Questo titolo inizia con una ricerca, quella di un termine. “Questo libro è un dizionario di una sola voce, una parola che non esiste nella mia lingua”. La persona che perde il proprio coniuge si chiama vedovo, il figlio che perde un genitore si chiama orfano. Ma il genitore che perde un figlio non ha nome. La lingua non possiede un vocabolo per la sua condizione.
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Il mondo non ha previsto la sua esistenza. Con voce letteraria che accosta le riflessioni personali alla riflessione saggistica, lo scrittore narra un anno di vita del figlio Pablo, quando gli viene diagnosticato un raro e grave tipo di leucemia. Eppure non è un libro sulla malattia e l’agonia, ma il racconto di una paternità disinibita e senza complessi, che esplora a fondo il rapporto tra genitori e figli e l’inverosimile sgomento della perdita. Del Molino raffigura la frustrazione e l’angoscia di un genitore evitando ogni sensazionalismo, e il risultato sono queste memorie emozionanti che trascendono il dolore per creare un’atmosfera intensa, per plasmare un tempo racchiuso che contenga tutte le parole necessarie a descrivere una condizione al limite dell’esperienza, in cui i luoghi comuni suonano come insulti. E queste parole, alla fine, sono il racconto di una storia d’amore.