Vengono qui proposte in un unico volume le due raccolte liriche pascoliane Myricae e Canti di Castelvecchio giacché l'una è l'ideale prosecuzione dell'altra.
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Ma questa nuova edizione consente anche di rilevare lo scarto che segna il passaggio da Myricae a Canti di Castelvecchio, pur nell'innegabile perpetuarsi di una maniera nata all'insegna di Virgilio e in questo grande esempio confermatasi. Si può ripercorrere così il cammino dello sperimentalismo metrico-prosodico di un Pascoli che scopre la duttilità di versi antichi e disusati come il novenario o il decasillabo e insieme si vedono venire a galla e raffinarsi temi che saranno poi distintivi della sua poesia: quello del nido, quello dei morti, quello uccellino. Oltre a riservare debita attenzione ai più importanti contributi esegetici, il commento si avvale di una continua consultazione, ora possibile per entrambe le opere, delle numerose testimonianze manoscritte, spesso risolutive di fronte a dubbi di interpretazione e per la ricerca delle fonti.
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