La strage delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, che vide la barbara fucilazione di 335 persone, effettuata come rappresaglia all'azione partigiana di via Rasella del giorno precedente, quando vennero uccisi trentratre tedeschi, costituisce un evento che ha segnato profondamente la storia cittadina durante i tormentati mesi dell'occupazione tedesca della capitale.
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L'evento è stato spesso oggetto di vivaci polemiche e di tesi contrapposte che hanno messo in dubbio l'utilità e la legittimità dell'azione partigiana e hanno fatto prevalere una falsa versione dei fatti. Per molto tempo, infatti, sia l'opinione pubblica che le forze politiche, interessate a una strumentalizzazione della questione, hanno ritenuto che la strage avrebbe potuto essere evitata se solo i partigiani si fossero consegnati al comando tedesco. In realtà, come dimostra questo lavoro di ricerca, l'ultimatum di consegnarsi per evitare la rappresaglia non fu mai impartito dai tedeschi. Attraverso la voce diretta di duecento intervistati, di cinque generazioni diverse e di eterogenea estrazione sociale e politica, l'autore ricostruisce la puntuale sequenza di quei tragici avvenimenti, inquadrando l'azione di via Rasella nel contesto della Resistenza romana. Particolare attenzione viene riservata ai diversi percorsi che hanno condotto alla memoria collettiva di quell'evento e al rapporto istituitosi tra il ricordo della strage e l'identità collettiva di un'intera città. (A5)
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