Quando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c’era un ranocchio gigante che superava due metri d'altezza dritto sulle gambe posteriori.
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Katagiri, alto appena uno e sessanta e mingherlino si senti sopraffatto da costui, mentre il ranocchio gli diceva "Mi chiami Ranocchio" e si scusava per l’intrusione, perchè “in circostanze normali non ci si presenta a casa della gente senza preavviso”. Ma quelle non erano circostanze normali, spiegò Ranocchio: Tokyo, infatti, era in pericolo perchè sulla città stava per abbattersi un terremoto, il cui epicentro sarebbe stato proprio sotto l’edificio in cui lavora Katagiri e a provocarlo sarebbe stato Gran Lombrico, quella creatura mostruosa che sta solitamente nelle profondità della terra. Solo con l’aiuto di Katagiri Ranocchio poteva scongiurare la catastrofe. Katagiri, in realtà, pensò strano conversare in salotto con quel gigante, ma ancor più il fatto che ci sarebbe stato bisogno di lui per salvare la città. Lui: un uomo come tanti nel mondo, che faceva un lavoro qualunque, abitava in un appartamento qualunque e viveva una vita qualunque, insomma una vita di cui nessuno si rendeva conto! Perciò: cosa avrebbe potuto fare lui, così gracile, per fermare il mostro in grado si scatenare terremoti? Eppure Ranocchio sapeva che Katagiri, in una vita apparentemente anonima, aveva fatto tanti piccoli gesti eroici, cosi lo convinse d'essere il solo in grado di dargli l'aiuto necessario.