...decenni fa dovrebbe avere ritmi, dialoghi e persino una fotografia antiquati. In effetti è un film particolare. Come è stato scritto non ci sono scene di esterni. Soltanto dialoghi. Forse pesanti ma necessari. Due persone si vogliono bene. Il rapporto funziona. Si desiderano. Si capiscono e si smussano reciprocamente. Tutto bene ? No. L'ingresso di una terza persona provoca, è inevitabile, uno scossone. Dialoghi diversi, freschezza passionale. L'eterno desiderio del nuovo provoca la divisione della coppia. In cui c'è sempre quello che perde e quello che vince. Ma non vince chi se ne va. Vince l'altro. Che deve scavare dentro le proprie risorse per rinascere. E ce la fa. Diventa spiritoso. Comincia a riprendersi la stima di se stesso. E così affascina nuovamente il vecchio partner a cui è unito solamente per la definizione burocratica dell'inevitabile divorzio. Nasce e vive così una situazione paradossale. I due, divorziati e risposati, cominciano a vedersi e a godersi come amanti.

Riduzione cinematografica del 1973 di uno sceneggiato televisivo svedese che constava di sei puntate, ognuna concorrente a raccontare la storia di un matrimonio ventennale, quello fra Johan e Marianne. In successione: i due si dichiarano felicemente sposati; hanno le prime crisi; si lasciano; si rincontrano e ammettono i reciproci errori; metton su seconde famiglie, si rivedono dopo sette anni per scoprire di amarsi ancora, ma in modo diverso. La scrittura è semplice, lineare, fatta di dialoghi e di sguardi immortalati da primi piani. D'impianto teatrale, il film fu girato prevalentemente in interni, con pochi movimenti di macchina. Da vedere per comprendere la cinematografia intensa e intimista di Ingmar Bergman, il film, che dura 167 minuti, mostra però i segni del tempo.