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13/10/2020
burattinaio di parole
Ritorno alla buia valle è un romanzo particolarmente difficile, non tanto per la prosa ma piuttosto perché per gran parte della storia non si riesce a capire dove Santiago Gamboa voglia arrivare. Superata questa impasse, si apre un libro unico del suo genere, a tratti bizzarro con quei lineamenti di esibizionismo tipici dei romanzi colombiani. Chiariamo subito un punto, non c’è la minima traccia del Realismo magico ne una matrice polifonica come letto in varie critiche. Ritorno alla valle buia è piuttosto la voce di un grande burattinaio che manovra i fili di quattro protagonisti le cui storie si icroceranno solo verso la fine con un epilogo degno da serie tv americana. Gamboa si concede lunghe parti descrittive sulla situazione politico-sociale di un’Europa malata alle prese con una crisi identitaria e stritolata dalla morsa del capitalismo. Santiago Gamboa è un assoluto fuoriclasse perché non ha fretta di annodare i fili, gioca col senso del tempo dei lettori, li testa come farebbe un gatto con il topo, ma alla fine gli fornisce sempre la strada per uscire fuori dal labirinto. Un romanzo il cui tema portante è il ritorno espressione di mille addii, il tutto condito con qualche lieve incursione nel metaletterario. Con l’espressione “ la grande scopata dell’odio” l’autore ci spiega, alla fine, come nasce il titolo. Un libro bizzarro scritto da un fuoriclasse. FourPointFifty-Star BookHai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato