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Sangue giusto

Melandri, Francesca

Rizzoli <casa editrice> 2017

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Roma, agosto 2010. In un vecchio palazzo senza ascensore, Ilaria sale con fatica i sei piani che la separano dal suo appartamento. Vorrebbe solo chiudersi in casa, dimenticare il traffico e l'afa, ma ad attenderla in cima trova una sorpresa: un ragazzo con la pelle nera e le gambe lunghe, che le mostra un passaporto. «Mi chiamo Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti» le dice, «e tu sei mia zia. [...]
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  • 16/03/2020   

    Consigliato!

    Un romanzo a sfondo storico molto avvincente, che racconta una pagina della storia italiana del periodo fascista forse poco nota ma riallacciandosi però anche al presente. La storia di una famiglia che si intreccia appunto con la Storia, rapporti personali e vicende di un passato poco glorioso (altro che italiani brava gente), un romanzo che ti prende e che non vorresti finisse mai. Della trama hanno già scritto, posso solo consigliarlo per poi anche approfondire gli episodi citati e quel periodo della storia italiana che poco si studia.
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento
    10/04/2019   

    Romanziera non per caso

    Nella cornice accogliente della Biblioteca Nelson Mandela di Roma, Francesca Melandri ha presentato il suo ultimo libro, Sangue Giusto, in occasione della rassegna culturale Scrivere Roma, Scrivere a Roma. Presentata piacevolmente da Giuliana Roncolini, Francesca Melandri si è intrattenuta con il pubblico presente parlando della sua vena creativa da romanziera e la necessità di esplorare eventi storici spesso trascurati. Nel suo libro mette in relazione la nostra esperienza coloniale dell’occupazione in Etiopia, dal 1937 al 1943, con le attuali grandi emigrazioni. I confronti storici sono espressi attraverso la struttura narrativa, in cui la protagonista, Ilaria, si trova coinvolta. Fermata da un giovane di colore sul pianerottolo della sua abitazione all’Esquilino, Ilaria viene a sapere dal documento del ragazzo che è suo nipote. Si trova, così, a ripercorrere la storia del padre, Attilio Profeti – vero protagonista del libro – di cui Ilaria non conosceva abbastanza. Non sarà solo la storia a ritroso del padre a segnare la strada di quel giovane di colore, ma anche il processo migratorio terribile affrontato dal ragazzo e che nel suo caso, si è concluso positivamente in quanto vivo e giunto alla destinazione voluta. L’incontro con lo straniero solleva la diffidenza naturale, è un fatto assolutamente normale e l’istintiva xenofobia viene mediata in seguito dall’approfondimento culturale che Ilaria svolge per conoscere la verità su suo padre. Francesca Melandri, attraverso le sue qualità letterarie, rende disponibile l’esperienza umana di cui si è arricchita, parlando anche con numerosi testimoni viventi. Le sue ricerche storiche approfondite, iniziate presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, non hanno solamente sostenuto la struttura narrativa, ma hanno anche sollecitato tra i lettori e gli ascoltatori la necessità di ricordare le memorie familiari, spesso assopite o volutamente lasciate nell’oblio.
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  • 4 / 4 utenti hanno trovato utile questo commento

    Leonilda Dinuzzi

    16/10/2018
      

    Una lettura stupenda

    Una lettura stupenda che tocca molte tematiche e racconta l'ennesima sfaccettatura di una storia la cui conoscenza non è mai completa. La Melandri riesce a farti immergere totalmente nelle vicende familiari narrate grazie alla sua grande capacità narrativa. La storia di un padre che durante il fascismo partecipò all'occupazione italiana in Etiopia, il susseguirsi degli eventi che poi lo hanno riportato nel suo paese natale lasciando in Etiopia la famiglia che si era ricostruito non sapendo se un giorno sarebbe tornato a casa. Molto interessante lo studio del personaggio del padre e soprattutto di quel bisogno di reinventarsi che queste figure, che avevano vissuto le Campagne d'Africa negli anni 40, hanno subito. Un altro splendido romanzo che permette un'ulteriore approfondimento storico.
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  • 2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento
    21/05/2018
      

    In un afoso pomeriggio romano, con la città alle prese con la visita di Gheddafi in Italia, Ilaria scopre di avere un nipote eritreo: Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti. Il padre di questo nipote è il figlio che suo padre ebbe con una donna etiope durante l'occupazione italiana, il suo fratellastro dunque, suo e dei fratelli di lei che Attilio Profeti - così si chiama suo padre - di famiglie ne ha avute più di due, almeno tre. Ilaria scopre così di suo padre alcuni dettagli che la inquietano, sapeva già che suo padre non era uno specchio di trasparenza ma ora le si prospetta un padre convinto fascista, forse un criminale, a cui però non può chiedere conto di nulla: è molto anziano ed è affetto da demenza senile, non può quindi raccontarle niente né tantomeno giustificarsi. Alternando il presente di Ilaria e il passato di suo padre Francesca Melandri ambienta la sua storia in una delle pagine più vergognose della nostra storia, quella coloniale che ai tempi del ventennio era già una realtà consolidata e che con il ventennio raggiunse vette di ferocia e crudeltà mai viste. Traccia così un parallelo tra le migrazioni provenienti dal corno d'Africa, la Libia di Gheddafi e l'ipocrisia dell'Italia e dell'Europa. Francesca Melandri scrive con intelligenza ben documentata ma qualcosa lascia perplessi in questo lungo romanzo. Una ironia a volte poco riuscita, una certa compiacenza nel descrivere gli abusi e gli orrori fascisti a cui non corrisponde però una presa di coscienza da parte dei protagonisti. Attilio Profeti si protegge prima con l'indifferenza e l'egoismo e poi con la senilità dal suo passato poco trasparente. La figlia Ilaria sembra rassegnarsi un po' troppo facilmente alla impossibilità di conoscere davvero la storia di suo padre. Certo potrebbe essere voluto, Attilio Profeti in fondo sembra incarnare il perfetto italiano, che non è certo santo, poeta o navigatore... ma corrotto, corruttore, intrallazzatore e indifferente a tutto ciò che non lo tocca direttamente. Ed è quello che succede in questo romanzo, si forma una voragine che potrebbe inghiottire qualunque cosa ma ben presto si trasforma in una buca scavata nella sabbia, appena aperta e subito riempita dalla risacca.
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