|
Trova il documento in altre risorse
|
|||||||
|
||||||||
![]() |
Valuta questo titolo
Non più dighe, palazzi di banche, castelli di imperatori. Vorrei dirti di osterie, bordelli, vie in cui gli artisti si sono mischiati a gente di popolo, pellegrini, spettri di soldati senza plotone e finalmente uscire dal centro, spalancare i polmoni in Carso e più in là, nella selva. Trieste è la città di Maria Teresa, di Miramare, di Sissi, delle regate, dei caffè. Tutto vero. Ma c'è un'altra città: quella di Joyce e di chi, come lui, trascorreva le notti in locali malfamati, in mezzo alla calca umana giunta per cercare fortuna in una metropoli che fino a poco tempo prima era stata un anonimo villaggio. C'era e c'è ancora una Trieste di vicoli, di personaggi al limite tra genio e follia. C'è il Carso, non corpo separato, ma parte integrante della città: labirinto di sassi, boscaglie, doline, foibe, trincee. Ci sono boschi e foreste sterminate, luoghi in cui si è combattuto, ci si è vendicati spietatamente, si sono nascoste prove di stragi feroci, e allo stesso tempo rifugi per vagabondi pacifici, viandanti senza bandiera che non conoscono l'odio
[...]
. Il selvatico batte alle porte del centro. È una forza selvaggia e liberatoria. Siamo disposti a conoscerla?
- Lo trovi in
- Scheda
- Commenti
- Forse ti può interessare
RMBQ1@Guglielmo Marconi
https://www.bibliotechediroma.it/opac/resource/trieste-selvatica/RMB0920362