Avventura, romanticismo, eroismo in un deserto con l'anima. Ecco un bellissimo libro, nella bellissima traduzione di Andrea Bianchi., in cui si narrano le memorie di un piccolo-grande uomo ( e davvero un bell'uomo, tra l'altro, a giudicare dalla foto in bianco e nero che campeggia nel sito della casa editrice Nutrimenti) Laszlo Almasy, perduto, si fa per dire, tra le sabbie di un Sahara immenso, ammaliante, denso di mistero. Laszlo Ede Almasy, armato soltanto della sua bussola e dalla geografia degli astri nel cielo, parte, in aereo, in macchina, a piedi, alla ricerca di un'oasi leggendaria dal fascinoso nome di Zarzura (che significa oasi dei piccoli uccelli) che, secondo alcuni antichi manoscritti, doveva trovarsi nel deserto libico, il cosiddetto Oceano di sabbia. La mitica città bianca resterà una chimera (e ancora oggi a circa un secolo dalla spedizione di Almasy, lo è), ma, come il Santo Graal, la cui ricerca consuma i cavalieri santi, essa, l'oasi che non c'è, ha donato il viaggio. E con il viaggio, tutti i fantastici racconti che Almasy ci dona in un gioco di rimandi dove centrale è l'eterna lotta tra la vita e la morte che nel deserto si accende di mistero.