Quest’opera nasce dal desiderio di cercare connessioni teoricopratiche tra la musica africana e la musicoterapia.
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Nella cultura africana la musica è presente in ogni momento della vita pubblica e privata, accompagnando la persona dalla nascita alla morte ed è concepita come un evento sociale e socializzante che lascia spazio alla partecipazione collettiva (con canti, danze e accompagnamenti sonori da parte di tutti), alla creazione di eventi comunitari (dagli onori religiosi, alle cerimonie di nascita e sepoltura, alle celebrazioni per la pubertà e per le nozze), all’esecuzione di canti per occasioni legate alla caccia o alla raccolta dei prodotti della terra, alla realizzazione di strumenti ricavati da materiali naturali quali pelli, nervi e membrane di animali, pietre, legno, semi, gusci, sabbia, zucche che avvicinano l’uomo alla natura. La musicoterapia riesce a far emergere il proprio “se” e facilita la comunicazione spesso difficoltosa verso “l’altro”. I numerosi elementi in comune tra musica africana e musicoterapia hanno originato l’idea della proposta di attività su un gruppo di pazienti cerebropatici per migliorare la qualità della loro vita.