Si descrive il ruolo svolto dagli scienziati tedeschi, genetisti umani, psicologi e antropologi, nella campagna nazista di annientamento degli zigani, degli ebrei e dei malati di mente. Negli anni Trenta in Germania, numerosi scienziati si sforzarono di argomentare scientificamente i miti della purezza razziale che contraddistinsero l'ideologia nazista.
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Gli scienziati credevano nella validità di queste teorie e per fornire un riscontro sperimentale ad esse, eseguirono perizie di identificazione razziale, che rappresentarono delle vere e proprie sentenze di vita o di morte per gli interessati. Effettuarono selezioni di uomini per migliorare la "razza ariana", ritenuta indiscutibilmente superiore, e utilizzarono i cadaveri degli uccisi per realizzare le loro sperimentazioni. Nella seconda parte, il volume raccoglie le interviste fatte a coloro che, a vario titolo, entrarono in contatto con quegli scienziati che ebbero un ruolo rilevante nel processo di isolamento e di annientamento di chi era socialmente e culturalmente diverso. (Interviste a: G. Fischer, Prof. W. Lenz, H. v. Verschuer, E. Zerbin-Rudin, S. Ludicke, W. Abel, E. Buhler, A. Wurth, H. Grebe, G. Melchers, W. Eicke, H. Rauch). (A5)