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3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento18/04/2025
Nothomb, stavolta cilecca.
Premetto subito che questo libro non mi è piaciuto per niente; l’unico elemento che salvo è lo stile, sempre raffinato, di Amélie Nothomb. Mi trovo d’accordo con Michela Murgia quando disse: “Amélie Nothomb ha usato 120 pagine per dire quello che Perrault aveva detto in poche righe.” (cit.) Infatti, la Nothomb riprende la favola di Perrault e la cala in un contesto attuale, forse più duro, ma non per questo più coinvolgente. Anche qui, tutto ruota attorno alla classica dicotomia: intelligenza/bruttezza da un lato, bellezza/stupidità dall’altro. Deodato ha la rivelazione della propria bruttezza da piccolissimo, mentre si guarda allo specchio in braccio alla madre. Altea, invece, è una bambina di una bellezza fuori dal comune, il cui tratto distintivo è un costante stupore incantato; la sua qualità più evidente è la contemplazione, e null’altro. In sostanza: un nerd geniale e appassionato di ornitologia, ma dall’aspetto repellente, e una ragazza di una bellezza mozzafiato, ma priva di curiosità e incapace di comprendere il mondo intorno a sé. Una storia che, a mio avviso, risulta piatta e prevedibile, con un finale frettoloso. Una Nothomb decisamente sotto tono rispetto ad altri suoi testi, se si esclude, ancora una volta, la qualità sempre alta della scrittura. Forse l’intento era quello di stimolare una riflessione su quanto siano ridicoli certi cliché su bellezza e intelligenza… ma se era questo l’obiettivo, a me non è arrivato. Comunque sia, due stelle... e sono stata anche generosa!Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento12/11/2018
IL PROFONDO TEMA DELLA METAMORFOSI
Niente finale a sorpresa, stavolta. Anzi, prevedibile dalle prime pagine, ma è proprio questa novità che rende il nuovo libro di Amélie Nothomb, dal titolo Riccardin dal ciuffo, diverso dai precedenti. Forse perché l’autrice, rassicurandoci che non ci saranno colpi di scena inaspettati, ci invita a godere dei particolari suggeriti sull’onda narrativa. Il parallelismo con la fiaba di Charles Perrault, Riccardin dal ciuffo (o Enrichetto a seconda delle versioni), ci esorta a rileggere la celebre storia per comprendere a pieno quanto la metamorfosi di una persona dipenda più dal suo pensiero che dal suo aspetto. Deodato nasce brutto e deriso dai compagni di classe, ma la sua fine intelligenza lo porta ad estraniarsi e a “volare” decisamente alto, grazie anche alla sua passione per l’ornitologia. Altea nasce bellissima, ma un passo indietro negli studi e nelle capacità intellettive. Genitori perplessi e bullismo consolidato, invece di indebolire lo stato d’animo dei giovani protagonisti, ne rafforzano le qualità nascoste e l’indifferenza con la quale Deodato e Altea affrontano le provocazioni giornaliere, superando il saper vivere con eleganza e disinvoltura, al di sopra delle volgarità. Appuntamento annuale imperdibile con Amélie e la lettura piacevole e originale in perfetto stile “nothombiano”, sulla scia di un precedente successo dal titolo “Attentato”, in cui è stato già affrontato il tema di una società che guarda troppo alle apparenze. Intorno alla storia girano sempre le sue sofisticate citazioni, uniche e straordinarie. “Da qualche tempo ci raccontano che il senso del brutto è un fatto culturale: è la nostra cultura che ci insegnerebbe a trovare belle o brutte persone, animali o cose. Si confonde l’essenza con il dettaglio.”.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato