato che depresso). L'ambientazione riflette le problematiche recenti della città di Roma: il problema dei rom, l'integrazione e il suo rovescio, il razzismo, il marciume diffuso anche tra le sfere più istituzionali (la Polizia, la Chiesa). La lettura di questa parte risulta più lenta, si infittiscono i personaggi ed apparentemente non c'è alcun collegamento con la prima parte. Piano piano però si intuisce che l'elaborazione (a dire il vero un po' macchinosa) costituisce una lunga preparazione per gli avvenimenti della terza parte. Qui si rivela il genio dell'autore: tutti gli eventi disseminati nel romanzo, tutti i personaggi e tutti gli indizi (ottimamente celati) vanno a ricomporsi come le tessere del puzzle. La figura prima indistinta e sfocata assume contorni netti: ma a volte è solo un'illusione, perché non appena hai l'impressione di aver capito (e con un pizzico di presunzione, di aver creduto di anticipare le conclusioni dell'autore), ecco che devi rivedere i tuoi convincimenti, perché i buoni sono cattivi e i cattivi sono buoni, perché non c'è limite alla meschinità umana e perché non sai se il bene sta nella giustizia divina o in quella terrena. Bisogna allora attendere le ultime pagine (anzi, proprio l'ultima) perché il puzzle sia interamente composto. Romanzo di ardita concezione, merita il massimo per la capacità del suo autore di mantenere i fili della narrazione dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun dettaglio. Mi è parso di ritrovare il sapore delle pagine di Faletti (Io uccido, per esempio), ma questo a mio giudizio non fa che esaltare la bravura di Costantini.
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento
    29/03/2012   

    Noir italiano di pregio

    Sembra seguire il filone di De Cataldo, in particolare richiama molto romanzo Criminale
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